Altri romanzieri fra le due guerre
Il periodo ha conosciuto un grande fervore narrativo da parte di numerosi scrittori sia nelle tecniche, sia nei contenuti. Alcuni mostrarono un talento sicuro, ma certo non paragonabile ai tre grandi della lost generation.
Nutrito fu il gruppo delle scrittrici. Pearl Sydenstricker Buck (1892-1973) visse a lungo in Cina e nei suoi romanzi descrisse il mondo e i costumi cinesi (The good earth, La buona terra, 1931; Sons, Figli, 1932; A house divided, Una casa divisa, 1935); nel 1938 ottenne il premio Nobel. Margaret Mitchell (1900-1949) è l'autrice del best-seller mondiale Gone with the wind (Via col vento, 1936). Carson McCullers (1917-1967) e Katherine Ann Porter (1890-1980) sono autrici di romanzi ambientati in un Sud rappresentato in modo esasperato e grottesco. Il romanzo sociale ebbe ampia diffusione con Erskine Caldwell (1903-1987), autore di fortunati romanzi di denuncia sociale e di ambiente sudista, come Tobacco road (La via del tabacco, 1932) e God's little acre (Piccolo campo, 1933). Henry Roth (1906-1995) è autore di Call it sleep (Chiamalo sonno, 1934), romanzo proletario nello stile anni Trenta sulle vicende di un bambino ebreo di New York raccontate con fine penetrazione psicologica.
Theodore Dreiser
Theodore Dreiser (1871-1945), nato a Terre Haute, Indiana, da una modesta famiglia di immigrati tedeschi, non terminò gli studi universitari e dovette cercarsi un lavoro. Collaborò come giornalista a importanti giornali, vivendo a Chicago, St. Louis, Pittsburgh e New York. La lettura di Balzac e di Nietzsche ebbe un peso rilevante nell'indirizzare in senso naturalistico la sua vocazione letteraria. Egli, infatti, raccolse l'eredità del filone realistico-naturalista puntando alla rappresentazione degli aspetti più brutali dello sviluppo capitalistico, che l'ipocrisia della società puritana aveva ignorato. Al romanzo Sister Carrie (Nostra sorella Carrie, 1912), pubblicato dodici anni dopo la sua stesura perché ritenuto immorale, seguirono Jennie Gerhardt (1911), la trilogia di Cowperwood, costituita da The financier (Il finanziere, 1912), The titan (Il titano, 1914) e The stoic (Lo stoico, 1947 postumo). Del 1925 è il romanzo più famoso, An american tragedy (Una tragedia americana), una vigorosa denuncia dell'inumanità prodotta dalla ricerca spasmodica del successo e della ricchezza. Fra le altre opere: The genius (Il genio, 1915), in parte autobiografico, Twelve men (Dodici uomini, 1919) e l'autobiografia A book about myself (Un libro su me stesso, 1922). Dreiser fu il primo romanziere a mettere in luce senza reticenze gli aspetti più inquietanti, disordinati e contraddittori della nuova società americana.
Nathanael West
Nathanael West, pseudonimo di Nathan Wallenstein (1903-1940), di origine ebraica, dopo aver vissuto a Parigi lavorò a Hollywood come sceneggiatore e morì in un incidente d'auto. Viene considerato oggi uno dei maggiori romanzieri americani degli anni Trenta. Nei suoi romanzi brevi, The dream life of Balso Snell (La vita in sogno di Balso Snell, 1931), Miss lonelyhearts (Signorina cuori infranti, 1933) e A cool million (Un milione tondo, 1934), influenzati dall'esperienza francese e dal surrealismo, West affrontò temi quali l'angoscia, la solitudine e la vacuità della vita contemporanea. L'ultimo, The day of the locust (Il giorno della locusta, 1939), era un'aspra parabola del fallimento del sogno americano e del fittizio mondo hollywoodiano.
