Leoš Janáček
Il ceco Leós Janácek (Hukvaldy, Moravia 1854 - Ostrava 1928) compì gli studi musicali a Brno, proseguendoli in varie riprese a Praga, Lipsia e Vienna; nel 1881 fondò a Brno una scuola di organo e composizione, che diresse fino al 1919, quando fu nominato professore al conservatorio di Praga, dove rimase fino al 1925.
Janácek cercò nel canto popolare del proprio paese studiato soprattutto fino al 1906, anno in cui pubblicò un ampio saggio riassuntivo delle proprie esperienze in questo ambito una fonte per rinnovare il linguaggio tardoromantico a cui era rimasto legato nei primi lavori. Del canto popolare Janácek non citò in modo esornativo le melodie, ma assimilò quanto era in esse estraneo alle convenzioni melodiche e armoniche del linguaggio colto europeo, con un procedimento per certi aspetti simile a quello di M. Musorgskij o di B. Bartók. Come Musorgskij, Janácek volle inoltre modellare il proprio stile vocale sulle inflessioni del linguaggio parlato. Si aggiungano una vigile attenzione alle contemporanee avanguardie europee e una concezione dell'armonia assai libera e si avranno gli elementi fondamentali del linguaggio maturo di Janácek. A tale maturità il compositore pervenne assai tardi, con pagine corali come Amarus (1897), Padre nostro (1901) e soprattutto con l'opera Jenufa (1896-1903), che inaugurò la serie dei capolavori teatrali. Seguirono le due parti dei Viaggi del signor Broucek (1908-17), Kata Kabanová (1919-21), La piccola volpe astuta (1921-23), L'affare Makropulos (1923-25) e Da una casa di morti (1927-28). Soprattutto i lavori dell'ultimo decennio segnarono la conquista di un linguaggio sempre più moderno, accostabile per qualche aspetto all'espressionismo; vi si chiarirono, altresì, i contenuti essenziali della poetica di Janácek, il suo pessimismo nei confronti della società e il suo anelito a una liberazione in senso panico della natura. Tale tematica è evidente anche nello straordinario ciclo di Lieder intitolato Diario di uno scomparso (1917-19). Altre opere fondamentali sono i 2 quartetti (1923, 1928), la rapsodia per orchestra Taras Bulba (1918), la Sinfonietta (1926), la Messa glagolitica (1926), il sestetto per fiati Gioventù (1924), alcune pagine corali e pianistiche (la sonata Nella strada, 1°-X-1905; Sul sentiero di rovi, 15 pezzi, 1908), il Concertino (1925) per pianoforte e strumenti.