Scòzia
Indice(Scotland). Paese costituente (Constituent Country) del Regno Unito in Gran Bretagna, 77.933 km², 5.327.700 ab. (stima 2013), 68 ab./km², capitale: Edimburgo. Autorità unitarie (Unitary Authorities): Aberdeen City, Aberdeenshire, Angus, Argyll and Bute, Clackmannanshire, Dumfries and Galloway, Dundee City, East Airshire, East Dunbartonshire, East Lothian, East Renfrewshire, Edimburgo, Eilean Siar (Western Isles), Falkirk, Fife, Glasgow City, Highland, Inverclyde, Midlothian, Moray, North Ayrshire, North Lanarkshire, Orkney Islands, Perth and Kinross, Renfrewshire, Scottish Borders, Shetland Islands, South Ayrshire, South Lanarkshire, Stirling, West Dunbartonshire, West Lothian. Confini: Mare del Nord (E), Inghilterra (S), canale del Nord (SW), oceano Atlantico (N,W).
Scozia. Pastorizia nel Caithness.
De Agostini Picture Library / G. Roli
Scozia. Suggestiva veduta degli Highlands.
De Agostini Picture Library / G. Roli
Scozia. Gli Highlands.
De Agostini Picture Library / G. Roli
Scozia. Campo di cereali nella valle del Livet.
De Agostini Picture Library / G. Roli
Scozia. Il castello di Inveraray.
De Agostini Picture Library / G. Roli
Territorio
La Scozia occupa la sezione settentrionale dell'isola maggiore della Gran Bretagna. Si estende dai Cheviot Hills a S fino all'arcipelago delle isole Shetland a N; il suo territorio è composto da quattro sezioni distinte: i Southern Uplands che digradano verso N nelle Lowlands, i monti Grampiani al centro, più elevati, con la cima del Ben Nevis (1343 m.), e il Northwest Higlands; il territorio comprende anche gli arcipelaghi delle Orcadi e delle Shetland a N, le Ebridi a W, suddivise in Ebridi Interne, più vicine alla costa ed Ebridi Esterne a NW, separate dalla terraferma dal canale di Minch. La costa occidentale si presenta alta e frastagliata, con numerose isole e fiordi, fra cui il Firth of Clyde e il Firth of Lorne; quella orientale è più compatta ma con due ampie insenature: il Moray Firth e il Firth of Forth. L'idrografia scozzese è molto ricca: le Southern Uplands convogliano le acque dei fiumi Dee, Nith e Annan nel Mare di Irlanda, mentre il Tweed sfocia nel Mare del Nord; nella sezione centrale dei Grampiani i corsi d'acqua sono in prevalenza tributari del Mare del Nord (Dee, Don, Deveron, Spey) e sono alimentati da molti bacini lacustri di origine glaciale (Loch Lomond, Loch Awe, Loch Lochy, Loch Ness). Il clima è di tipo oceanico: i venti occidentali e la Corrente del Golfo mitigano molto le temperature invernali; sulle coste settentrionali le temperature sono sensibilmente più basse in quanto vengono battute dai venti polari. In Scozia si trovano due parchi nazionali: il Cairngorms National Park (2003) e il Loch Lomond and The Trossachs National Park (2002). La popolazione ha una densità media molto bassa ed è concentrata nelle due aree urbane industriali delle Lowlands: Edimburgo e Glasgow, unite fra loro da un'autostrada. Gli aeroporti si trovano a Edimburgo, Glasgow, Aberdeen, Dundee e Inverness. Da Aberdeen e da Inverness è possibile raggiungere gli arcipelaghi delle Shetland e delle Orcadi, mentre da Troon ci si può imbarcare per Belfast; il canale di Caledonia mette in comunicazione l'oceano Atlantico con il Mare del Nord.
Economia
Il settore primario è prevalentemente incentrato sull'allevamento ovino (Highlands e isole) e bovino; nelle Lowlands si concentra l'attività industriale, facilitata dalla presenza di carbone (siderurgia, automobilistica, chimica, tessile, alimentare). Edimburgo è famosa per le distillerie di whisky e per la produzione di birra. I porti orientali di Saint Fergus e Cruden Bay come pure le isole Orcadi e Shetland sono i terminali di importanti gasdotti e oleodotti del Mare del Nord. Il settore turistico è in costante espansione, specialmente a N e nelle isole.
