Hector Berlioz
A contatto con la vita musicale di Parigi, dove si era stabilito nel 1821 per studiare medicina, Hector Berlioz (La Côte-Saint-André, Isère 1803 - Parigi 1869) decise, sebbene osteggiato dalla famiglia, di dedicarsi alla musica, di cui prima si era occupato da autodidatta. Divenne allievo di J.-F. Lesueur e nel 1826 si iscrisse al conservatorio, dove studiò con A. Reicha. Nel 1830 riuscì a vincere, dopo cinque tentativi, il Prix de Rome; nello stesso anno aveva compiuto e fatto eseguire la Sinfonia fantastica, primo esempio di musica esplicitamente legata a un programma (dal quale, tuttavia, era stata condizionata solo in parte). Sposatosi con l'attrice irlandese Harriet Smithson, ebbe un matrimonio infelice, a cui si aggiunsero subito preoccupazioni finanziarie: Berlioz viveva esercitando la critica musicale su diversi giornali ed era costretto a contrarre debiti enormi per far eseguire a proprie spese le sue musiche. Alla fine del 1838, la generosa elargizione di 20 000 franchi da parte di N. Paganini, che lo aveva ascoltato dirigere la Sinfonia fantastica e Aroldo in Italia, lo liberò dalle preoccupazioni economiche più pressanti. A partire dal 1842 compì diverse tournée in Russia, a Londra e soprattutto in Germania, dove lo sosteneva l'amico F. Liszt. Nel 1854, alla morte della Smithson, sposò Maria Recio, una modesta cantante già da vari anni sua compagna. Nel 1856 iniziò la composizione dei Troiani, nel 1861 quella di Béatrice et Bénédict; negli ultimi anni compì nuove tournée in Austria, Germania e Russia.
La personalità
La figura di Berlioz ha sollevato valutazioni contraddittorie, ma senza dubbio rappresenta quanto di più autorevole e convincente abbia prodotto il romanticismo musicale francese. Fra i suoi limiti sono stati indicati un'invenzione melodica non sempre spontaneamente ricca e felice e singolari cadute, nell'arco di una composizione, nel banale o nell'impacciato, quasi zone di vuoto. Si è, viceversa, visto in lui il padre dell'orchestrazione moderna, senza il quale gli sviluppi della strumentazione tardo ottocentesca non sarebbero concepibili: l'uso di registri nuovi per il suo tempo (come il sapiente sfruttamento dei registri estremi degli strumenti) o l'impiego di strumenti rari (il corno inglese, il clarinetto piccolo) non sono che alcuni aspetti della sua esperienza di strumentatore, che confluì anche nel fondamentale Grande trattato di strumentazione e orchestrazione moderne, pubblicato nel 1844.
Il costante riferimento a un programma o a un testo letterario non fa che rendere più evidente come Berlioz condivida con l'età romantica la contraddizione fra grandiosità del gesto sonoro e aspirazione a piegare la musica al canto interiore. In questa luce si spiega quanto rimane di irrisolto nell'opera di Berlioz, si avvertono le folgoranti anticipazioni di esperienze musicali del XX secolo e si comprende come non si possa parlare di evoluzione stilistica. Oltre alle opere già citate, ricordiamo la sinfonia drammatica Roméo et Juliette (1839); la Grande messa dei morti (1837); la Grande sinfonia funebre e trionfale (1840); il Te Deum (1849); la trilogia sacra L'infanzia di Cristo (1850-54), che rivela un singolare arcaismo estetizzante; la Dannazione di Faust (1846); le liriche, fra cui in particolare le deliziose Notti d'estate su testi di T. Gautier (1840-41); I troiani (1856-58), una colossale tragédie-lyrique divisa in due parti (La presa di Troia, 3 atti; I troiani a Cartagine, prologo e 5 atti).