La struttura di un vulcano
Un vulcano può essere schematicamente definito come una frattura nella crosta terrestre da cui fuoriesce il magma. La parte esterna (la sola normalmente visibile) viene comunemente indicata con il nome di monte vulcanico, o edificio vulcanico. In realtà, il vulcano risulta formato da una camera magmatica, detta anche bacino o serbatoio magmatico, situata in genere a qualche chilometro di profondità e in cui è presente il magma proveniente dagli strati più profondi della crosta terrestre o dal mantello, e da un condotto vulcanico, detto anche camino vulcanico, attraverso il quale il magma risale verso la superficie e che termina con il cratere, un'apertura dalla quale fuoriesce il magma (fig. 14.1). I vulcani, che possono essere subaerei, se si trovano sui continenti, o sottomarini , se si trovano sui fondali marini, in base alla collocazione del condotto vulcanico possono essere classificati in vulcani centrali e vulcani lineari.
I vulcani centrali sono alimentati da un condotto vulcanico di forma pressappoco cilindrica, che culmina in un cratere centrale, dotato eventualmente di ramificazioni che terminano con crateri laterali. A seconda delle modalità delle eruzioni, che a loro volta dipendono dalla composizione del magma, possono formarsi edifici vulcanici morfologicamente diversi .
I vulcani lineari sono provvisti di una serie di condotti allineati lungo una frattura della crosta terrestre: le spaccature penetrano profondamente nell'interno della Terra e permettono la risalita del magma. Ne sono un esempio i vulcani di tipo islandese, in cui manca un vero e proprio monte vulcanico, poiché i vulcani emettono contemporaneamente più colate laviche che formano un unico espandimento: la lava, molto fluida, fuoriesce da fessure lunghe e strette, si espande su vaste superfici e forma strutture tabulari, dette plateaux basaltici (come quelli che si possono osservare in India, nella regione del Dekkan o in Sud America, attorno al Rio Paranà).
Le depressioni vulcaniche
Gli edifici vulcanici possono essere coinvolti in eruzioni tanto violente da provocare il crollo delle pareti del cratere e formare così delle depressioni vulcaniche, dette caldere e diatremi.
Le caldere sono depressioni con pareti ripide e fondo piatto, che si formano in seguito al crollo, improvviso o graduale, della parte sommitale del monte vulcanico dovuto allo svuotamento quasi completo del serbatoio magmatico in seguito a un'eruzione; se successivamente, in seguito alla ripresa dell'attività vulcanica, si forma all'interno della caldera un nuovo edificio vulcanico, l'intera struttura è detta vulcano a recinto (come, per esempio, il Vesuvio, in cui l'attuale cono vulcanico si trova all'interno di una caldera formatasi per il crollo del vecchio Monte Somma, durante la disastrosa eruzione del 79 d.C. che distrusse Ercolano e Pompei). Le caldere possono essere occupate da laghi, che per tale motivo si dicono di origine vulcanica (fra questi ricordiamo i laghi di Vico e di Bracciano, nel Lazio).
I diatremi sono depressioni vulcaniche a forma d'imbuto, riempite di breccia, roccia formata dalla cementazione di materiali provenienti dalla camera magmatica che, durante eruzioni di tipo esplosivo, i gas vulcanici hanno strappato dalla crosta profonda e trasportato, depositandoli, nel condotto vulcanico (esempi di diatremi sono gli "imbuti", o camini diamantiferi, di Kimberley, in Sudafrica).
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Figura 14.1 Le parti di un vulcano.