Sàrgon
(accadico Šarru-kēnu o āarru-ukīn, la forma italiana è dall'ebraico Sargōn). Re di Akkad, detto il Grande (ca. 2375-2320 a. C.). Di oscure origini (la leggenda ne fa un eroe “salvato dalle acque” come Mosè o Romolo e Remo), iniziò la carriera come funzionario del re di Kiš, poi lo soppiantò e iniziò la nuova dinastia ad Akkad, in zona di popolazione semitica che perciò prevalse su quella sumerica. La vittoria su Lugalzaggesi, re sumero di Uruk, gli diede il controllo su tutta la Mesopotamia meridionale. Successivamente estese la sua egemonia con spedizioni a E contro l'Elam e a W fino in Siria e in Anatolia (come vorrebbe il poema posteriore Šar tamhāri) fondando un vasto regno ben organizzato e razionalmente suddiviso in vari distretti. Alla sua morte gli succedette il figlio Rimuš. Delle campagne militari e dell'espansione di cui Sargon si rese protagonista si impadronì la leggenda, sicché è ora difficile distinguere il nucleo storico (che pure è verificato) dalle aggiunte letterarie. Per la tradizione mesopotamica Sargon è il re “che non ha avversario”, “che non ha eguale”. Con lui divenne realtà l'ideale dell'impero universale, subentrato a una concezione solo "cittadina" del modo di far politica. Prende forma una nuova regalità (Sargon fu divinizzato dopo la morte) basata sull'ideale della forza e della vittoria anziché sulla esclusiva corretta amministrazione dei beni da parte del sovrano. § Una famosa testa in bronzo proveniente da Ninive e oggi conservata al Museo di Baghdad raffigura forse il mitico re, rappresentato con una lunga barba a riccioli intrecciati e con un folto casco di capelli; il viso, finemente modellato, aveva al posto degli occhi due pietre preziose oggi perdute.