Sinclair Lewis
Sinclair Lewis (1885-1951), nato nel Minnesota, laureato a Yale, giornalista, fu il primo autore americano a vincere un premio Nobel per la letteratura (1930). Dimostrò già nei suoi primi romanzi, Our Mr. Wrenn (Il nostro signor Wrenn, 1914) e The job (Le donne lavorano,1917), un interesse per il mondo piccolo-borghese visto nella sua mediocrità. In Main street (La via principale, 1920) descrisse la vita soffocante di una piccola città del Midwest. Con il suo romanzo più famoso, Babbitt (1922), fornì il prototipo dell'americano medio, vitalista, efficiente, ma chiuso nei propri pregiudizi e sostanzialmente ignorante di quanto fosse fuori della propria attività. In Arrowsmith (Il dottor Arrowsmith, 1925) Lewis proseguì la critica spietata della società, mettendo a nudo le meschinità e i compromessi della categoria dei medici; in Elmer Gantry (1927) svolse una satira feroce dell'ipocrisia del clero. Ogni suo romanzo alimentava feroci polemiche aumentando sempre più la sua fama, come Anna Vickers (1933), sul sistema penitenziario. Il suo ultimo romanzo di successo fu Dodsworth (1929), storia di un industriale in pensione che viaggia per l'Europa in cerca di nuove esperienze. Nel 1930 ottenne il premio Nobel.
Henry Miller
Henry Miller (1891-1980), nato a New York, cominciò a scrivere in età matura, durante il periodo vissuto in povertà dal 1930 a Parigi, a contatto con i circoli artistici vicini al surrealismo. Rientrato nel 1940 negli Stati Uniti, si stabilì a Big Sur, in California. I suoi libri, accusati di oscenità, furono pubblicati in Francia e introdotti clandestinamente in America, dove superarono il veto della censura solo negli anni Sessanta. Ripercorrono gli anni parigini i suoi due romanzi più famosi, anche per la franchezza con cui affronta i temi sessuali, Tropic of cancer (Tropico del cancro, 1961) e Tropic of capricorn (Tropico del capricorno, 1962). Sostanzialmente autobiografiche, espressione di un estremo individualismo e di un amore per la libertà che sfiorava l'anarchismo, le sue opere (The colossus of Marussi, Il colosso di Marussi, 1941; Air-conditioned nightmare, Incubo ad aria condizionata, 1945; Remember to remember, Ricordati di ricordare, 1947) cercano di tracciare il percorso di un uomo comune, ossessionato e alienato dalla civiltà industriale, che diventa scrittore, giungendo alla propria illuminazione spirituale, alla pace e al distacco, sullo sfondo di un'America disgregata. Altre opere sono la trilogia Sexus (1949), Plexus (1953) e Nexus (1960), impostate su arte e sesso. La sua prosa è scorrevole e spontanea, contesa fra simbolismo e trivialità.
Thomas Clayton Wolfe
Thomas Clayton Wolfe (1900-1938), nato ad Asheville, North Carolina, studiò a Harvard e viaggiò a lungo in Europa. Nei suoi quattro romanzi, Look homeward, angel (Angelo, guarda il passato, 1929), Of time and the river (Il tempo e il fiume, 1935), The web and the rock (La ragnatela e la roccia, 1939 postumo) e You can't go home again (Non puoi tornare a casa, 1940 postumo), l'apparente vocazione autobiografica nasconde il desiderio di tracciare una specie di biografia dell'America. Essi narrano l'infanzia, l'adolescenza, le esperienze e l'apprendistato letterario di un unico personaggio che, cercando se stesso, cerca anche il proprio paese. Scritti in uno stile poco controllato, ma spesso commovente e trascinante, che alterna retorica, secca descrizione e slanci lirici, i romanzi incontrarono un'accoglienza contrastata, soprattutto al Sud, che si sentì diffamato dalle descrizioni dello scrittore.
William Saroyan
William Saroyan (1908-1981), nato a Fresno, California, ebbe una formazione da autodidatta. Riscosse improvvisamente grande successo con il racconto The daring young man in the flying trapeze (Che ve ne sembra dell'America?, 1934). Dopo aver pubblicato alcune raccolte di racconti, fra cui Inhale ed exhale (Inalare ed esalare, 1936), Little children (Bambini, 1937), Love, here is my hat (Amore, ecco il mio cappello, 1938) e Peace, it's wonderful (Pace, è meravigioso, 1939), ebbe un nuovo successo con la riduzione teatrale di uno dei suoi racconti migliori, My heart's in the highlands (Il mio cuore è sugli altipiani, 1939) e con il romanzo The human comedy (La commedia umana, 1943). Nel 1940 la commedia The time of your life (I giorni della vita, 1945) ottenne il premio Pulitzer. I protagonisti delle sue opere appartengono alla classe media o sono operai armeno-americani che credono alla realizzazione del sogno americano. Le loro vicende vengono narrate con uno stile volutamente elementare e intensamente sentimentale.
