germànico

Indice

Lessico

agg. (pl. m. -ci) [sec. XVI; dal latino Germanícus].

1) Che si riferisce agli antichi Germani: costumi germanici.

2) Lingue germaniche (o germanico sm.), gruppo di lingue della famiglia indeuropea.

3) Proprio della Germania moderna; anche sinonomo di tedesco.

4) In geologia, stile tettonico germanico, stile caratterizzato da fratture e faglie o da piegamenti a largo raggio, tipico delle zone a tettonica rigida. In Europa è rappresentato dalle strutture che si sviluppano nell'avampaese alpino per diretto e passivo adattamento della serie di copertura alle dislocazioni che hanno interessato il basamento cristallino.

Linguistica

Nel germanico si possono distinguere tre sezioni: quella del germanicoorientale, che comprende il gotico e la lingua di altre antiche popolazioni (Burgundi, Eruli, Gepidi, Vandali) di cui quasi nulla si conosce; quella del germanicosettentrionale o nordico, a sua volta divisibile in un nordico occidentale che comprende il norvegese e l'islandese, e in un nordico orientale che comprende lo svedese e il danese; e quella del germanicooccidentale che comprende l'inglese, il frisone e la complessa varietà dei dialetti tedeschi raggruppabili in due grandi aree, quella del basso-tedesco che comprende i dialetti tedeschi più settentrionali (basso-francone da cui derivano l'olandese e il fiammingo, basso-sassone da cui derivano gli attuali dialetti della Germania settentrionale) e quella dell'alto-tedesco che comprende i dialetti tedeschi centro-meridionali (medio-francone, francone renano, francone orientale, turingio, slesiano, sassone superiore, alamanno e bavarese); una posizione particolare nell'ambito del germanico occidentale occupa il longobardo. Cronologicamente si possono distinguere nelle lingue germaniche tre fasi: una antica, una media e una moderna. Tutte queste lingue e dialetti presentano tratti e caratteristiche essenziali che li distinguono dalle altre lingue indeuropee, con le quali hanno però in comune altri caratteri che concorrono alla costituzione della comunità linguistica indeuropea. All'insieme degli originari elementi comuni alle lingue e ai dialetti germanici si dà il nome di protogermanico o germanico comune o più semplicemente germanico. Le principali caratteristiche che accomunano le lingue germaniche sono: la sostituzione dell'originario accento musicale e libero indeuropeo con un accento intensivo fisso sulla sillaba radicale della parola che ha provocato indebolimenti e riduzioni del vocalismo delle sillabe interne e soprattutto di quelle finali (una traccia dell'originario accento indeuropeo è ancora rilevabile nelle applicazioni della cosiddetta legge di Verner); la radicale trasformazione del modo di articolazione delle occlusive indeuropee per la rotazione consonantica germanica; lo sviluppo delle liquide e delle nasali sonanti r, l, n, m in ur, ul, un, um (la negazione indeuropea n- passa a un in tutte le lingue germaniche); la confluenza delle vocali indeuropee ă e ŏ in ă, e di ā e ō in ō (quindi gotico năhts, notte, rispetto al latino nŏx) e conseguentemente dei dittonghi indeuropei ai e oi in ai (gotico wait, io so, rispetto al greco woîda); la riduzione della vocale indeuropea ĕ in í davanti a una nasale seguita da consonante o quando nella sillaba seguente c'era una i vocalica o semivocalica (quindi inglese wind, vento, tedesco Wind rispetto al latino ventus); la duplice flessione debole e forte dell'aggettivo; la tipica formazione di un preterito debole con un suffisso in dentale (inglese I loved, io amavo, amai, tedesco ich liebte). Di notevole portata non solo sul piano linguistico ma anche culturale sono stati fin da epoca remota i rapporti tra Latini e Germani che hanno portato allo scambio reciproco di numerosi elementi lessicali. Così si trovano ancora nelle lingue germaniche moderne non poche parole che sono certamente antichi prestiti latini: inglese cheese (formaggio), tedesco Käse dal latino caseus. In alcuni casi il vocabolo latino non è stato mutuato direttamente ma è stato tradotto nella corrispondente espressione germanica: inglese Sunday (domenica), tedesco Sonntag, in origine la traduzione del latino Solis dies poi sostituito in epoca cristiana con Dominica dies. L'influsso del latino sulle lingue germaniche non si è limitato comunque al campo puramente lessicale, ma ha interessato anche la struttura morfologica della lingua: il sorgere nelle lingue germaniche di una coniugazione perifrastica formata dall'ausiliare “avere” e dal participio passato (inglese I have loved, ho amato, tedesco ich habe geliebt) dipende dal modello dell'analoga costruzione che si trova nel latino volgare e nelle lingue romanze. Inversamente vi sono anche numerose parole che dalle lingue germaniche sono passate a quelle romanze. Limitandoci alla lingua italiana, si possono in alcuni casi distinguere i diversi strati di elementi germanici: di origine gotica sono le parole italiane briglia, galoppare (o voci dialettali come lombardo biot nudo, veneto bioto); di origine longobarda sono le parole balcone, palco, stamberga, strale; sono di origine franca le parole guardare, guerra. In qualche caso la stessa parola germanica è passata in italiano in forme diverse attraverso diverse lingue germaniche, come buttare dal gotico e bussare dal longobardo.

Bibliografia

A. Meillet, Caractères généraux des langues germaniques, Parigi, 1937; G. Bonfante, Latini e Germani in Italia, Brescia, 1965; A. Scaffidi Abbate, Introduzione allo studio comparativo delle lingue germaniche antiche, Bologna, 1979; P. Ramat, Introduzione alla linguistica germanica, Bologna, 1980.

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