Storia: le origini
Originariamente abitata da popolazioni celtiche, divise in tribù, che i Latini chiamarono Caledoni, dopo la conquista della Britannia da parte dei Romani (sec. I d. C.) divenne inevitabile lo scontro tra loro, ma la conquista della Caledonia, iniziata da Agricola verso l'80 d. C. e interrotta per volontà dell'imperatore Domiziano, fu spinta innanzi nel secolo seguente e solo parzialmente, e pertanto la parte a nord d'una linea fortificata (detta Vallum Antonini) che andava dal Firth of Forth al Firth of Clyde conservò la propria indipendenza e non subì che indirettamente l'influenza della civiltà romana. La regione venne invece invasa da popolazioni celtiche provenienti dall'Irlanda, gli Scoti, che stabilitisi in origine nella Dalriada (divenuta successivamente Argyleshire) si fusero con altre popolazioni ivi residenti (Caledoni, Pitti) e finirono col dare il nome all'intera regione, che a un certo momento si trovò divisa in quattro stati (Dalriada e Bretoni a ovest, Pitti e Angli, questi ultimi di origine germanica, a est). Nel sec. VI penetrò nella regione il cristianesimo a opera di San Colombano, che proveniva dalla vicina Irlanda, già cristianizzata da San Patrizio. Il centro di diffusione fu Iona nella Dalriada, per secoli considerato il luogo santo della Scozia, ma l'opera di San Colombano fu proseguita da altri predicatori quali San Mango, il cui centro religioso fu Glasgow, Sant'Aidano e, infine, il discepolo di quest'ultimo, San Cutberto che evangelizzò la Bernicianuta poi Lothian). L'unione religiosa facilitò la fusione dei quattro regni in un unico Stato, il che non avvenne però senza lotte tra loro. Prevalse alfine il sovrano della Dalriada, Kenneth McAlpin, che ca. nell'844 riunì sotto il suo scettro il territorio a nord del Firth of Forth e del Firth of Clyde. Nasceva così il regno di Scozia. La sua vita non fu facile: lo Stato a nord era tormentato dai Norvegesi che occuparono le isole Ebridi, le Orkney e le Shetland e saccheggiavano le coste settentrionali del regno; a sud, i conflitti con l'Inghilterra erano continui e Malcolm II, che pure nel 1018 nella battaglia di Cudel aveva portato le frontiere meridionali del regno al fiume Tweed, nel 1031 dovette riconoscersi vassallo di Canuto il Grande che era re d'Inghilterra, Danimarca e Norvegia. Solo lo sfaldamento di questo grande Stato avvenuto alla morte di Canuto (1035) ridiede alla Scozia la sua indipendenza. Altra causa di debolezza della Scozia fu per molto tempo la mancanza d'una precisa norma di successione al trono, il che diede luogo a conflitti tra i discendenti di Kenneth e quando questa casata si estinse con la morte di Malcolm II nel 1034, tra i figli delle due sue figlie, Donada e Bethoc, scoppiò una lotta accanita. Il figlio della prima, Macbeth (la cui figura è stata immortalata da W. Shakespeare), prevalse nel 1040 a danno del cugino Duncan I, ma i discendenti di quest'ultimo alla fine la spuntarono e fondarono la dinastia di Atholl che governò il Paese sino a quando non si estinse nel 1286 con Alessandro III. Durante quel periodo la Scozia cadde nuovamente per breve tempo sotto l'alta sovranità inglese (1174-89); nel secolo seguente invece, in seguito alla battaglia vittoriosa di Largas (1263), conquistò le isole Ebridi. Con l'estinzione della casa di Atholl (1286) e la prematura morte di Margherita di Norvegia (1290) che avrebbe potuto unire le due corone di Scozia e di Norvegia, si aprì una guerra di successione tra le famiglie dei Baliol e dei Bruce, entrambe discendenti per linea femminile dagli Atholl. Ne approfittò Edoardo I d'Inghilterra per porre sul trono Giovanni Baliol (1292), ma la sottomissione di questi al protettore straniero provocò un'insurrezione popolare guidata da un semplice gentiluomo, W. Wallace. La rivolta fu domata e Wallace, fatto prigionero, fu impiccato (1305).
