Il fenomeno del true crime tra ossessione e voyeurismo
Dai podcast alle docu-serie, fino alle ricostruzioni romanzate: oggi il genere del true crime sta attraversando un momento di grande popolarità. Quali le ragioni del successo?
True crime è una delle chiavi di ricerca e tag più seguiti sulle piattaforme audio e video. Dopo l'exploit del libro Romanzo Criminale (e poi del film e della serie), gli italiani si (ri)scoprirono affascinati dal male. Infatti, basti ricordare il grande successo de Il Padrino per comprendere che questo non è un fenomeno inedito, bensì una nuova ondata di contenuti mediatici tesi a rinfocolare il racconto attorno a casi di cronaca, crimini e misteri. La differenza rispetto al passato è una nuova esplorazione del caso in modo più ampio: non c'è solo il racconto di ciò che è stato, anche romanzato, ma l'ampliamento delle indagini grazie al lavoro di giornalisti intraprendenti e all'aiuto di un fattore determinante. Il tempo.
Crimine: il fascino del male
La curiosità per i fatti di cronaca vende. Lo dimostrano la pluralità di programmi del day time dedicati a ricostruzioni fin troppo pedisseque, le docu-serie su Netflix, i podcast. Ad animare il pubblico la voglia di saperne di più, posizione politically correct dietro cui a volte si nasconde un voyeurismo macabro che ha un solo scopo: interrompere la routine di tutti i giorni attraverso casi inquietanti che possano occupare la mente.
Si guardano le scene del crimine con la stessa attenzione che dedicheremmo a un'opera d'arte, analizzando i particolari più banali pur di tirare avanti il racconto. Ma è il colpo di scena nelle indagini, la svolta attesa, quella che tiene incollati davanti allo schermo.
Cosa ci appassiona del true crime?
L'uomo è animato da due forze, che i greci chiamavano Eros (pulsione di vita) e Thanatos (pulsione di morte). Della prima fanno parte la libido e la spinta all'autoconservazione. La seconda si rivela attraverso spinte auto- ed eterodistruttive. Il true crime ci permette di assecondare in maniera mediata questa seconda forza, osservando il male fuori di noi. A questo, il genere aggiunge un fattore importante: i crimini non sono lontani dalla vita di ogni giorno. Anche il vicino di casa - anche noi stessi! - possiamo diventare protagonisti di una vicenda efferata.
Ma la coscienza ci protegge, mettendo in atto una serie di meccanismi che spostano l'attenzione dalle nostre pulsioni di morte verso quelle degli altri, relegandole solo a una dimensione esterna. Ciò non toglie però che guardarle accadere negli altri, vedere volti insospettabili diventare carnefici, ci affascini.
Esercizi di immedesimazione
I contenuti classificati come true crime portano gli spettatori (e gli ascoltatori) a immedesimarsi sia nei panni del criminale sia in quelli della vittima. Naturalmente la differenza la fanno la capacità di narrare e la quantità di dettagli presenti nel racconto. Inoltre, comodamente seduti sul divano, è possibile esercitare un altro sottile piacere umano: il giudicare il male altrui come i più severi dei giudici.
Poi ci sono le emozioni provate nel rivivere l'agonia e il male perpetrati alla vittima. Si avverte il pericolo, lo smarrimento, il terrore. Eppure, si continua a guardare ed ascoltare proprio perché quel racconto vero, realmente accaduto, riescono a innescare emozioni intense, ben diverse dalla tranquilla - almeno in apparenza - routine quotidiana.
I podcast true crime più seguiti
Tra i tanti prodotti culturali legati al true crime, il boom più recente l’hanno vissuto i podcast. Da Elisa De Marco a Pablo Trincia, i moderni menestrelli del crimine hanno costruito una fitta community di ascoltatori. Sfruttando la voce come mezzo di racconto non invasivo, è possibile immedesimarsi nelle vicende più torbide, rimanendo impegnati su compiti banali come lavare i piatti. Ecco i podcast true crime più seguiti degli ultimi anni.
Dove nessuno guarda
In occasione dei trent’anni dalla scomparsa di Elisa Claps, Chora Media e Sky hanno messo online il podcast di Pablo Trincia Dove nessuno guarda. Grazie allo stile unico del giornalista, le puntate ripercorrono tutto il corso delle indagini dal 12 settembre 1993 fino ai giorni nostri, indagando nel passato e nella vita in Gran Bretagna di Danilo Restivo. L’excursus narrativo porta a smascherare i numerosi errori commessi nelle indagini, per poi giungere al ritrovamento del corpo mummificato di Elisa, avvenuto nel marzo 2010. Le testimonianze degli intervistati – tra tutti, quelle dei componenti della famiglia Claps – mettono in evidenza un fatto: i punti da chiarire restano tantissimi.
Indagini
Indagini è un podcast prodotto da Il Post. A condurlo Stefano Nazzi, che racconta alcuni dei fatti più noti della cronaca nera italiana, allungando il racconto ai giorni nostri, per raccontare cosa è successo quando i riflettori si sono spenti. Inoltre, analizza in modo dettagliato il funzionamento della giusta italiana e tutto ciò che avviene prima di una sentenza. Errori e grandi intuizioni nelle indagini sono all'ordine del giorno, ma i casi più noti meritano la risposta alla domanda: e poi, cosa è successo?
Zodiac e il Mostro di Firenze
La storia del Mostro di Firenze è nota a tutti, ma il giornalista Francesco Amicone avvicina la vicenda a quella di un altro serial killer. Zodiac è il protagonista di una serie di efferati delitti in California: secondo Amicone ci sono molte similitudini con il caso italiano. Entrambi avrebbero preso ispirazione da film horror per i loro crimini. Le loro filosofie di azione si nutrirebbero di elementi come l'acqua e specifici riferimenti culturali. Luca Ward ripercorre le indagini di Amicone in uno dei podcast più ascoltati degli ultimi anni.
Polvere. Il caso di Marta Russo
Polvere. Il caso Marta Russo inizia col racconto dello sparo che il 9 maggio 1997 ferisce Marta Russo. Attorno alla morte della giovane, però, non c’è movente né bossolo. Una perizia sbagliata svia le indagini: in otto puntate Cecilia Sala e Chiara Lalla ricostruiscono il caso, analizzando i documenti processuali e la narrazione emersa attorno alla vicenda, senza risparmiare gli errori e pressioni che hanno impedito di fare chiarezza.
Stefania Leo
Foto di apertura: Maxim Hopman su Unsplash