Scrittori durante la Repubblica di Weimar

Werfel

Nato e cresciuto a Praga, lo scrittore austriaco di origini ebraiche Franz Werfel (Praga 1890 - Beverly Hills 1945) fu amico di Kafka e di Brod, ma lasciò presto (1912) la città natale per Lipsia, dove curò per l'editore Wolff la collana “Der jüngste Tag”, uno dei principali organi dell'espressionismo letterario (vi apparve tra l'altro La metamorfosi di Kafka). Nell'ambito espressionistico si mossero le sue raccolte poetiche L'amico del mondo (Der Weltfreund, 1911), Noi siamo (Wir sind, 1913) e L'un l'altro (Einander, 1915), in cui emergono un umanitarismo e un'intensa religiosità divisa fra ebraismo e aspirazioni cristiane; a esse seguì dopo la guerra mondiale (cui Werfel prese parte combattendo sul fronte galiziano), Il giorno del giudizio (Der Gerichtstag, 1919). Lo scrittore si stabilì quindi a Vienna, dove conobbe e poi sposò (1929) Alma Gropius, vedova del musicista G. Mahler. Più che nella lirica e in alcuni drammi, la sua vena si manifestò in una copiosa e scorrevole produzione romanzesca, che fece di lui uno degli autori di lingua tedesca più letti nel periodo tra le due guerre. Ancora tributario dell'espressionismo è il primo romanzo, Non l'assassino, l'assassinato è colpevole (Nicht der Mörder, der Ermordete ist schuldig, 1920), mentre i successivi, d'impianto storico e sostenuti da una forte religiosità cristiana, si volgono a descrivere ora la fine della monarchia austroungarica (Barbara ovvero la devozione, Barbara oder die Frömmigkeit, 1929), ora la resistenza armena contro i turchi (I quaranta giorni del Mussa Dagh, Die vierzig Tage des Mussa Dagh, 1933). Costretto alla fuga in seguito all'annessione tedesca dell'Austria (1938), riparò dapprima in Francia, donde, al momento dell'invasione tedesca (1940), raggiunse avventurosamente gli Stati Uniti. Tra i romanzi dell'esilio furono molto popolari Il cielo negato (Der veruntreute Himmel, 1939) e La canzone di Bernadette (Das Lied von Bernadette, 1941), di contenuto religioso. L'ultimo romanzo, Il pianeta dei nascituri (Der Stern der Ungeborenen, 1946, postumo), offre un quadro desolante dell'umanità del futuro, che rinuncia ai valori etico-religiosi in nome del progresso tecnico.