Storia: la lotta con l'Inghilterra
La resistenza fu continuata da Roberto I Bruce che, fattosi incoronare re nel 1306, nel 1314 a Bannockburn inflisse agli inglesi una grave sconfitta che, sommatasi ai disordini avvenuti in Inghilterra sotto Edoardo II, fece sì che la Scozia ottenesse nel 1328 il riconoscimento della propria indipendenza. Fu in quel periodo (1326) che alle tradizionali riunioni di nobili e di rappresentanti del clero si aggiunsero rappresentanti delle città, cioè si ebbe anche in Scozia un Parlamento, sul modello inglese. La morte di Roberto I fu però gravida di tristi conseguenze: il figlio di Giovanni Baliol, Edoardo, con l'aiuto di Edoardo III d'Inghilterra, cacciò il giovane Davide Bruce, figlio e successore di Roberto I; il conflitto tra i due re si intrecciò con quello che scoppiò poco dopo tra l'Inghilterra e la Francia (la guerra dei Cent'anni) e Davide, caduto prigioniero e rinchiuso nella Torre di Londra, recuperò il trono soltanto dopo ben 11 anni di cattività. Solo con l'avvento di Roberto II Stewart (1371), nipote ex filia di Davide, la Scozia riebbe la propria indipendenza, approfittando dei rivolgimenti che turbarono nello stesso periodo il regno di Riccardo II in Inghilterra. La nuova dinastia, che ebbe appunto inizio con Roberto II, fu però una delle più travagliate della storia europea, perché nessun sovrano riuscì mai a imporsi realmente nel Paese, che pertanto fu continuamente in preda a gravi torbidi. Al solito problema della riottosità dei feudatari e delle ostilità col regno inglese (ostilità che arrivarono al punto che durante lo scisma d'Occidente la Scozia parteggiò per il papa avignonese in odio all'Inghilterra che seguiva il papa romano) si aggiunsero i conflitti tra i vari clan, le ribellioni dei membri della famiglia reale (famosa quella di Alessandro, il “lupo di Badenoch”, fratello di Roberto III), la fortunosa cattura da parte degli inglesi di Giacomo I avvenuta nel 1406 e durata ben 18 anni e il suo assassinio da parte dei nobili, compiuto nel 1437 in opposizione al tentativo di limitarne la tracotanza; la morte accidentale di Giacomo II nel 1460; l'assassinio di Giacomo III (1488), che pure aveva esteso di fatto il dominio scozzese sulle Orkney e le Shetland, avvenuto a Bannockburn durante uno scontro armato coi nobili; la sconfitta e la morte di Giacomo IV (1513) nella battaglia di Flodden contro gli inglesi. Tutti questi avvenimenti contribuirono a rendere sempre più debole il regno, che tra l'altro perdette anche una striscia del suo territorio meridionale, ivi compresa la città di Berwick. La stessa alleanza con la Francia, obbligatoria per la Scozia che non aveva altra scelta nella sua lotta con l'Inghilterra, non le giovò gran che, perché, quando la Francia si accordava con questa, la Scozia rimaneva abbandonata al proprio destino, e, quando non erano concordi, gli aiuti erano sempre troppo scarsi e inefficienti. Nonostante tutte queste traversie, la Scozia nel corso del sec. XV godette di un notevole sviluppo culturale e fondò ben tre università: Saint Andrews nel 1412, Glasgow nel 1450 e Aberdeen nel 1495. Dopo la morte di Giacomo V, avvenuta nel 1542 dopo la battaglia di Solway Moss, perduta contro gli inglesi per il tradimento della nobiltà, il regno spettò a una bambina che aveva pochi giorni d'età, Maria. La madre, Maria di Lorena, si trovò a dover lottare contro molte difficoltà e, oltre a quelle tipiche del regno, aggiunse quella d'essere straniera e di dover lottare contro la diffusione della Riforma, appoggiata da Enrico VIII d'Inghilterra che voleva con tal mezzo e col progettato matrimonio della piccola Maria col proprio erede Edoardo, entrambi ancora giovanissimi, far trionfare in Scozia il partito favorevole a un'intesa con l'Inghilterra e giungere alla rottura dell'alleanza francoscozzese. Il progetto, benché appoggiato dal reggente conte di Arran, fallì, e tale fallimento provocò numerose spedizioni militari inglesi in Scozia, le quali provocarono tali rovine che persino gli scozzesi partigiani dell'alleanza e del matrimonio inglese finirono con l'invocare l'alleanza francese. Lo zelo di Maria di Lorena urtò l'orgoglio della nobiltà scozzese e l'amicizia con la Francia si trasformò ben presto in odio.
