selènio
Indicesm. [sec. XIX; dal greco selenē, luna (in analogia con tellurio) con allusione al colore argenteo che assume il selenio fuso]. Elemento chimico di simbolo Se, peso atomico 78,96 e numero atomico 34.
Chimica: caratteristiche
Assai scarso in natura, dove costituisce in percentuale appena il 10-5 in peso della crosta terrestre, lo si rinviene eccezionalmente allo stato nativo (in quantità apprezzabili solo in alcune zone degli Stati Uniti), sempre accompagnato da quantità variabili di zolfo e di tellurio e in alcuni seleniuri naturali che sono però anch'essi minerali molto rari e di interesse puramente scientifico. La maggior parte del selenio è invece presente come impurità nelle piriti e in altri solfuri di metalli pesanti. È un sottoprodotto della raffinazione elettrolitica del rame grezzo estratto dai minerali solforati. Analogamente allo zolfo, il selenio presenta varie forme allotropiche: le due più comuni sono il selenio rosso, che si ottiene per riduzione dei composti di selenio in soluzione acquosa, solubile in solfuro di carbonio, e il selenio grigio o selenio metallico, che si ottiene dal selenio rosso per riscaldamento a temperatura abbastanza elevata, è insolubile in solfuro di carbonio e fonde a 220,5 ºC. Il selenio metallico ha carattere di semiconduttore e gode della proprietà di aumentare di oltre cento volte la sua conducibilità elettrica quando viene colpito dalla luce, per cui trova molte applicazioni tecniche quale semiconduttore. Un altro uso del selenio è quello nei raddrizzatori di corrente detti appunto al selenio, i quali utilizzano il fenomeno della conduttività asimmetrica che esso presenta. Modeste quantità di selenio si usano inoltre per colorare i vetri in rosso o in arancione, negli smalti ceramici ecc. Nelle sue proprietà chimiche il selenio è assai simile allo zolfo; acceso, brucia all'aria trasformandosi nel biossido SeO₂, solido cristallino bianco, a differenza dell'analogo composto SO₂ dello zolfo, che è invece gassoso. A temperatura ambiente, o più spesso a caldo, il selenio si combina con la maggior parte dei metalli trasformandoli nei corrispondenti seleniuri: quello di ferro, FeSe, trattato con acido cloridrico libera il seleniuro di idrogeno H₂Se, detto anche acido selenidrico, o idrogeno seleniato secondo la vecchia nomenclatura chimica, che a temperatura ambiente si presenta come un gas incolore, dal fortissimo odore caratteristico di cavolo e molto tossico. Nei suoi composti con l'ossigeno il selenio presenta principalmente le valenze quattro e sei. L'acido selenioso, H₂SeO₃, può essere isolato allo stato puro e si presenta come un solido cristallino, come d'altra parte l'acido selenico H₂SeO4, che ha caratteristiche del tutto simili all'acido solforico. Fondendo il selenio con lo zolfo si ottengono dei solfuri di selenio di composizione non ben definita, usati in campo cosmetico. Per la sua pericolosità di manipolazione e tossicità in alte concentrazioni è stato gradualmente soppiantato dal silicio o altri semiconduttori.
Tossicologia
Negli esseri viventi il selenio, elementare o in composti, è essenziale come fattore nutritivo e antiossidante (contro i radicali liberi) in quantità pari a 0,1 ppm; diventa tossico a livelli superiori. L'inalazione delle polveri e dei fumi di selenio può determinare fenomeni irritativi a carico dell'apparato respiratorio. Il solfuro di selenio, usato in campo cosmetico per la cura delle dermatiti seborroiche sotto forma di shampoo contenente il 2,5% di principio attivo in un veicolo detergente, è poco assorbito dalla cute integra, mentre penetra facilmente attraverso gli elementi cutanei infiammati. L'assorbimento è pericoloso, potendo determinare fenomeni tossici a carico del fegato (infiltrazione grassa) e lesioni degenerative dell'epitelio dei tubuli renali.