Abbigliamento

L'abbigliamento è l'insieme degli indumenti, ma anche degli ornamenti, degli accessori e di tutto quanto — acconciature, trucco, tinture — può servire a coprire e ornare il corpo umano. È dunque naturale che esso sia sempre stato tra gli elementi culturali che caratterizzano maggiormente le diverse civiltà, svolgendo una funzione insieme pratica e simbolica: si pensi ad esempio agli abiti tradizionali presenti in tutte le civiltà e in particolare a quelli di tipo sacerdotale; ma anche all'uso di tingere il corpo, diffuso fra molte popolazioni, che serve a differenziare i sacerdoti dai guerrieri, i momenti di festa dalle attività di guerra o di caccia. Alla diversificazione dei modi di abbigliarsi nel tempo e nello spazio, legata a fattori fisici (il clima, la disponibilità di materiali, le capacità tecniche), rituali, morali (senso del pudore), o estetici, si aggiunge la sua funzione nell'ambito dei rapporti sociali: la ricchezza e la ricercatezza dell'abbigliamento sono infatti da sempre collegate allo status sociale della persona; così, per esempio, presso gli Egiziani vigeva l'uso di adornare il capo e le spalle dei dignitari con coni di grasso profumato, i quali, a contatto con il calore del corpo, si scioglievano emanando un gradevole profumo. L'invenzione di filatura, tessitura, concia e metallurgia permisero già nelle civiltà antiche — a partire dai paesi produttori di lana, cotone, lino e seta — lo sviluppo di una produzione locale “in serie” di abiti, nonché i primi fenomeni di costume e di moda. In Occidente, con l'insediamento nell'Impero delle popolazioni germaniche, cambiò la foggia delle vesti: in luogo di indumenti ampi (come la dalmatica, comune in Occidente dal II sec. d.C.) e ricche di panneggi (come la classica toga) da portare sopra una tunica, si diffonde l'uso dei pantaloni e delle bluse, abiti più comodi e di chiara origine settentrionale, che resteranno fino ai nostri giorni sostanzialmente alla base della moda occidentale. Gli scambi commerciali, soprattutto con l'Oriente, furono invece precocemente interessati dalla crescente richiesta di tessuti e materiali preziosi per l'abbigliamento delle classi abbienti. Nel XIV sec. si affermò in Europa la manifattura seriale di stoffe meno preziose, destinate a una clientela meno esigente (tele, cotonate, fustagni), favorendo così la diffusione di vesti più morbide e leggere. Solo a partire dal XVI sec. si poté realizzare su vasta scala la lavorazione meccanica e artigianale di materie prime importate, quali lane pregiate (celebri, per esempio, le lane merinos spagnole) e cotone; la rivoluzione industriale ebbe come motore decisivo proprio la produzione di tessuti a buon mercato per tutte le classi sociali. L'introduzione di nuove scoperte tecniche come l'invenzione del bottone e quella della cerniera-lampo provocò una vera e propria rivoluzione nel modo di vestire. Nel XX sec. la diffusione delle fibre artificiali e l'industrializzazione delle lavorazioni ha consentito di produrre in serie abiti e accessori a basso costo, adattandoli alle mutevoli esigenze della moda.