Il manierismo a Firenze

Firenze fu uno dei primi centri di elaborazione del manierismo. Nei primi dieci anni del Cinquecento si assistette ancora però, con fra' Bartolomeo (Baccio della Porta, 1472-1517) e Andrea del Sarto, a casi di classicismo. Ma con la caduta della Repubblica fiorentina (1512) si manifestarono precocemente tendenze anticlassiche e manieristiche, i cui massimi rappresentanti furono i pittori Rosso Fiorentino e Pontormo.

Negli stessi anni Michelangelo creò a Firenze opere schiettamente manieristiche (vestibolo e scalone della Biblioteca Laurenziana, 1524; sagrestia nuova a S. Lorenzo con le tombe medicee, 1521-33). Le successive fasi del manierismo si svilupparono sotto Cosimo I de' Medici e furono rappresentate dalle pitture di G. Vasari, del Bronzino, di Francesco Salviati (1510-63); dalle sculture di B. Cellini, Giovanni Angelo Montorsoli (1507-63), Baccio Bandinelli (1488-1559), Giambologna; dalle architetture del Vasari (palazzo degli Uffizi, iniziato nel 1560), di B. Ammannati (ponte S. Trinita, 1567-69; cortile di Palazzo Pitti, 1560), di Bernardo Buontalenti (1536-1608; Casino Mediceo, 1574; Belvedere, 1590-95; Giardini di Boboli, in cui ideò la grotta e la fontana dell'Oceano con le statue del Giambologna).

 

Andrea del Sarto

Del pittore Andrea d'Agnolo di Francesco, detto Andrea del Sarto (Firenze 1486-1530), sono noti gli affreschi dell'atrio della SS. Annunziata (ca 1510) con Scene della vita di S. Filippo Benizzi che costituiscono le prime opere sicure e rivelano l'impegno monumentale e architettonico che lo pone in rapporto col classicismo romano e con Michelangelo e Raffaello, ma anche con lo sfumato leonardesco e il colorismo veneto. Nel 1511 nel chiostro della SS. Annunziata affrescò il Corteo dei Magi e nel 1514 la Nascita della Vergine. Fra il 1512 e il 1526, per il chiostro degli Scalzi, compì un ciclo di affreschi con nove Storie di S. Giovanni Battista e quattro Virtù, e dipinse la Madonna delle Arpie (1517, ora agli Uffizi). È noto anche come ritrattista con lo Scultore (1524, Londra, National Gallery), il Ritratto di ragazza e l'Autoritratto degli Uffizi. Fra le sue ultime opere le più importanti furono: la Sacra Conversazione di Berlino, i quattro Santi degli Uffizi (1528) e la Madonna del Sacco (1525), lunetta affrescata nel chiostro dell'Annunziata.

 

Rosso Fiorentino

Giovanni Battista di Iacopo, detto Rosso Firentino (Firenze 1495 - Fontainebleau 1540), si formò nella bottega di Andrea del Sarto, ma mostrò una personalità autonoma e originale fin dalla prima opera sicura, l'Assunzione, affrescata nel chiostro della SS. Annunziata (1517). Spirito aggressivo e iconoclasta, Rosso diede nelle opere successive un contributo fondamentale al momento più ricco e inquietante del manierismo fiorentino: dalla macabra, demoniaca evocazione del disegno degli Scheletri (1517, Firenze, Uffizi), di evidente influsso nordico, alla pala con Madonna e santi per S. Maria Nuova (1518, Firenze, Uffizi), alla Deposizione (1521, Volterra, Pinacoteca), al Mosè e le figlie di Ietro (1523, Firenze, Uffizi), eccezionale esercitazione su temi michelangioleschi, dissacrati con estrema acutezza di stile.

Operò infine in Francia (1530), come pittore di corte di Francesco I, lavorando insieme al Primaticcio alla reggia di Fontainebleau (Padiglione di Pomona, 1532-35; Galleria di Francesco I, 1534-37). Un tono più grave e contenuto distingue i dipinti tardi, come la Pietà (1537-40, Parigi, Louvre).

