tedésco
IndiceLessico
agg. e sm. (f. -a; pl. m. -chi) [sec. XVI; dal latino medievale theodiscus, propr., volgare (riferito alla lingua), dall'antico tedesco theod, popolo]. Insieme di lingue appartenenti al gruppo germanico occidentale e di popolazioni che parlano tali lingue: letteratura, civiltà tedesca. In particolare, proprio della Germania e dei suoi abitanti: nazione tedesca; precisione tedesca; abitante o nativo della Germania.
Linguistica
Negli antichi documenti il tedesco era designato col termine thiudisk/ diutisk che indicava propriamente la lingua “popolare, volgare” in contrapposizione al latino. Fin dalle origini si possono distinguere numerosi dialetti che formano due aree dialettali principali: quella del basso tedesco(niederdeutsch) nelle regioni pianeggianti settentrionale, e quella dell'alto tedesco(hochdeutsch) nelle regioni più alte e montuose centro-meridionali. Il basso tedesco comprende a occidente il basso franco (da cui si sono sviluppati gli attuali dialetti olandesi e fiamminghi) e a oriente il basso sassone (da cui si sono sviluppati i dialetti della Germania settentrionale). L'alto tedesco comprende due sezioni: quella del tedesco medio o centrale (mitteldeutsch), che a sua volta si distingue in un'area occidentale formata dai dialetti medio-francone (comprendente il ripuario e il mosellano), francone renano (in cui si distingue una varietà meridionale), francone orientale, e in un'area orientale formata dai dialetti turingio, sassone superiore e slesiano, e la sezione del tedesco superiore (oberdeutsch), formata dal bavarese-austriaco e dall'alemanno. La principale caratteristica che distingue i dialetti alto tedesco da quelli basso tedesco è la seconda rotazione consonantica che ha trasformato le occlusive sorde p t k del basso tedesco in affricate sorde (pf, z, kh) o in fricative sorde (ff, ss, hh) e le occlusive sonore b d g del basso tedesco in occlusive sorde (p t k); questo fenomeno è più intenso nel tedesco superiore che nel tedesco medio o centrale. Nell'evoluzione cronologica del tedesco basso e alto si distinguono tre fasi: quella antica fino al sec. XII d. C., quella media fino al sec. XVI, quella moderna fino ai nostri giorni. Ciascuna di queste fasi è caratterizzata da particolari fenomeni fonetici, morfologici e sintattici: la metafonia palatale di origine settentrionale inizia debolmente nella fase antica ma si afferma e si generalizza nella fase media, le vocali atone tendono a indebolirsi o a scomparire nella fase media, i dittonghi ie uo üe tendono a monottongarsi in ī u ü mentre le vocali lunghe ī ū si dittongano in ei au nel periodo tardo della fase media, sk si palatalizza in sch nella fase media, e in questa fase si fanno più frequenti i fenomeni di assimilazione di nessi consonantici, le metatesi di liquida e vocale, l'uso dell'articolo si fa sempre più regolare, nella flessione nominale si nota una tendenza alla riduzione e semplificazione delle forme, nella flessione verbale si affermano e si regolarizzano le forme perifrastiche per il futuro e i tempi passati composti. Mentre nella fase antica i testi hanno tutti uno spiccato carattere dialettale, all'inizio della fase media, con il sorgere e lo svilupparsi della grande poesia cavalleresco-cortese, si può notare un primo tentativo di usare una lingua letteraria piuttosto omogenea che, senza eliminare le varietà dialettali, potesse essere abbastanza facilmente compresa da tutti. In questo periodo si fa sempre più sensibile l'influsso culturale francese e molte parole francesi penetrano in tedesco: alcune di queste parole non avranno lunga vita (schantieren, cantare; schanzûn, canzone; prisûn, prigione), ma altre sono sopravvissute sino a oggi (falsch, falso; Manier, modo, maniera; Preis, prezzo; Tanz, danza); assieme alle parole penetrano in tedesco anche suffissi di origine francese (il suffisso nominale -ī, tedesco moderno -ei dal francese -ie; il suffisso verbale -ieren dal francese -ier). Fino al sec. XIII il latino era rimasto la lingua diplomatica, giuridica e amministrativa, ma a partire da questo periodo il tedesco tende a sostituirlo, non senza mutuare dal latino particolari termini tecnici (Advokat, Kaution, konfiszieren), e si va formando nelle varie cancellerie, in particolare in quella reale di Praga e in quella della corte di Sassonia, una lingua scritta con caratteri comuni e relativamente unitaria. Alla fine del sec. XV l'avvento della stampa favorisce ulteriormente questo processo di unificazione linguistica. Nel secolo successivo M. Lutero riprende la lingua cancelleresca