Sallustio
- Introduzione
- La vita
- Le opere
- La storiografia di Sallustio
- Il metodo e lo stile
- Riassunto della Congiura di Catilina
- Riepilogando
La storiografia di Sallustio
Nell'introduzione delle opere su Catilina e Giugurta Sallustio sostiene che la conoscenza della storia è fondamentale per un uomo politico; per questo egli si è messo a scrivere opere storiche, quando ha lasciato la vita attiva a causa della corruzione dilagante, che aveva ormai messo in crisi la società e le istituzioni repubblicane. Giustifica così con ragioni di ordine etico il suo ritiro dalla politica per dedicarsi all'otium dello scrittore, fatto che poteva sembrare prematuro ai romani, che "anteponevano l'agire al parlare". A prescindere dalle Historiae, nelle quali espone le vicende in una narrazione continua, secondo il tradizionale criterio annalistico, Sallustio nella Congiura di Catilina e nella Guerra giugurtina mette subito in mostra la sua originalità di storico con la scelta del genere monografico. La caratteristica principale della monografia è quella di mettere a fuoco un singolo problema, che emerge da uno sfondo storico organico. È proprio questo che fa Sallustio: le sue due monografie ritagliano, nel percorso storico della repubblica romana, due episodi per lui densi di significato, uno vicino nel tempo e uno un po' più lontano, indagati nella loro circoscritta autonomia e assunti come paradigmatici. Solo un ventennio separava la stesura della prima monografia dalla congiura di Catilina (63), che aveva rappresentato un pericolo senza precedenti per la repubblica. La Guerra giugurtina riguardava un episodio della fine del sec. II, una guerra protrattasi per ben 6 anni per incompetenza e corruzione. Entrambi gli avvenimenti sono assunti da Sallustio come meritevoli di indagine, in quanto sintomatici di quella degenerazione del costume politico che era ormai esplosa, durante la vita dell'autore, nell'ultima grave crisi sociale e istituzionale della repubblica. Per Sallustio le premesse di tali crisi erano da ricercarsi nella vittoria definitiva su Cartagine; la distruzione della città punica aveva eliminato un pericoloso nemico esterno, la cui esistenza aveva agito da collante per la comunità. Dalla definitiva sconfitta di un nemico così temuto era iniziata la decadenza di Roma per la caduta della tensione morale, in particolare dell'aristocrazia, che si era accompagnata all'eclisse dei valori del mos maiorum. E Sallustio, un "democratico", assegna una parte di rilievo nel processo di decadenza al dittatore aristocratico Silla.