La Rivoluzione russa spiegata in modo semplice
Dal malcontento degli agricoltori alla creazione del primo Stato socialista al mondo: ecco le tappe fondamentali che hanno condotto alla caduta degli zar e alla riforma totale della Russia
La storia della Rivoluzione russa, evento dirompente che ha cambiato il volto politico di una parte significativa del pianeta, ha origine da tanti micro-eventi che, combinati insieme, hanno portato il popolo a ribellarsi al potere degli Zar e all'ordine costituito. Si parla anche di rivoluzioni al plurale perché, per arrivare alla presa del Palazzo d'Inverno, atto finale che cambia per sempre l'assetto governativo Russo, ci sono stati due attacchi da ricordare: quello del 1905 e quello del 1917. Per non perdersi nell'intrico di questi fatti storici, ecco un bel riassunto sulla rivoluzione russa, spiegata in modo facile.
Le premesse della rivoluzione russa
Nella seconda metà dell'Ottocento la Russia era dominata dallo Zar Alessandro II, appartenente alla famiglia Romanov. Incapace di contenere le tendenze rivoluzionarie e di riformare il Paese per dare ai più poveri maggiore dignità e risorse economiche, vennero a crearsi le condizioni ideali per l'insorgere di gruppi populisti. Furono questi ultimi a rinfocolare il desiderio di riscatto dei contadini. La violenza rivoluzionaria teorizzata da Michail Bakunin guidò le rivolte, che portarono all'assassinio di Alessandro II. A lui seguì Alessandro III, anch'egli incapace di riformare l'impero. Nel 1894 alla guida della Russia arrivò Nicola II, quello che sarebbe stato ricordato come l’ultimo Zar.
Prima Rivoluzione russa
Prima di tutto, bisogna porsi la domanda più importante: quali sono le cause della Rivoluzione russa? Partamo dal 1904, un anno molto difficile per la popolazione russa che, stremata e indebolita dalla guerra russo-giapponese, soffriva anche a causa delle condizioni di vita nelle campagne, nettamente peggiorate rispetto al passato. Alle sommosse contadine, poi, si aggiungevano anche le proteste di operai e ferrovieri. La sconfitta della Russia durante il conflitto col Giappone non fece che acuire il malconento.
La Domenica di Sangue
Il tradizionale sistema di potere autocratico stava cominciando a vacillare. Le ripetute manifestazioni popolari culminarono in quella del 22 gennaio 1905, quando oltre 250mila lavoratori si radunarono di fronte al Palazzo d'Inverno chiedendo allo zar un miglioramento delle loro condizioni di vita. La manifestazione si trasformò in un bagno di sangue: le truppe imperiali spararono sulla folla facendo migliaia di feriti e centinaia di vittime. La giornata fu ricordata poi come la Domenica di Sangue.
Lo zar Nicola II si ritrovò ad affontare la miccia della rivoluzione. All'indomani della domenica di Sangue, in città si formarono i soviet, assemblee di operai e contadini finalizzate a gestire in modo democratico il potere politico ed economico, mentre in campagna le rivolte dei contadini contro i proprietari terrieri dilagavano. Anche molti ufficiali, sconvolti da quanto accaduto durante la manifestazione di fronte al palazzo dello zar, si uniscono al popolo.
Per calmare gli animi, a ottorbre 1905 Nicola II introdusse libertà civili di base e creò la Duma (l'assemblea rappresentativa della Russia, una sorta di parlamento) conferendole (solo sulla carta) la partecipazione alla vita pubblica e al potere legislativo. La forma di potere rimase comunque autocratica, quindi accentrata nelle mani dello Zar. Questo approccio non risolse però la situazione. Scioperi e manifestazioni continuarono: la repressione dell'esercito è costante.
Seconda rivoluzione russa
Negli anni Dieci del Novecento la Russia è ancora alle prese con una grave crisi interna. Nicola II pensa di risolvere la situazione schierandosi a fianco di Francia e Gran Bretagna nel corso della prima guerra mondiale: la sua intenzione non era solo quella di suscitare patriottismo nel popolo, ma anche quella di creare "una distrazione" alle tensioni interne volgendo l'attenzione a nemici esterni. E sarà proprio la Grande Guerra la miccia che cambierà per sempre il volto della Russia, mettendo fine allo zarismo. Vediamo come.
