radicale
IndiceLessico
agg. e sm. e f. [sec. XIV; dal latino tardo radicālis, da radix-īcis, radice; nel senso politico, dall'inglese radical].
1) Agg., relativo alla radice: l'apparato radicale di una pianta. Fig., che risale alle radici, che riguarda l'intima essenza di qualcosa; che estirpa un male, fisico o morale, dalle radici; energico, efficacissimo: rimedio radicale; riforme radicali, che vogliono rinnovare dalle fondamenta un ordinamento.
2) In geometria, centro radicale; asse radicale; piano radicale, vedi potenza.
3) Relativo al partito radicale o al radicalismo.
4) Sm. e f., la radice di un vocabolo.
5) Chi aderisce al partito radicale o si ispira al radicalismo.
6) In matematica, il segno di estrazione di radice; ha simbolo √ ed è una modificazione del simbolo R/, abbreviazione di radice, utilizzato dal Fibonacci e dal Regiomontano. Per estensione, indica genericamente la radice con indice qualsiasi di una qualsivoglia espressione aritmetica o algebrica.
7) In chimica, gruppo di atomi contenuto nelle molecole dei composti che nelle reazioni chimiche tende a trasferirsi inalterato dalla molecola di un composto a quella di un altro. Così, il radicale metile, CH₃, che deriva dalla molecola dell'idrocarburo metano, CH4, per eliminazione di un atomo di idrogeno, è presente nella molecola dell'alcol metilico, CH₃OH, in quella del cloruro di metile, CH₃Cl, ecc. I radicali di questo tipo compaiono solitamente come gruppi costituenti delle molecole dei composti chimici: in condizioni particolari parecchi di essi possono però venir ottenuti allo stato libero, in generale per rottura di un legame di una molecola stabile con formazione di due frammenti, ognuno dei quali possiede un elettrone spaiato. I radicali liberi sono estremamente instabili e tendono, con poche eccezioni, a trasformarsi in modi diversi secondo la loro natura. I radicali che presentano una carica elettrica positiva o negativa si dicono ioni e sono i costituenti degli acidi, delle basi e dei sali.
Architettura
L'espressione architettura radicale (termine coniato da G. Celant nel 1968) non individua un movimento unico, bensì abbraccia diverse esperienze nate all'interno del dibattito architettonico del secondo dopoguerra ed emerse intorno al Sessantotto, quando molti giovani professionisti tentarono una critica dell'architettura, mettendo in crisi la disciplina stessa nelle sue metodiche consolidate. Alla base del movimento sta una nuova interrelazione con le avanguardie figurative (body art, land art, arte povera), e al contempo un rifiuto della professionalità architettonica. La creatività è infatti rivolta verso azioni libere, trasgressive, rapportabili al mondo delle arti visive: basti pensare all'attività di W. Pichler, che rifiuta la pratica architettonica per dedicarsi alla creatività plastica, o agli oggetti alternativi, al design “positivo” di H. Hollein e G. Pesce. In Italia si segnalano le ricerche condotte dagli Archizoom, dal gruppo Cavart, da Superstudio e gli scritti teorici e le utopie critiche di Gianni Pettena, A. Branzi, F. Raggi; all'estero i lavori di Archigram in Inghilterra, Coop Himmelb(l)au e Haus-Rucker-Co in Austria.La mostra Italy, the New domestic Landscape (v. design) del 1972 al MoMa di New York, insieme all'attività di riviste come Casabella, Domus e ai gruppi Alchimia, Memphis hanno permesso a questo movimento di avere una risonanza internazionale.L'architettura radicale ha posto le basi e le premesse per il movimento postmoderno degli anni Ottanta del sec. XX.
