polacco
agg. e sm. (f. -a; pl. m. -chi) [sec. XVIII; dal polacco polak]. Di, della Polonia: dinastia polacca; territorio polacco; abitante o nativo della Polonia; la lingua della Polonia. § Razza polacca, razza di conigli originaria della Polonia. Presenta testa grossa, orecchie trasparenti a forma di U, arti sottili e mantello bianco che, data la bellezza del pelo, viene utilizzato per imitare l'ermellino. È una razza di mole ridotta, prolifica ma delicata e fornisce carne molto saporita. § In linguistica, per il numero dei parlanti (38 milioni ca. di abitanti della Polonia, gruppi di parlanti polacco nelle repubbliche Ceca e Slovacca, in Germania, nell'ex URSS, e colonie di emigranti polacchi specie negli Stati Uniti) e per il valore e l'ampiezza della sua produzione letteraria, il polacco si può considerare la più importante lingua slava del gruppo occidentale. I suoi più antichi documenti (testi religiosi, annali, cronache) risalgono al sec. XIV, ma già in testi latini del sec. XII si possono trovare numerosi nomi polacchi di persone e di luoghi. Il latino, che come lingua di cultura continuò a essere comunemente usato durante tutto il Medioevo e nel periodo rinascimentale e barocco, esercitò sul polacco un sensibile influsso, di cui sono una chiara prova numerosi prestiti lessicali (polacco atrament, inchiostro, dal latino atramentum). Nel corso della sua evoluzione storica il polacco fu influenzato anche da altre tradizioni linguistiche, e in particolare dall'italiano nel sec. XVI (polacco forteca dall'italiano fortezza), dal francese soprattutto nel sec. XVIII (polacco manež dal francese manège), dal tedesco (polacco ratusz dal tedesco Rathaus). Il sec. XVII fu il periodo di maggior espansione della lingua polacca, che a est raggiunse anche la Lituania, diventandovi la lingua di cultura delle classi superiori. Gli attuali dialetti polacchi non sono generalmente molto differenziati e si possono raccogliere in cinque gruppi: dialetti della Grande Polonia, della Piccola Polonia, della Cuiavia, della Masovia, della Slesia. Il polacco si scrive in alfabeto latino, ha tre generi grammaticali (maschile, femminile, neutro), due numeri (singolare e plurale, manca il duale che esiste in altre lingue slave), sette casi (nominativo, accusativo, genitivo, dativo, strumentale, locativo, vocativo). Si differenzia dalle altre lingue slave per la posizione dell'accento sulla penultima sillaba e si distingue in particolare dalle altre lingue slave occidentali per la conservazione delle vocali nasalizzate a, e e per il passaggio di -or-, -ol- anteconsonantici in -ro-, -lo- anziché in -ra-, -la-. § Denominazione di un tipo di manifattura di tappeti nata all'inizio del Seicento.