James Thomas Farrell
James Thomas Farrell (1904-1979), nato a Chicago, è considerato uno dei maggiori esponenti del romanzo sociale americano. Analizzò nei suoi romanzi le contraddizioni della società industriale e della morale borghese, viste come conseguenza estrema del sogno americano e del mito della frontiera. Si affermò con la trilogia Studs Lonigan (La vita di Studs Lonigan, 1935), studio della disgregazione morale e fisica di un giovane sullo sfondo della squallida periferia americana; l'opera, di chiaro impianto naturalistico, mostra l'influenza di T. Dreiser. Nella stessa traccia furono le altre opere: A world I never made (Un mondo che non ho mai creato, 1936), No star is lost (Nessuna stella è perduta, 1938), Father and son (Padre e figlio, 1940). Testimonianza del suo percorso artistico è il saggio A note on literary criticism (Nota sulla critica letteraria, 1936).
John Roderigo Dos Passos
John Roderigo Dos Passos (1896-1970), nato a Chicago da genitori benestanti di origine portoghese, dopo la laurea a Harvard, si recò in Spagna e nel 1917 prestò servizio come conducente di ambulanze sul fronte francese e in Italia. Finita la guerra, trascorse circa dieci anni come giornalista attraverso l'Europa, scrivendo poesia, saggi e prosa. L'esperienza della guerra mondiale fece da sfondo ai primi romanzi: One man's initiation (Iniziazione, 1917, 1920) e Three soldiers (Tre soldati, 1921): nel secondo lo scrittore analizzava le reazioni di tre "coscritti" americani di fronte alla guerra "orribile e assurda". Come per altri autori di quegli anni, anche per Dos Passos la guerra costituì un'esperienza traumatica, che lo orientò verso scelte di carattere politico-sociale; pur scrivendo negli stessi anni di Fitzgerald, Dos Passos fu attratto dai meccanismi e dagli ingranaggi che muovevano la società, apparentemente brillante, degli anni Venti. Nel 1925 pubblicò Manhattan Transfer (Nuova York): protagonista del romanzo è la metropoli contemporanea che, indifferente nei confronti dell'individuo, diviene l'emblema dell'America e della condizione umana nel XX secolo. Negli anni successivi Dos Passos assunse posizioni politriche radicali, dedicandosi quasi esclusivamente al giornalismo. Compì due viaggi in Russia, seguì le rivoluzioni a Cuba e in Messico e le grandi battaglie sindacali degli anni Trenta in America. Le esperienze di quel periodo diventarono la materia della trilogia intitolata U.S.A. e composta da The 42nd parallel (Il quarantaduesimo parallelo, 1930), 1919 (1932) e The big money (Un mucchio di quattrini, 1938). L'intenzione dello scrittore era quella di fare un ritratto, brutalmente satirico, dell'America e di ogni strato della società da costa a costa. Egli era convinto che il risultato del capitalismo fosse una netta frattura fra ricchi e poveri, che poteva essere colmata solo da un significativo cambiamento sociale. In questo ciclo Dos Passos sperimentò una forma narrativa costituita da un collage di tre elementi: i "cinegiornali" (newsreel), una scansione degli avvenimenti più significativi del periodo attraverso i titoli dei giornali e altre fonti documentarie; il cosiddetto "occhio della telecamera" (camera eye), che registra il modo in cui tali eventi erano percepiti attraverso un anonimo "flusso di coscienza"; brevi biografie, spesso dissacranti, dei personaggi più noti dell'epoca (da Isadora Duncan a Rodolfo Valentino a Thomas Edison ai fratelli Wright), che fungevano da contrappunto a capitoli in cui narrava le vicende di personaggi immaginari considerati rappresentativi di quegli anni.