Storia: il presbiterianesimo
Nel frattempo si diffondeva il calvinismo, a opera di J. Knox, che in Scozia assunse il nome di presbiterianesimo, e da ambo le parti si cominciò ad avere i primi martiri (il predicatore protestante G. Wishart e il cardinale J. Beaton). I nobili, un gruppo dei quali nel 1557 strinse un patto (Covenant) per staccarsi dall'obbedienza al papato, abbracciarono ben presto la Riforma sia per zelo religioso sia per impadronirsi delle grandi proprietà terriere appartenenti alla Chiesa. Ne scoppiò una guerra civile alla quale presero parte anche i francesi a sostegno dei cattolici e gli inglesi a sostegno dei Riformati. Maria di Lorena riuscì a divenire reggente al posto del conte di Arran (1554) e a combinare il matrimonio della figlia col delfino di Francia, Francesco (1558), ma tali successi dei “papisti” spinsero i presbiteriani a enunciare una loro confessione di fede e a istituire la Chiesa nazionale scozzese (1560). Fu in questa difficile situazione che Maria Stuarda, rimasta vedova (1560), rientrò in patria. Cattolica convinta e anche priva del consiglio della madre, morta lo stesso anno, Maria non solo si trovò in urto coi sudditi protestanti, ma le sue pretese al trono d'Inghilterra, basate sulla sua diretta discendenza da Margherita Tudor, sorella di Enrico VIII e sul fatto che essa, come cattolica, considerava Elisabetta una bastarda, la pose in urto con gli stessi cattolici che temevano la conversione di Maria alla religione anglicana qualora fosse divenuta regina di un Paese protestante quale era ormai l'Inghilterra. Il suo matrimonio col cugino lord Darnley (1565), cattolico, aggravò la tensione col mondo protestante; il suo terzo matrimonio col conte di Bothwell (1567), presunto assassino di Darnley, provocò una rivolta: Maria, abbandonata da tutti, deposta (1567), riparò in Inghilterra dove dopo vent'anni di prigionia e di intrighi contro Elisabetta, fu messa a morte (1587). Durante la minore età del figlio di Maria, Giacomo VI, la religione presbiteriana fu saldamente confermata da un'assemblea generale della chiesa scozzese, tenuta a Dundee (1581), la quale stabilì che nessuna gerarchia poteva esser ammessa, e che né il re né il Parlamento potevano avere alcuna influenza sulle cose religiose. Tale decisione fu chiamata Second Book of Discipline o anche Second Covenant. Nel 1603, alla morte di Elisabetta Tudor, Giacomo VI ereditò il trono inglese. L'unione dei due regni, puramente personale, non pose fine ai loro dissensi. Solo quando Carlo I tentò di imporre alla Scozia la religione anglicana al posto di quella presbiteriana, gli scozzesi, rinnovato l'impegno di difendere il Covenant relativo alla loro religione (1638), finirono con l'allearsi col Parlamento di Londra (1643) nel quale dominavano allora i puritani. Carlo I, fatto prigioniero dagli scozzesi, venne consegnato agli inglesi che lo misero a morte (1649). Tale avvenimento provocò la reazione degli scozzesi e mentre a Londra si proclamava il Commonwealth, a Edimburgo si proclamava re Carlo II, figlio del defunto. Il dissidio angloscozzese, alimentato anche dal fatto che in Inghilterra i puritani non erano più al potere ma v'erano gli indipendenti, generò un aperto conflitto: O. Cromwell invase la Scozia e la mise a ferro e fuoco; la Scozia cessò d'essere uno Stato a sé e divenne parte del Commonwealth e 35 deputati scozzesi entrarono a far parte del Parlamento di Londra. Solo la restaurazione e l'avvento di Carlo II in Inghilterra (1660) ridiedero alla Scozia la sua personalità giuridica, ma ciò durò meno di mezzo secolo. Quando infatti Giacomo II, successore di Carlo II, fu cacciato nel 1688 dall'Inghilterra e con l'Act of Settlement (1701) il Parlamento inglese proclamò erede al trono, dopo la morte di Anna Stuart, Sofia di Hannover o i suoi eredi, la Scozia rispose con l'Act of Security (1704), riservandosi la scelta del futuro sovrano al momento della morte di Anna. A questa minaccia di rottura dell'unione personale in vigore dal 1603 fu posto rimedio nel 1707, con un trattato in base al quale i due Stati si fusero in uno solo, avente un'unica bandiera, chiamato Gran Bretagna, e con un unico Parlamento a Londra del quale avrebbero fatto parte 45 deputati e 16 lord scozzesi; però la Scozia manteneva il diritto di professare liberamente la religione presbiteriana e otteneva la parità di diritto con l'Inghilterra per quanto riguardava il commercio con le colonie: concessione quest'ultima che diede notevole impulso al suo commercio. L'opposizione a tale fusione non fu né poca né breve; tentativi da parte dei seguaci del ramo cattolico degli Stuart (detti giacobiti), malamente sostenuti dalla Francia, ebbero luogo più volte nella prima metà del sec. XVIII, ma dopo la sconfitta subita nel 1746 a Culloden Moor dal giovane pretendente ogni opposizione finì e da allora la storia della Scozia è divenuta quella della Gran Bretagna, anche se la regione ha sempre rivendicato una sua autonomia.