 

Pontormo

Jacopo Carrucci, detto il Pontormo (Pontormo, Empoli 1494 - Firenze 1556) fu una figura emblematica del manierismo italiano. Lavorò nella bottega di Andrea del Sarto a fianco di Rosso Fiorentino; nelle prime opere rilevanti (fino alla Visitazione affrescata nel 1516 nel chiostro della SS. Annunziata) egli reagì tuttavia al misurato e dolce classicismo di Andrea con un segno nervoso e vibrante, iniziando quel processo di corrosione della dimensione classica che appare già avanzato nella Pala Pucci (1518, S. Michele Visdomini). Da questo momento il percorso del Pontormo (che, salvo forse due viaggi a Roma, operò sempre a Firenze) rappresenta la fase più tormentata del manierismo fiorentino. Praticamente isolato, nonostante godesse della protezione dei Medici, egli continuò a sperimentare forme sempre più raffinate, in una dimensione che negli anni si fece via via più inquieta, come ci tramanda il suo Diario (1554-56). Lungo questo percorso si collocano le Storie di Giuseppe per la Camera Borgherini (1515-19, Londra, National Gallery), colme di riferimenti nordici, ad A. Dürer; la lunetta della villa medicea di Poggio a Caiano con Vertunno e Pomona (1521); il ciclo delle Storie della Passione, affrescato alla Certosa del Galluzzo (1523-25); Cena in Emmaus (Firenze, Uffizi); ritratti di acutissima interpretazione psicologica (Cosimo il Vecchio, Firenze, Uffizi).

Nella piena maturità del suo stile le forme dei corpi si allungano e si gonfiano oltre misura, invadendo lo spazio, come nella Deposizione (1526-28, Firenze, S. Felicita), o nella Visitazione (1528-30, Pieve di Carmignano), mentre l'astratto colorismo è ormai slegato da qualunque rapporto col reale.

 

Agnolo Bronzino

Agnolo Bronzino (Monticelli, Firenze 1503-1572) fu allievo del Pontormo e fuse nella sua pittura elementi del manierismo toscano e influssi michelangioleschi, raggiungendo effetti nobilissimi d'arte nella fermezza e freddezza metafisica dei suoi ritratti come Guidobaldo d'Urbino (Firenze, Pitti), Lucrezia Panciatichi (1540, Firenze, Uffizi) e Andrea Doria (Milano, Brera) e numerosi altri, eseguiti per conto dei Medici, alla cui corte fu pittore ufficiale dal 1539. Fu autore anche di affreschi (Storie bibliche, Firenze, Palazzo Vecchio) e di cartoni per l'arazzeria medicea.

 

Benvenuto Cellini

Benvenuto Cellini (Firenze 1500-1571), al tempo stesso orafo, scultore e scrittore, condusse un'esistenza romanzesca e densa di avventure, che egli stesso narrò nella sua Vita (1558-62), capolavoro del genere autobiografico. Dopo aver lavorato a Roma (papa Clemente VII, nel 1529, lo nominò incisore alla zecca romana), soggiornò in Francia (1540-45) sotto la protezione di Francesco I per il quale realizzò la preziosa saliera in oro e smalto (1543, Vienna, Kunsthistorisches Museum), che vede l'applicazione degli schemi propri della scultura all'oreficeria. Tornato a Firenze nel 1549 realizzò per Cosimo I il bronzo del Perseo (Firenze, Loggia dei Lanzi), la sua opera più celebre e conclusiva; il grande busto in bronzo di Cosimo I e il Narciso (Firenze, Museo nazionale); al 1556 ca risale il Crocifisso marmoreo nella sagrestia dell'Escorial. Lasciò anche i trattati Dell'oreficeria e Della scultura (1568) e una raccolta di Rime. I suoi lavori di oreficeria sono andati quasi totalmente perduti.

 

Giambologna

Jean Boulogne, detto il Giambologna (Douai 1529 - Firenze 1608), scultore fiammingo formatosi ad Anversa, nel 1550 si trasferì e stabilì a Firenze. La sua opera si colloca nell'ambito delle ricerche intellettualistiche del tardo manierismo fiorentino, rivelando anche contatti con l'ambiente nordico e con la scuola di Fontainebleau . Le sue statue come Fontana del Nettuno (1563-66, Bologna, Piazza del Nettuno), Mercurio (1564, Firenze, Bargello), Ratto delle Sabine (1579-83) ed Ercole e il centauro (entrambi Firenze, Loggia dei Lanzi) hanno forme ampie e rotonde, alternate a vuoti profondi che preannunciano la stagione del barocco, superando definitivamente l’insegnamento di Michelangelo.