Akkad
IndiceStoria
Antica città della Mesopotamia, il cui nome è noto solo da fonti storiche e la cui ubicazione non è ancora stata identificata . Le testimonianze concordano tuttavia nel collocare Akkad nella Mesopotamiacentrale, non lontano da Sippar. Fondata da Sargon il Grande nel sec. XXIV a. C., come capitale del suo regno, fu per più di un secolo centro di una dinastia che operò l'unificazione della Mesopotamia, ponendo fine alle supremazie delle varie città-Stato sumeriche e in ultimo all'egemonia di Lugalzaggesi, re della III dinastia di Uruk. Tale predominio venne consolidato dai successori di Sargon, Rimuš, Man-ištusu e Narām-Sîn, fino a estendere i confini al Golfo Persico e al Mediterraneo. Successivamente l'impero decadde per il premere e il consolidarsi di elementi centrifughi, quali le popolazioni amorree, iraniche, hurrite, ma soprattutto per le rivolte delle città del sud mesopotamico e infine per l'invasione dei Gutei, ai quali è attribuita la distruzione di Akkad, cantata in una celebre lamentazione neosumerica. La menzione di Akkad nei testi perdura tuttavia, anche se sporadicamente, fino all'epoca neobabilonese, soprattutto come sede del culto di Ishtar di Akkad. Il prestigio dei suoi re fu comunque tale che il titolo di re di Akkad fu usato dai Babilonesi fino al sec. VI.
Akkad. Testa bronzea raffigurante probabilmente Sargon (Baghdad, Iraq Museum).
De Agostini Picture Library/M. Seemuller
Arte
Con la supremazia degli Accadi la cultura semitica viene a immettere nella tradizione sumerica quell'elemento settentrionale che già aveva raggiunto una sua espressione nel periodo protodinastico nell'area del bacino del Tigri, sia in architettura sia in altre forme d'arte. Pur continuando a essere alimentata dall'antica linfa sumerica, l'arte accadica si evolve e si rivela con carattere e accenti propri, fino a svolgere un ruolo di primo piano i cui riflessi riaffioreranno molto tempo dopo in quel rinascimento dell'arte sumerica attuato con la III dinastia di Ur (2112-2004 a. C.). Le poche opere pervenuteci dell'arte accadica documentano l'alto livello estetico raggiunto e di riflesso i mutamenti politici: ne sono testimonianza le sculture, i sigilli e qualche esempio di architettura. Tra questi ultimi è il forte-castello di Brak Tell nell'Alto Khâhoûr risalente all'epoca di Narām-Sîn (2254-2218 a. C.) che doveva essere la sede d'un distaccamento di soldati e insieme centro magazzino per la raccolta di mercanzie. Al concetto sumerico della “città-tempio”, il regno di Akkad contrappone la “città-Stato”. Alla figura che governa la città-tempio si sostituisce quella maestosa del sovrano della città-Stato: il primo amministra la comunità come servo di dio; il secondo attribuisce a sé ogni potere e le sue leggi sono come comandi di un dio in terra. L'arte accadica illustra questo concetto del re-dio in una delle sue più suggestive opere a rilievo: la famosa stele della vittoria di Narām-Sîn sui Lullubiti (Parigi, Louvre). L'artista concepisce la sua opera in una calcolata visione d'insieme, ove ogni figura sembra vivere di per sé, slegata dal contesto, per imprimere alla raffigurazione quel movimento drammatico che richiede la scena, senza perdere di vista le finalità celebrative dell'opera. La scena sfugge a quei formalismi arcaici che costringevano le immagini a ripetersi in un modulo fisso entro precisi registri: tutto è portato in primo piano, secondo una prospettiva che culmina a un fine ultimo, che è quello dell'esaltazione del dio-re eretto, accanto alla forma conica della montagna, vicino ai simboli divini. Anche nella ritrattistica l'arte accadica ha lasciato un esempio quanto mai significativo nella penetrante immagine bronzea (forse di Sargon) proveniente da Ninive (Baghdad, Iraq Museum), la cui figura si staglia in un realismo di modellato prima sconosciuto all'arte mesopotamica. Interessanti sono le documentazioni relative alla sfragistica, che in Mesopotamia vanta una millenaria tradizione: un nuovo spazio e una nuova caratterizzazione animano e incidono le raffigurazioni sui sigilli cilindrici.