Storia: il XX e il XXI secolo
Nel 1997, dopo la vittoria laburista alle elezioni politiche, un referendum ha approvato a larga maggioranza il progetto che vede la concessione di un'ampia autonomia, concretizzato nel 1999 con le prime elezioni del parlamento scozzese. Nel 2011 le elezioni per il rinnovo del parlamento venivano vinte dal Scottish national party, favorevole all'indipendenza, con una larga maggioranza. Nel 2012 veniva preso un accordo con il governo inglese per un referendum sull'indipendenza della Scozia, che si svolgeva nel settembre del 2014 con la sconfitta (45%) dei indipendentisti.
Arte
Le più antiche manifestazioni di arte cristiana (iscrizioni, lavori in metallo o in pietra per decorare le grandi croci poste nei centri sacri) risalgono al sec. VII. Solo col sec. XI si assiste però allo sviluppo dell'architettura religiosa, che appare nettamente influenzata dallo stile anglonormanno: le chiese si caratterizzano per la lunghissima navata terminante a una o più absidi e dalla presenza di torri sulla crociera o alle estremità (abbazia di Jedburgh, Roxburghshire). Influssi francesi di tipo cistercense compaiono già nella cattedrale di Glasgow, uno dei maggiori esempi del gotico scozzese, e nell'abbazia di Melrose. A cominciare dal sec. XIII sorsero in Scozia numerosi castelli, solitamente a tre piani con corpo rettangolare e torri angolari che conferiscono alla costruzione una caratteristica struttura a Z (Fraser Castle, Aberdeenshire; Duffus Castle presso Elgin). Anche quelli rinascimentali (Calliston Castle, Angus; Claypotts Castle, Dundee) hanno generalmente un aspetto austero e prevalentemente difensivo; solo il castello di Crichton, derivato dal Palazzo dei Diamanti di Ferrara, risente fortemente del gusto italiano. Nell'ambito del classicismo inglese secentesco si collocano, a Edimburgo, la ricostruzione di Holyrood Palace (1671, di W. Bruce) e l'ospedale Heriot (1628, di W. Wallace). Nell'Ottocento, accanto al gothic revival (cattedrale di Saint Mary a Edimburgo, di G. G. Scott), si affermarono le correnti neoclassiche, particolarmente a Glasgow (con l'attività degli architetti A. Thomson e J. J. Burnett, quest'ultimo autore del Royal Institut of Fine Arts, 1878) e a Edimburgo, che fu detta Atene del Nord (Scuola superiore, di T. Hamilton). Da ricordare infine, sebbene di ambito non regionale, l'attività svolta a Glasgow da C. R. Mackintosh, uno dei maggiori esponenti dell'Art Nouveau.
Bibliografia
Per la geografia
A. Cairncross, The Scottish Economy, Cambridge, 1954; A. C. O'Dell, K. Walton, The Highlands and Islands of Scotland, Edimburgo, 1962; J. E. Handley, The Agricultural Revolution in Scotland, Glasgow, 1963; J. G. McIntosh, C. B. Marshall, The Face of Scotland, Edimburgo, 1966.
Per la storia
M. Bingham, Scotland under Mary Stuart: an Account of Everyday Life, Londra, 1971; J. M. Reid, Scotland's Progress: the Survival of a Nation, Londra, 1971; L. G. Pine, Highland Clans: Their Origin and History, Londra, 1972; C. W. S. Barrow, Kingdom of the Scots: Government, Church and Society from the 11th-14th Century, Londra, 1973; G. Donaldson, R. S. Morpeth, Who's Who in Scottish History, Oxford, 1973; C. Bingham, Stewart Kingdom of Scotland 1371-1603, Londra, 1974; A. M. Daniel, Scotland Today and Tomorrow, Londra, 1987.