Scrittori durante la Repubblica di Weimar
Jünger, il solitario "anarca"
Figlio di un chimico, il letterato, saggista e filosofo Ernst Jünger (Heidelberg 1895 – Wilflingen 1998) ebbe una giovinezza irrequieta, che lo portò tra l'altro ad arruolarsi nella Legione Straniera in Africa (1913). Volontario nella prima guerra mondiale, ne raccontò l'esperienza con la voce del suo primo e forse più celebre libro, Nelle tempeste d'acciaio (In Stahlgewittern, 1920). A partire dal 1925 poté vivere delle sue pubblicazioni e collaborò a numerose riviste nazionalistiche. Scrisse alcuni saggi in cui sviluppa una visione della società antiborghese, antiecclesiastica e antitecnologica, dove l'unica forza vitale è quella del lavoratore (La mobilitazione totale, Die totale Mobilmachung, 1931; Il Lavoratore, Der Arbeiter, 1932). Dopo la presa del potere da parte di Hitler, Jünger si tenne più accentuatamente in disparte, non sopportando la volgarità plebea del nazismo. Nel 1939 pubblicò il romanzo Sulle scogliere di marmo (Auf den Marmorklippen, 1939), che ebbe grande successo; la narrazione, condotta in uno stile sovraccarico e d'intonazione onirico-mitologica, può essere colta come una metafora del pericolo nazista incombente sull'Occidente. Dopo la seconda guerra mondiale, Jünger si è volto sempre più a una visione esistenzialistico-mitologica della realtà: ai diari di guerra (Radiazioni, Strahlungen, 1949) ha fatto seguire il romanzo allegorico Heliopolis (1949), raccolte di racconti, quali Il problema di Aladino (Aladins Problem, 1985), e saggi teorici di notevole importanza. Fra questi non possono essere dimenticati almeno: Oltre la linea (Über die Linie, 1950), in dialogo col filosofo M. Heidegger a proposito della questione del nichilismo; Al muro del tempo (An der Zeitmauer, 1959), ove sviluppa l'idea di una cosmicità che avvolge l'essere umano comunicandogli quell'energia che cosituisce il principio immanente della sua vita.