La prima guerra mondiale
Schierandosi con Francia e Gran Bretagna lo zar puntava a una rapida vittoria, ma lo stratagemma non funziona. L'impero non è in grado di sopportare il peso del conflitto né a livello umano né economico, in Russia il popolo fa la fame, e al fronte l'esercito è totalmente inadeguato ad affrontare la guerra. I morti sono oltre un milione, la disfatta è totale. Le continue sconfitte contribuiscono a soffiare sulla fiamma del fuoco rivoluzionario in patria, i bolscevichi guadagnano sempre più credito, e si vengono a creare le premesse di quella che sarà poi ricordata come la seconda rivoluzione russa, detta anche Rivoluzione d'Ottobre.
Gli scioperi a la rivoluzione di febbraio 1917
La Russia è al collasso sia all'interno che sul fronte. Il malcontento della popolazione generava continue rivolte che, esplose a Pietrogrado, si allargarono anche a Mosca. Nicola II sciolse la Duma e ordinò all'esercito di reprirmere le insurrezioni. A Pietrogrado le truppe si schierarono però col popolo, unendosi alle insurrezioni. Il 27 febbraio 1917 gli scioperanti conquistarono la capitale.
Il 28 febbraio la città è in mano agli insorti e si creano due schieramenti diversi che cercano di spartirsi il potere. Benché il governo prevvisorio sia guidato dal principe L'vov, espressione della borghesia liberale e moderata che intende continuare la guerra al fiano di Gran Bretagna e Francia, al suo fianco troviamo il soviet guidato da menscevichi e bolscevichi: questi ultimi spingevano per una rivoluzione totale, in totale rottura con la storia della Russia. Esponende di spicco dei bolscevichi era Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin.
Il 2 marzo 1917 lo zar Nicola II fu costretto ad abdicare.
La rivoluzione d'ottobre
Fino agli inizi del 1917 erano stati i menscevichi a rappresentare lo schieramento più influente. Ma le cose cambiarono quando Lenin, esule in Finlandia, tornò in patria ed espose il suo programma, le cosiddette Tesi di Aprile, in netto contrasto con la linea tenuta dal governo provvisorio guidato da L'vov. Oltre all'uscita della Russia dalla guerra, Lenin asupicava l'instaurarsi di un nuovo sistema economico e sociale che si basava (in estrema sintesi) sull'abolizione della proprietà privata, sulla nazionalizzazione delle fabbriche, i cui centri di produzione sarebbero stati controllati direttamente dagli operai.
I bolscevichi acquistarono sempre più credito e potere, e Lenin capì che era arrivato il momento di prendere il potere: si pongono le basi di quella che sarà poi ricordata come la Rivoluzione di ottobre. Il 24-25 ottobre 1917 Lenin guidò le truppe rivoluzionarie nella presa del centro di potere, il Palazzo d'Inverno, costituendo di fatto un governo rivoluzionario bolscevico provvisorio, cominciando i lavori per dar vita all'assemblea costituente, alle cui elezioni i bolscevichi ottengono però solo il 25% dei voti. All'inizio del 1918 Lenin ordina all'armata rossa di sciogliere la costituente imponendo, di fatto, la dittatura del proletariato.
La nascita dell'URSS
I bolscevichi, guidati da Lenin, prendono il potere e cominciano subito le trattative per uscire dalla guerra. La pace di Brest-Litovsk fu firmata nel 1918 e la Russia cedette i territori della Finlandia, dell'Ucraina, della Polonia e quelli dei Paesi baltici
La pace e il conseguente trattato non fu ben accolta dagli ex ufficiali dello Zar, che scatenarono una contro rivoluzione. Così, nel 1918, il popolo russo dovette affrontare una sanguinosa guerra civile che si concluse con la vittoria dell'Armata Rossa Bolscevica. Inoltre, la stessa Armata dovette combattere contro la Polonia, conflitto che si risolse con la Pace di Riga. Nel 1922 nasce l'URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), uno stato socialista a struttura federale, il primo nella storia dell'umanità.
Stefania Leo
Foto di apertura: Soviet Artefacts su Unsplash