Da New Orleans a Chicago
Dopo New Orleans, fu Chicago a divenire la nuova capitale del jazz. La storia della musica nera a Chicago inizia nel 1893, quando la città ospitò l'Esposizione Universale. I pianisti neri vi accorsero da ogni dove per suonare nei locali notturni e poterono così conoscersi, gareggiare e scambiarsi le idee che di lì a poco portarono alla nascita del ragtime.
Nel 1915 giunse a Chicago J.R. Morton e poco dopo altri pionieri del jazz, che avevano lasciato New Orleans in cerca di lavoro. La musica di New Orleans visse così il suo culmine a Chicago, con le grandi incisioni di Morton e King Oliver. Ma tale culmine preannunciava una svolta. Il jazz, nato in una pigra e calda città meridionale, si ritrovava sbalzato in una fredda e aggressiva metropoli industriale del Nord. I complessi provenienti dalla Louisiana dovettero perciò entrare a far parte di un meccanismo rigido, soggetti com'erano alle regole delle sale da ballo e, successivamente, a quelle delle case discografiche. Tra i bianchi, molti figli della borghesia scoprirono con entusiasmo il jazz (nonostante le barriere razziali) e ne crearono la variante aspra, nervosa, tumultuosa, polemicamente antisentimentale che suonavano nei locali notturni. Nel ghetto, invece, il jazz nero conservò da un lato un carattere semplice, contadino, di festa privata fra immigrati (J. Dodds, pianisti di boogie woogie); dall'altro si rinnovò, assorbendo la spettacolarità scintillante e piena di baldanza dei "ruggenti" anni Venti (L. Armstrong). Su questo terreno New York era città più potente di Chicago ed entro il 1928 ne attrasse tutti i talenti, lasciandola svuotata.