Scrittori durante la Repubblica di Weimar
Lo sfondo storico e la vita culturale
Dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale e la rivoluzione che nel 1918 aveva deposto l'imperatore Guglielmo II e proclamato la repubblica, dal 6 febbraio 1919 si riunì a Weimar l'Assemblea Nazionale costituente tedesca. Essa elaborò una nuova costituzione (approvata il 31.VII.1919) che si sforzava di bilanciare con cura i poteri dello Stato e dava ampio riconoscimento dei diritti dei cittadini. Nella “repubblica di Weimar”, come da allora si usò definire la repubblica tedesca, tale situazione si dovette però confrontare con una drammatica situazione politica e sociale, che ne rese controproducenti molti meccanismi giuridici.
Sul piano della vita intellettuale, la Germania di questi anni diviene una fucina privilegiata della cultura europea. Se in Döblin fermentano ancora istanze dell'espressionismo, che tuttavia proprio con lui trova uno dei suoi ultimi esponenti, Musil e Broch invitano a una meditazione sulla crisi che ha distrutto i fondamenti stessi della cultura europea, Brecht chiama a una presa di coscienza per la costruzione di un mondo migliore, mentre altri autori ancora tentano di rifugiarsi in un'utopia conservatrice, nell'illusione che gli antichi valori possano essere mantenuti.
La repubblica di Weimar e l'effervescenza che agitava intellettuali e artisti tedeschi finì brutalmente per essere travolta nel 1933 dall'avvento al potere del nazismo: coloro che non poterono, o non vollero, prendere la via dell'esilio dovettero quasi sempre sottomettersi, e tacere, o divenire in qualche modo complici e collaboratori del regime. A parte la resistenza di qualche individuo o sparuto gruppo, dal 1933 al 1945 la letteratura e il pensiero tedeschi si rifugiarono nell'emigrazione, passando via via per Vienna, Praga, Parigi, Amsterdam, Zurigo, Stoccolma per approdare, infine, negli Stati Uniti.