Sport
La pratica dell'esercizio fisico sia come svago sia come disciplina agonistica volta a rafforzare lo sviluppo della muscolatura, la destrezza, l'abilità e il coraggio era conosciuta sin nei tempi più antichi. Nell'epoca contemporanea lo sport ha acquistato una rilevanza sempre maggiore intrecciandosi con la diffusa “cultura del corpo”, l'esigenza di un maggiore contatto con la natura e la promozione dei mass-media, della pubblicità e dell'“industria dello spettacolo” per i quali costituisce una colossale fonte di guadagno.
Lo sport nell'età antica.
Ampie testimonianze letterarie (Omero compreso) e figurative ci documentano circa la pratica sportiva presso i Greci: giochi con i tori, competizioni con i cavalli e con i carri, lotta, pugilato, giochi guerreschi e scherma rudimentale, atletica (lanci, corse), giochi con palle di paglia pressata, legno o altro materiale. Particolare importanza e celebrità ebbero nella Grecia classica le Olimpiadi, le feste religiose quadriennali che si svolgevano a Olimpia in onore di Zeus un mese dopo il solstizio d'estate. A partire dal 776 a.C. alle celebrazioni religiose si aggiunse quella dell'unità nazionale, espressa con manifestazioni di carattere sportivo riservate agli uomini liberi di stirpe greca. Sospese dal 277 al 369 d.C. vennero definitivamente abolite dall'imperatore Teodosio nel 393. Esistevano altri giochi panellenici, forse meno famosi ma non meno frequentati: le Pitiche (in onore di Apollo Pizio, celebrate a Delfi nel terzo anno di ogni Olimpiade), le Nemee (in onore di Zeus, celebrate ogni due anni nella Valle Nemea in Argolide), le Istmiche (in onore di Posidone, celebrate ogni due anni sull'istmo di Corinto). Roma diede ampio spazio alle corse con le bighe e alle lotte cruente dei gladiatori. In tale contesto si ebbero già fenomeni di professionismo, con associazioni e scuole specializzate (celebre quella di Capua per i gladiatori). L'opposizione del Cristianesimo a tale pratiche fu netta: Tertulliano (II-III sec.), scrittore vissuto a Cartagine, ci lascia nel suo De spectaculis il manifesto dell'opposizione cristiana ai giochi, non privi di una certa aura sacrale di origine pagana. Sopravvisse il Circo, sede delle corse con i carri, talmente importante da essere luogo di sedizione e di discussione politica, come nella Costantinopoli di Giustiniano (VI sec. d. C.). In Oriente tra l'epoca antica e medievale furono diffusi sport simili al polo e altre competizioni a cavallo, il tiro con l'arco, le arti marziali, una specie di golf, l'uso della palla. Un discorso a parte, per tutta l'età antica, merita la caccia, considerata attività aristocratica per eccellenza, specie se accompagnata all'uso e alla cura dei cavalli: vero e proprio esercizio propedeutico alla guerra, la caccia fu amata ed esaltata dall'arte e dalla letteratura, dalle civiltà mesopotamiche fino alla tarda età bizantina.
Dal Medioevo al Rinascimento.
Anche nell'Europa medievale la caccia ebbe ampio rilievo pubblico e privato. Vi erano poi i tornei cavallereschi, che si svolgevano per più giorni consecutivi frammisti ad altre feste alla presenza del sovrano; questi ebbero un significato a un tempo sportivo, politico e culturale. Forme competitive di origine barbarica furono i duelli tipici della società tedesca. Nei Comuni medievali si diffusero sport collegabili alle rivalità cittadine e destinati a diventare, ai nostri giorni, elemento folcloristico (adesempio il Palio di Siena, originario del XIII sec.). Più tardi nella Firenze dei Medici ebbe grande fortuna il calcio “fiorentino”. Dal '700 a oggi cambiamenti sostanziali si ebbero però nell'Inghilterra del sec. XVIII, in connessione con la rivoluzione industriale. A questo momento vanno fatte risalire le origini moderne dello sport, con la determinazione di regole certe, il ricorso all'allenamento, l'introduzione della figura dell'arbitro e dei campionati, la nascita dell'idea di primato, la codificazione delle scommesse ecc. Durante il 1800 l'importanza sociale dello sport crebbe continuamente e, da fenomeno ristretto alla cerchia aristocratica, divenne elemento d'attrazione per settori più vasti della popolazione. In particolare fu la borghesia urbana a “scoprire” lo sport, entro una più generale acquisizione di tempo libero e ricerca di possibilità di svago. Ciò rispondeva del resto alla cultura del “progresso” diffusa dal positivismo: l'idea del record come pure l'intreccio tra sport e turismo non faticarono a imporsi. Ciò va posto altresì in relazione con la fondazione di associazioni specialistiche quali — in Italia — il Club Alpino Italiano (1863) e il Touring Club Italiano (1894). Sul finire del secolo erano ormai diffusi regolari campionati in parecchie discipline e in numerosi paesi. Nel 1896 vennero celebrate le prime Olimpiadi dell'era moderna.
Lo sport fenomeno sociale e politico.
Nel corso del sec. XIX lo sport iniziò altresì ad assumere un significato di supremazia politica o di orgogliosa rivendicazione nazionale. Le società ginnastiche in Germania e nei paesi di lingua slava furono veicolo di patriottismo e di allenamento premilitare. Lo sport fu anche utilizzato dai movimenti socialisti come occasione di socializzazione e di costruzione di una mentalità collettiva: in tal caso non mancarono forme di concorrenza con la borghesia, tramite la contrapposizione di società e manifestazioni sportive. Tra le due guerre mondiali, furono tuttavia i regimi totalitari a scoprire l'importanza propagandistica dello sport come fenomeno di massa. Il fascismo (con la Nazionale di calcio campione del mondo nel 1934 e nel 1938, le imprese di A. Binda, G. Bartali, P. Carnera ecc.) il nazismo (con l'organizzazione delle Olimpiadi di Berlino del 1936), i regimi comunisti dopo il 1945 (“professionismo di Stato” degli atleti) sfruttarono ampiamente il messaggio insito nelle vittorie sportive, aggiungendo lo sport all'innumerevole serie di organizzazioni parastatali e di partito funzionali alla mobilitazione permanente della popolazione. Alcuni sport assunsero quindi caratteri tipicamente di massa, legandosi alle particolari condizioni sociali dei vari paesi (così in Italia il ciclismo soprattutto tra gli anni '30 e '60 divenne simbolo di una società povera e contadina, ma desiderosa di primeggiare). L'influsso della cultura e della società americane condusse nella seconda metà del sec. XX alla diffusione mondiale di sport quali il basket. Ineguagliato resta tuttavia in Europa e in America Latina il primato del calcio, specie per i complessi rapporti creatisi tra senso di appartenenza cittadino e nazionale, organizzazioni del “tifo”, spettacolarizzazione e vera e propria “promozione” di tipo industriale. L'uso intenso dei mass-media, e in ispecie della televisione, ha ulteriormente trasformato lo sport, le cui stesse regole e tempi sono stati via via modificati in funzione delle esigenze delle riprese televisive.