Sassu, Aligi
pittore e incisore italiano (Milano 1912-Pollença, Palma di Maiorca, 2000). Ebbe una carriera artistica estremamente precoce: già nel 1927 esponeva in una mostra futurista alla Galleria Pesaro di Milano, mentre l'anno seguente sarebbe stato presente, a soli sedici anni, alla Biennale di Venezia. Il suo modello era allora U. Boccioni, ma guardava anche alla pittura di G. Previati e a C. Carrà, che era amico del padre. Attraverso riproduzioni conobbe l'opera di P. Picasso e di P. Cézanne; ulteriori occasioni importanti per la sua formazione, oltre alle visite alla Pinacoteca di Brera, furono le manifestazioni dell'avanguardia futurista, dagli spettacoli di "intonarumori" di L. Russolo alle pantomime di E. Prampolini. Con B. Munari firmò nel 1928 il Manifesto della pittura "Dinamismo e riforma muscolare" nel quale è teorizzata la ricerca in campo artistico di forme dinamiche nuove e antinaturalistiche. All'inizio degli anni Trenta, dopo un soggiorno a Parigi, sviluppò una personale espressione pittorica antinovecentista ricorrendo alla tavolozza fauve, all'intimismo di P. Bonnard, alle inquiete visioni di V. Van Gogh e di C. Soutine. La sua prima mostra milanese importante ebbe luogo nel 1930 alla Galleria Milano diretta da Barbaroux. Oltre che con G. Manzù, strinse allora amicizia con R. Birolli e F. Tomea, con i quali cominciò a delinearsi la fondazione di un gruppo. In questo periodo Sassu diede vita ai nuclei tematici degli “uomini rossi”, dei “caffè”, dei “ciclisti” (Il Ciclista del 1939 è la sua prima opera plastica), poi dei “cavalli verdi” e dei “partigiani”, tutti risolti pittoricamente con la preminenza del colore che permette all'artista di immergere la realtà nel mito. Su tutta la pittura di Sassu incombe un profondo senso di tragedia imminente, anche nelle atmosfere apparentemente banali dei “caffè”, tema che l'artista riprese più tardi nell'espressione litografica. Insieme a G. Migneco, Birolli, B. CassinariR. De Grada, E. Treccani, M. De Micheli fu tra gli animatori del gruppo di “Corrente”, mentre nel dopoguerra Sassu fu tra gli esponenti di “Realismo”. L. Fontana lo spinse a frequentare la cittadina di Albisola Mare, dove i due artisti contribuirono al rinnovamento della ceramica ligure, negli anni 1938-45. Sassu vi si dedicò più sistematicamente nel dopoguerra, mentre in seguito l'artista passò alla grafica, alla scultura e a cicli monumentali, tra cui i mosaici nella chiesa del Carmine di Cagliari. Tra il 1982 e il 1990 realizzò centotredici tavole della Divina Commedia, sei litografie per l'Edipo Re tradotto da D. del Corno, il dipinto Giasone, Ercole e gli Argonauti e un grande quadro dedicato alla fuga di F. Turati da Savona. Nel 1992 partì da San Paolo, in Brasile, una sua imponente mostra antologica itinerante attraverso il Sudamerica e gli Stati Uniti fino a San Francisco (1993). Tra le sculture della maturità (oltre a Il grande cavallo impennato del 1960, collocata in via Brera a Milano) si segnalano Il dio Pan (1995), Nuredduna (1995), ispirata a un personaggio di un poema in catalano di fine Ottocento, il gruppo scultoreo Poseidone dona il cavallo ad Atena (1998) e Il Grande Ciclista, realizzata in occasione delle Universiadi di Palma di Maiorca (1999). L'artista si è spento il 17 luglio 2000, giorno del suo 88° compleanno, nella villa di Can' Marimon a Pollença, piccola località nell'isola spagnola di Maiorca.
Aligi Sassu. I ciclisti (Milano, Collezione privata).
De Agostini Picture Library / Milano Collezione privata