Marcel Proust
La fortuna critica
Secondo Proust l'autore non è libero di fronte all'opera d'arte: egli non può che scoprirla e scoprire con essa ciò che di solito ci resta ignoto, la realtà della nostra vera vita. La materia di un romanzo è del tutto indifferente. Conta soltanto la "visione originale" dell'artista, il suo personale sguardo sul mondo. L'opera di Proust, lontana dal realismo come dal simbolismo, dal romanzo di idee come dalla letteratura d'avanguardia, appare irripetibile e in un certo senso isolata. Dopo le iniziali incomprensioni, la critica ha scoperto la ricchezza e la modernità della Recherche, volgendosi a studiare le innovazioni del discorso narrativo (esaminate in particolare da G. Genette), la complessità della struttura, le intuizioni della memoria involontaria, o ripercorrendo l'itinerario del protagonista come un lungo "apprendistato di segni", i segni della mondanità, dell'amore, delle emozioni, dell'arte. D'altra parte, anticipando le riflessioni critiche sulla pluralità di sensi del testo e sulla molteplicità dei percorsi di lettura, Proust aveva già sottolineato il ruolo attivo del lettore, a cui l'opera si rivolge non come un tutto separato e compiuto, bensì come uno strumento ottico che gli permette di guardare in se stesso: "Ogni lettore, quando legge, è soltanto il lettore di se stesso".