Tecnica e fonti energetiche
La capacità di creare manufatti e di manipolare gli elementi naturali per garantire il proprio sostentamento e migliorare la qualità della vita è un elemento caratteristico della specie umana. La tecnica costituisce quindi un aspetto assai decisivo della vita materiale, dell'organizzazione produttiva e della stessa vita sociale dell'uomo.
La tecnica nell'antichità.
La storia della tecnica è articolata e complessa, e lo sviluppo esponenziale che essa ha avuto negli ultimi secoli non può essere attribuito unicamente a un suo intrinseco meccanismo, ma dipende soprattutto da alcuni mutamenti avvenuti nella mentalità e sensibilità dell'umanità che ha, da un certo momento in avanti, sempre più concentrato le proprie energie al fine di promuovere uno sviluppo sul piano materiale; sviluppo che oggi alcuni cominciano a ritenere essersi prodotto a detrimento di quello di altri oggetti più importanti.
Nei tempi preistorici lo sviluppo della tecnica e dello sfruttamento delle forme di energia si concentrava su pochi ma essenziali ambiti. In primo luogo l'utilizzo del fuoco, il cui carattere sacro è ribadito in tutte le civiltà; quindi la lavorazione delle materie principali (legno, osso, pietra), anch'esso vincolato da precise prescrizioni religiose. Fra le prime introduzioni di artifici di tipo propriamente tecnico vanno ricordati il miglioramento degli strumenti per la caccia e delle armi da guerra. Nell'ultima fase dell'età preistorica (dal IX al III millennio a.C.) si ebbe l'introduzione di una cruciale serie di innovazioni tecniche; in particolare la lavorazione dei metalli e delle crete, o argille, stimolò la costruzione di strumenti, ma anche lo sviluppo dell'agricoltura grazie all'aratro, e l'evoluzione dei trasporti con la ruota. È curioso il fatto che quest'ultima (comparsa nel IV millennio a.C. in una vasta area europea-mediorientale), la quale assunse un'importanza primaria nello sviluppo della civiltà occidentale, non sia stata mai applicata (pur conoscendone il principio) nell'America precolombiana e sia via via sostituita nel Medio Oriente dalle bestie da soma, a causa delle diverse configurazioni del territorio.
Altro momento decisivo, relativamente all'utilizzo delle risorse energetiche, fu l'introduzione di fonti alternative a quelle umana e animale, esclusive dell'antichità. Innanzitutto si ricordano quella idraulica, sfruttata con la ruota verticale (sec. V.d. C.), diffusa durante il Medioevo e determinante sino a tutto il periodo moderno, e quella eolica, raccolta con i mulini a vento, conosciuti in Persia già dal VII sec. e giunti in Europa poco dopo. Dal punto di vista culturale, comunque, nel suo atteggiamento verso la natura, il mondo classico non diede particolare rilievo alla tecnica e all'innovazione.
L'originalità della civiltà occidentale.
Già nel Basso Medioevo sembrò recuperarsi un atteggiamento attivo nei confronti del controllo della natura. Un rapporto più stretto tra destino umano e capacità di rintracciare e controllare le leggi sottese alla realtà naturale si costruì con il Rinascimento, che diede il via alla Rivoluzione scientifica moderna (Copernico, Galileo, Keplero e Newton) e a tutte le sue applicazioni tecnologiche. Connessa alla diffusione dell'idea di progresso, questa propensione all'innovazione tecnica contribuì a scavare col tempo un solco tra la società occidentale, divenuta infine industriale, e le altre civiltà (araba, indiana, cinese) proprio a partire dal sec. XVI. Ancora nel sec. XV, infatti, un'innovazione come quella della stampa si manifestò quasi contemporaneamente in Cina e in Europa, anche se la Cina con la sua scrittura ideografica sviluppò piuttosto la xilografia che non consentì i successivi progressi della tipografia. In alcuni settori, come quello degli armamenti o della navigazione, questo divario fu per gli Europei il punto di forza per affermare il proprio dominio sul resto del globo. Il nuovo atteggiamento culturale e sociale dell'Europa verso la tecnica fu ben espresso nel XVII sec. dal posto d'onore riservatole dagli Illuministi nell'Encyclopédie, e in seguito dalla fioritura dei musei della scienza e della tecnica nel XIX sec.
Rivoluzione industriale e tecnologia.
