Ernest Hemingway
Ernest Hemingway (1899-1961) è considerato uno dei maggiori narratori del Novecento. Figura controversa, molto amato od odiato dalla critica e dal pubblico, visse secondo un codice morale e di valori rintracciabile nel mondo dei suoi personaggi.
La vita
Nato a Chicago da un medico, ereditò dal padre l'amore per lo sport, la caccia, la pesca e la vita all'aria aperta; la madre, un'aspirante cantante lirica, cercò di inculcargli la passione per il violoncello e per l'arte. Trascorse l'infanzia nel Michigan a contatto con la natura, abituandosi a una vita solitaria e priva di ogni comodità. Pur essendo uno studente brillante, non si iscrisse all'università, preferendo lavorare nella redazione del "Kansas City Star". Quando gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale, decise di arruolarsi volontario nel servizio di autoambulanze della Croce Rossa in Francia. Nell'estate del 1918 venne gravemente ferito sul fronte italiano, esperienza che lo segnò profondamente. Rientrato negli Stati Uniti riprese il lavoro come giornalista. Si stabilì in seguito a Parigi, dove frequentò gli artisti e letterati che facevano riferimento a Gertrude Stein e dove vennero pubblicate le sue prime raccolte di racconti. Nel 1928 il suicidio del padre lo spinse all'ulteriore presa di coscienza della necessità di affrontare la vita come una perenne sfida con se stessi in un mondo senza significato. Qualche anno più tardi Hemingway partecipò, come corrispondente di guerra, alla guerra civile spagnola. Raggiunto e consolidato il successo letterario, condusse un'esistenza fitta di viaggi, avventure e amori, non molto diversa da quella di alcuni suoi personaggi. Scriveva, si dedicava alla sua passione per gli sport pericolosi, alle corride e ai safari. Dopo la seconda guerra mondiale, alla quale partecipò ancora come corrispondente, rallentò la sua intensa attività letteraria e nel 1959, abbandonata Cuba, dove aveva vissuto a periodi alterni per quasi vent'anni, si trasferì nell'Idaho con la quarta moglie. Gli ultimi anni di vita furono caratterizzati da un rapido deterioramento delle sue condizioni di salute, sia fisiche sia psichiche. Nell'ottobre 1953, durante un safari in Africa, rimase gravemente ferito in un incidente aereo. Il suo fisico in parte recuperò, ma non altrettanto la sua salute mentale. Sempre più soggetto alla disperazione, venne ricoverato più volte in ospedale; si suicidò con un colpo di carabina nel 1961.
I racconti e i romanzi
Le prime due raccolte di racconti, Three stories and ten poems (Tre storie e dieci poesie, 1923) e In our time (Nel nostro tempo, 1924), erano dedicate alle esperienze dell'adolescenza, ma già esponevano il tema della lotta fra il bene (identificato nel coraggio e nella lealtà) e il male (ovvero la vigliaccheria e la falsità) che caratterizzò tutta la sua produzione. Nel 1926 il romanzo The sun also rises (Il sole sorge ancora) segnò l'affermazione definitiva dello scrittore: il suo linguaggio disadorno e immediato diventò un tratto stilistico distintivo e fece di Hemingway uno degli scrittori più imitati. Narrato dal protagonista, Jake Barnes, il romanzo mette a confronto la sterile ricerca di sensazioni di un gruppo di inglesi e americani espatriati a Parigi con la ricca tradizione della vita in Spagna, esemplificata dalla corrida e dalla figura del torero. Le disillusioni e le aspirazioni frustrate, la mancanza di punti fermi e di valori, la ricerca del piacere, la violenza sono i temi che faranno proseliti fra i narratori del primo dopoguerra.
Dopo la raccolta di racconti Men without women (Uomini senza donne, 1927), nel 1929 apparve A farewell to arms (Addio alle armi): ambientato durante la guerra mondiale e ispirato in particolare alle esperienze sul fronte italiano, il romanzo sottolinea come non solo la guerra minacci gli esseri umani, ma anche la vita stessa comporti violenza e morte. Come già in Men without women, anche in Winner takes nothing (Il vincitore non prende nulla, 1933) lo scrittore manifestò il proprio interesse per un "modello" di uomo il cacciatore, il torero, l'atleta capace di vivere una vita intensa, in perenne sfida con se stesso, giocata in base a regole precise ma arbitrarie. Con il passare degli anni sempre più spesso l'"altro" diveniva per Hemingway un avversario.
Death in the afternoon (Morte nel pomeriggio, 1932) aveva per tema principale la corrida; Green hills of Africa (Verdi colline d'Africa, 1935) era una sorta di diario delle avventure di caccia grossa dell'autore; To have and to have not (Avere e non avere, 1937) era ispirato alla depressione economica.
La fama raggiunta non lo abbandonò più per tutta la vita, giungendo talvolta persino a opprimerlo: agli occhi del grande pubblico, lo scrittore lasciò il posto al personaggio. Proprio il tema dello scrittore che cerca di mantenere il proprio talento nonostante le minacce del successo, del denaro e della fama entrò nelle sue opere dalla metà degli anni Trenta (si pensi al racconto The snows of Kilimanjaro, Le nevi del Kilimangiaro, 1936). Del 1938 è la raccolta The first fortynine stories (49 racconti), considerata un capolavoro assoluto nell'ambito delle short stories.
Sottolinea la necessità della solidarietà il romanzo For whom the bell tolls (Per chi suona la campana, 1940), dedicato alla guerra civile spagnola. Dopo Across the river and into the trees (Di là dal fiume e tra gli alberi, 1950), vicenda d'amore tra un colonnello non più giovane e una nobile veneziana, Hemingway pubblicò The old man and the sea (Il vecchio e il mare, 1952), che gli valse il premio Pulitzer nel 1953, romanzo breve che ripresentava il tema dell'uomo a confronto con la natura, la lotta tra l'individuo (il vecchio pescatore) e le forze naturali (simboleggiate dall'enorme pesce spada). Nel 1954 ottenne il premio Nobel per la letteratura. Dai suoi romanzi furono tratte versioni cinematografiche di successo.