Scienze politiche: il Partito Radicale (PR)
Le origini storiche e ideologiche del partito radicale (costituito nel 1956) risalgono al Risorgimento e al Partito d'Azione mazziniano. È infatti con la dissidenza dal repubblicanesimo mazziniano intransigente che si organizzò, sotto la guida prima di A. Bertani e più tardi di F. Cavallotti, un primo coerente gruppo di estrema sinistra. Tale gruppo accettava la monarchia, ma credeva nella trasformazione graduale ed evoluzionistica dello Stato verso la repubblica; voleva uno Stato unitario, ma rispettoso delle più ampie autonomie locali (influenza del federalismo di Cattaneo); invocava il suffragio universale e una revisione democratica dello Statuto Albertino; si batteva per l'istruzione laica, gratuita e obbligatoria; rifiutava ogni ingerenza della Chiesa nella vita dello Stato. Era favorevole all'abolizione della tassazione indiretta che colpiva soprattutto i meno abbienti. Si impegnò per la riscossa democratica durante la crisi reazionaria della fine del sec. XIX; ma nel primo decennio del Novecento, dopo essersi costituito come partito anche formalmente denominato Radicale (1904), subì la pesante ipoteca del trasformismo giolittiano, cui fornì un valido appoggio nell'ambito parlamentare e governativo. Dopo la crisi del primo dopoguerra, il PR si frantumò in molte piccole formazioni. Alcuni di questi gruppi, guidati da Giovanni Amendola, furono tra i protagonisti dell'opposizione più irriducibile al fascismo (per esempio l'Aventino) e alcuni suoi esponenti continuarono a operare nella clandestinità, subendo il carcere e il confino. Nel 1949 alcuni intellettuali radicali diedero vita al settimanale Il Mondo, che cominciò a battersi per un vigoroso rinnovamento della politica nazionale. La rifondazione del PR si ebbe nel 1956 con la confluenza della corrente di sinistra del Partito Liberale Italiano, uscita dal partito. Dopo aver partecipato in alleanza col Partito Repubblicano Italiano ad alcune competizioni elettorali poco fortunate, il PR si dissolse nel 1961, sopravvivendo tuttavia nel piccolo gruppo libertario capeggiato da Marco Pannella. Il PR si ricostituì tuttavia nuovamente nel 1975, dopo il referendum sul divorzio, cercando di mantenere la funzione attiva di un battagliero movimento d'opinione e ottenendo un seguito crescente nel Paese. A un primo successo elettorale nel 1976 (che portò alla Camera 4 deputati radicali) seguì così la grande affermazione nelle elezioni del 1979, in seguito alle quali i radicali divennero il sesto partito nazionale, dimostrando in tal modo la propria capacità di suggestione e aggregazione specie dell'elettorato giovanile e di alcuni gruppi extraparlamentari postsessantotteschi (cattolici del dissenso, Lotta Continua, movimento dei disoccupati organizzati, ecc.). Ma la successiva linea politica del PR, incentrata più su temi “civili” di larga portata (disarmo, fame nel mondo) che non su specifici problemi di politica economica e amministrativa nazionale, non incontrava lo stesso seguito, come testimoniava il risultato delle elezioni politiche del 1983. Successivamente il PR decideva di proporsi come partito transnazionale e di non partecipare più come organizzazione alle competizioni elettorali nazionali. La presenza di un'anima radicale all'interno del Parlamento italiano e nelle assemblee amministrative era comunque assicurata attraverso la presentazione di suoi esponenti all'interno di altre liste, ma anche con la costituzione di liste particolari, come quella antiproibizionista o quella recante il nome del leader storico “Marco Pannella” (elezioni politiche del 1992 e 1994, europee del 1994, amministrative del 1995). Il Movimento dei Club Pannella-Riformatori, nato nel 1994, si schierava inizialmente a fianco del Polo di centrodestra, per sottolineare successivamente la propria autonomia in favore dei referendum e dell'introduzione di un sistema maggioritario integrale di stampo anglosassone atto a creare un sistema bipartitico. Dopo l'insuccesso alle elezioni politiche dell'aprile 1996, pur proseguendo nelle sue battaglie storiche, quali la strenua opposizione al finanziamento pubblico dei partiti e la lotta per la liberalizzazione delle droghe, nello scorcio degli anni Novanta caratterizzava la sua azione politica attorno alla battaglia per l'introduzione del maggioritario secco. Grazie anche al personale consenso acquisito da Emma Bonino, in qualità di Commissario dell'Unione Europea per gli aiuti umanitari, i radicali ottenevano un inatteso successo alle elezioni per il Parlamento europeo del 13 giugno 1999 presentando una loro lista che guadagnava l'8,5% delle preferenze. Questa rilevante affermazione elettorale li rilanciava nella dialettica politica nazionale come possibili preziosi alleati sia dello schieramento di centrosinistra sia di quello di centrodestra, tanto che il congresso del PR (luglio 1999) decideva di proporre accordi elettorali con chiunque si fosse mostrato disponibile a sostenere i referendum proposti dal partito, in particolare quello sull'abrogazione della quota proporzionale per l'elezione dei deputati. Ma a causa del mancato accordo sia con il centrodestra sia con il centrosinistra, la "Lista Pannella-Bonino" subiva un pesante arretramento nelle regionali del 2000. Nel luglio 2001 il Comitato dei radicali per la Rivoluzione liberale e gli Stati Uniti d'Europa dava vita al movimento dei “Radicali Italiani”, rilanciando la lotta per un'alternativa presidenzialista, federalista e bipartititica di tipo anglo-americano e per la riforma liberista delle imprese e del lavoro. Nel novembre 2002 si è svolto a Tirana il congresso, al termine del quale sono stati eletti Sergio Stanzani presidente e Olivier Dupuis segretario, mentre nel congresso successivo, svoltosi nel maggio 2004, sono stati eletti Luca Coscioni presidente e Daniele Capezzone segretario. Successivamente si alleavano con i socialisti dello SDI, formando un nuovo partito denominato Rosa nel pugno, che si presentava alle elezioni legislative del 2006 nell'ambito del centrosinistra, ottenendo il 2,6% alla Camera e il 2,5% al Senato. Nel novembre dello stesso anno si svolgeva a Padova il congresso del partito, nel quale venivano elette Rita Bernardini come segretario e Maria Antonietta Farina come presidente. Nel 2007 il congresso del partito confermava la Bernardini alla segreteria. Alle legislative del 2008 il partito sigliava un accordo con il Partito democratico per la presentazione di suoi candidati all'interno delle liste dello stesso.