e ne fa quella lingua letteraria comune che sta alla base del tedesco moderno. L'ortografia, finora oscillante, tende a regolarizzarsi, il genere grammaticale dei nomi, ancora piuttosto fluttuante, tende a fissarsi, le differenze lessicali si livellano. Il latino resta però ancora per qualche tempo la lingua della scienza e dell'università: ciò non è stato senza conseguenze per il lessico tedesco che si è arricchito di non pochi prestiti (Examen, Fakultät, Kommentar). Più ancora del latino il francese continuò a esercitare un notevole influsso culturale e linguistico sulla società aristocratica tedesca, con la conseguente penetrazione di molte altre parole francesi specialmente nell'ambito dei nomi di parentela (Onkel, zio; Tante, zia), della terminologia architettonica (Balkon, Fassade), gastronomica (Frikassee, Omelette), sartoriale (Robe, Taille), militare (Artillerie, Garnison, Kompanie, Offizier). Questa francomania assume aspetti così vistosi che nella prima metà del sec. XVII si crea l'espressione die alamodische Zeit per indicare appunto il tempo in cui si cerca in ogni modo di essere à la mode nell'imitazione di modelli francesi. Molto minore fu l'influsso italiano riscontrabile specialmente nella terminologia musicale (Adagio, Arie, Forte, Fortissimo) e in quella commerciale (Agio, Giro, Tratte). Come reazione sorgono nel sec. XVII con funzioni normative diverse accademie che, affiancate dall'opera dei grammatici, cercano di purificare la lingua eliminando da essa le parole di origine straniera; in quest'opera a volte si andò anche oltre il segno, come quando si pretese di sostituire Fenster (finestra) con Tageleuchter e Natur con Zeugenmutter. È sostanzialmente la lingua di Lutero (il cosiddetto lutherdeutsch) che questi puristi e grammatici rilanciano e diffondono e il poeta M. Opitz, il più prestigioso e intelligente rappresentante di questo indirizzo, viene a sua volta proposto come modello linguistico. La grammatica viene ulteriormente normalizzata e i successivi scrittori e filosofi rendono il lessico più duttile e rispondente alle nuove esigenze espressive, specialmente per quanto riguarda la resa dei concetti astratti. È sempre la lingua di Lutero che gode il maggior prestigio e autorità e raggiunge il suo più alto livello letterario con W. Goethe e gli altri grandi scrittori del sec. XVIII; è questa lingua che si perpetua nel secolo successivo diventando sempre più di dominio comune anche per opera della scuola e della stampa. Nel sec. XIX comincia a farsi sentire anche l'influsso inglese che si traduce in prestiti lessicali che interessano campi diversi (Lokomotive, Smoking, Sport). Le vicende del sec. XX non sono state prive di conseguenze sulla lingua tedesca: in particolare la divisione politica che si ebbe per quasi un trentennio tra Repubblica Federale di Germania e Repubblica Democratica Tedesca, gravitanti verso due diverse sfere ideologiche e culturali, ha avuto un riflesso soprattutto in campo lessicale: termini come Volkskammer (camera popolare), Volkspolizei (polizia popolare) erano ovviamente tipici della Germania orientale, ma anche per lo stesso concetto si sono creati indipendentemente termini diversi (per il “conducente di trattore” si è coniato nella Germania occidentale Traktorfahrer e in quella orientale Traktorist).
Bibliografia
Per la storia della lingua
E. Tonnelat, Storia della lingua tedesca, Bologna, 1957; F. Albano Leoni, E. Morlicchio, Introduzione allo studio della lingua tedesca, Bologna, 1988.
Per le grammatiche del tedesco antico
A. Jolivet, F. Mossé, Manuel de l'allemand du Moyen Age (vale anche per il tedesco medio), Parigi, 1959; G. Dolfini, Grammatica del medio alto tedesco, Milano, 1989; idem, Lineamenti di grammatica dell'antico alto tedesco, Milano, 1989; A. Scaffidi Abbate, Introduzione allo studio dell'antico tedesco e dei suoi documenti letterari, Roma, 1989.
Grammatiche del tedesco moderno
H. Paul, Deutsche Grammatik, 5 voll., Halle, 1916-20; R. Luscher, R. Schäpers, Deutsch 2000. Grammatica del tedesco contemporaneo, Monaco, 1989; M. G. Saibene, Grammatica descrittiva della lingua tedesca, Roma, 1992.
Per i dizionari del tedesco moderno
J. Grimm, W. Grimm, Deutsches Wörterbuch (continuato da molti studiosi), 16 voll., Lipsia, 1854-1960; F. Kluge, W. Mitzka, Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache, Berlino, 1975; B. Klausmann Molter (a cura di), Das Pons Wörterbuch, Bologna, 1987; C. Milan, R. Sünkel, Falsche Freunde auf der Lauer, Dizionario di false analogie e ambigue affinità fra tedesco e italiano, Bologna, 1990.