Strutture produttive e demografia nel Medioevo
Le tecniche agricole
Lo strumento basilare per la lavorazione dei campi era l'aratro. Per i territori argillosi e pesanti del nord Europa fu utilizzato un tipo d'aratro munito di versoio, un dispositivo che permetteva di voltare la terra, facilitando così l'aratura. Sempre per facilitare il lavoro, i campi assunsero una forma allungata, in modo tale da poter diminuire il numero di percorsi fatti per arare e le conseguenti girate. I rendimenti dei terreni erano ottimizzati grazie alle rotazioni biennale e triennale. Nella prima il terreno veniva suddiviso in due parti, la prima veniva coltivata a cereali, mentre la seconda, se pure arata, veniva lasciata a maggese, affinché il terreno si rifertilizzasse; l'anno seguente le parti venivano invertite. Nella seconda il terreno era diviso in tre parti, una coltivata a cereali invernali (segale e frumento), una a cereali primaverili (avena e orzo), la terza arata soltanto. Questa seconda soluzione permetteva un migliore sfruttamento del terreno, oltre alla disponibilità di notevoli quantitativi d'avena utili per alimentare i cavalli, più veloci dei buoi nel lavoro di traino dell'aratro. A questo periodo risalgono anche la ferratura degli zoccoli del cavallo e l'utilizzazione su vasta scala dei mulini ad acqua.