Per quanto concerne la disponibilità dei beni materiali l'uomo europeo del 1750 era più vicino agli antichi Romani che ai suoi pronipoti. Ma proprio a partire da quell'epoca un grappolo di innovazioni tecnologiche favorì la Rivoluzione industriale, che a sua volta innescò uno sviluppo senza precedenti della tecnica, proseguito in modo continuo ed esponenzialmente crescente sino ai nostri giorni. Ereditando un patrimonio di conoscenze teoriche e di esperienze empiriche maturato nei secoli, la chimica fornì le sostanze e i procedimenti per il candeggio e la tintoria alle prime lavorazioni tessili industriali, per la trasformazione del carbon fossile in coke, per la produzione di gas illuminante e di fertilizzante in agricoltura. Innovazioni nell'industria tessile e metallurgica si collegarono alla nuova fonte di energia costituita dalla macchina a vapore, utilizzata in un primo tempo per aspirare l'acqua dalle miniere di ferro e carbone, poi per azionare i macchinari dell'industria cotoniera britannica e infine grazie alla sua forza motrice per muovere le prime locomotive. La grande innovazione dei secc. XIX-XX fu l'applicazione pratica degli studi sull'elettricità (come non ricordare il motore elettrico, la lampada a incandescenza, il sistema di distribuzione della corrente continua da Faraday a Edison), che affiancò il grande balzo in avanti nei trasporti favorito dall'invenzione dei motori a combustione interna (automobile, autocarro e aeroplano). Infine, per la produzione di corrente la turbina idraulica (idroelettricità) si aggiunse alla macchina a vapore, diversificando le sorgenti di energia primaria. Altrettanto rapido fu lo sviluppo delle comunicazioni (telegrafo, radio, televisione), poi della chimica, dell'elettronica, dell'energia nucleare e dell'informatica nel XX sec. Ulteriori orizzonti furono aperti dall'industria chimica con nuove lavorazioni riguardanti le fibre sintetiche, la petrolchimica, le materie plastiche, l'industria farmaceutica ecc. La moderna organizzazione industriale, basata sulla razionalizzazione del processo produttivo di fabbrica (“seconda rivoluzione industriale”), ha introdotto innovazioni tecnologiche sia per risolvere nuovi problemi — di produzione di massa, di standardizzazione, di comfort, di sicurezza — sia per risparmiare manodopera via via che il conflitto di classe ha fatto crescere il costo del lavoro, o, come negli USA, là dove la manodopera negli strati meno qualificati era più scarsa. Tutte queste trasformazioni ambientali hanno acceso negli ultimi decenni un profondo dibattito sui risultati e i significati dell'evoluzione della tecnica in rapporto alle capacità umane e alla plasmabilità dell'ambiente naturale. A partire dalla crisi del petrolio degli anni '70, si è affermata la cosiddetta “terza rivoluzione industriale”, fondata sull'informatica e sull'automazione che ha visto l'introduzione degli elaboratori nel campo delle scienze, della comunicazione (banche dati), della vita economica (gestione aziendale e dei servizi bancari e finanziari, automazione dei processi produttivi), dei servizi pubblici (archiviazione), dell'editoria (composizione e grafica). Il peso complessivo dell'apparato industriale si è così ridotto a vantaggio del terziario, nonostante l'aumento dei livelli produttivi, si è giunti perciò a parlare di “società post-industriale”.
Il monopolio dell'energia in Italia.
L'ENEL (Ente Nazionale per l'Energia Elettrica) è l'ente pubblico per la produzione e la distribuzione dell'energia elettrica, istituito il 6 dic. 1962 in seguito alla nazionalizzazione dell'energia elettrica. All'ENEL, che opera in regime monopolistico, furono trasferiti gli impianti delle società private del settore.
L'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) è un ente pubblico istituito nel 1953 per la ricerca, la raffinazione e la distribuzione degli idrocarburi. La fondazione dell'ENI rispondeva alla necessità di ristrutturare il settore delle fonti di energia, ampliando i margini dell'autosufficienza italiana, secondo la visione del suo fondatore, E. Mattei, che presiedette l'ente fino alla sua morte (1962). L'ENI divenne uno dei principali centri di potere economico del paese con forti intrecci con il mondo politico, e influssi sulla politica estera italiana verso i paesi arabi.