Dialettica circolare e contemplazione creatrice
Il carattere della processione delle ipostasi dall'Uno non è perciò lineare, ma è un processo "circolare", che termina in un momento contemplativo che fa essere l'ipostasi ciò che è. Ciò che procede dall'Uno è una sorta di potenza informe: per sussistere deve rivolgersi a contemplare l'Uno stesso, così da fecondarsi e riempirsi di esso, e poi deve rivolgersi su se stesso fecondato dall'Uno. Nel primo momento si produce l'essere, nel secondo il pensiero che lo pensa. Si produce in tal modo la seconda ipostasi, il Nôus (in greco è l'Intelligenza), che è l'ipostasi dell'Essere del Pensiero e della Vita per eccellenza. La terza ipostasi, l'Anima, deriva da una potenza che procede dal Nôus, la quale trae la propria sussistenza rivolgendosi a contemplare il Nôus stesso; mediante la contemplazione del Nôus entra in contatto con l'Uno-Bene, da cui si deriva la conseguente possibilità di un ritorno finale all'Uno. Con il contemplare ciò che è prima di lei, l'Anima pensa; contemplando sé che pensa, si conserva nel suo essere; infine, guardando ciò che viene dopo di lei, ordina e regge il cosmo sensibile che da lei procede. Con il cosmo fisico termina la scala degli esseri. Infatti la materia è l'affievolirsi estremo della forza produttrice, ormai priva di capacità di quel rivolgersi a contemplare che crea le cose. È quindi il termine conclusivo e informe di un processo. In tal modo Plotino spinge la spiritualizzazione del cosmo ai limiti estremi. L'uomo è essenzialmente la sua anima, da cui dipendono tutte le attività: la conoscenza intellettiva, le sensazioni, le volizioni, i sentimenti e le passioni. Il destino ultimo dell'anima dell'uomo consiste nel ricongiungimento all'Uno-Bene, che è possibile anticipare anche su questa terra se si toglie tutto ciò che da lui ci divide per conseguire la visione dell'Uno stesso (estasi) e la partecipazione a esso.