pellegrinàggio
IndiceLessico
sm. [sec. XIV; da pellegrinare]. Viaggio e visita, individuali o collettivi, a luoghi santi, compiuto per devozione o per penitenza: pellegrinaggio alla Mecca, in Palestina. Anche insieme di pellegrini: un numeroso pellegrinaggio è atteso per l'anno santo. Per estensione, viaggio e visita a luoghi celebri, sacri alla memoria: pellegrinaggio a Redipuglia. Ant., peregrinazione, esilio.
Cenni storici: mete dei pellegrinaggi
Pellegrini in viaggio verso una visione più vivida e più immediata del sacro esistevano già nel III millennio a. C.: gli antichi Egiziani si recavano in pellegrinaggio, navigando sul Nilo, al tempio della dea Bastit a Bubasti e quivi celebravano danze rituali in mezzo a una grandiosa luminaria; altra meta era il tempio di Amon-Râ. A Babilonia si ricorda il pellegrinaggio di Salmanassar III (851 a. C.) per propiziarsi la benevolenza degli dei. In Israele il popolo affluiva in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme in occasione della Pasqua, della Pentecoste e della festa dei Tabernacoli. Mentre salivano al Tempio cantavano i salmi graduali (canti della salita). L'India fu da sempre la terra dei pellegrinaggi: le mete si contavano a centinaia; ma fra di esse sono rimaste celebri quelle dei fiumi sacri Gange, Yamuna, Narmada con il rituale bagno, fissato dai sacerdoti in coincidenza con fenomeni astronomici. Un tatuaggio sul corpo era il segno dell'avvenuto pellegrinaggio. In Giappone il pellegrinaggio principale era quello al tempio della dea Amaterasu. Molto frequentati erano anche i trentatré santuari di Kwanon, la dea indulgente verso le umane debolezze. Sacra al pellegrinaggio era anche la cima del Fujiyama. La meta in genere era collocata su alture e il percorso presentava asprezze notevoli, che il devoto doveva superare in unione con il dio: al santuario egli si vestiva di bianco, compiva digiuni e bagni rituali. Nella Grecia antica erano mete di pellegrinaggio le tombe degli eroi; i santuari di Asclepio a Cos e a Epidauro attiravano moltitudini di malati in cerca di salute. Importantissimi erano i grandi raduni in celebri templi a Olimpia, a Delfi e a Eleusi: il sacrificio religioso ai numi trascendeva però il puro fatto religioso e serviva a cementare l'unità dei vari gruppi etnici, a preparare gli spiriti ad accordi e trattati politici, economici e culturali. Quegli incontri periodici tessevano la trama della storia e della civiltà di tutto il popolo greco. I giochi s'intrecciavano con le feste religiose e facevano da stupenda coreografia al grandioso raduno. A Eleusi la gente accorreva con masserizie e cibarie e i “misteri” si svolgevano a contatto con la natura e con un realismo talora eccessivo, ma sempre aderente ai simboli e ai ricordi degli dei, che vi avevano dato inizio. Una grande luminaria durante la “notte santa” chiudeva le feste. A Roma i pellegrini si recavano ai santuari di Giove Laziale, di Diana Nemorense. Nelle religioni cosiddette “universali” (buddhismo, cristianesimo, islamismo) il pellegrinaggio venne approfondendo i suoi significati religiosi: i buddhisti andavano in devoto pellegrinaggio a Kapilavastu, luogo di nascita di Buddha; a Budh-Gaya, dove aveva avuto la celebre illuminazione; a Benares, dove aveva predicato le “quattro verità”; a Kusinagara, dove era morto. In Cina frequenti erano i pellegrinaggi a vecchi santuari taoisti. Nel Tibet e in Mongolia, i fedeli si recavano a Lhasa, Tashilumpa e Urga per venerare i grandi Bodhisattva reincarnati nei tre Lama. Nell'ambito del cristianesimo, furono celebri in ogni tempo i pellegrinaggi in Terra Santa, ai luoghi dove Gesù aveva svolto la sua attività redentrice: Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, il Cenacolo, il Getsemani, il Calvario erano i luoghi più visitati. Il lungo viaggio era compiuto con la scorta di uomini armati, perché le strade erano infide: nel 1065 il vescovo di Bamberga guidò in Palestina dodicimila pellegrini. Mete non meno celebri furono Roma, il santuario di Santiago de Compostela in Spagna, le tombe di Tommaso da Canterbury in Inghilterra e dei Re Magi a Colonia. Specialmente nelle visite alle celebri basiliche romane i pellegrini lucravano molte indulgenze e lasciavano cospicue offerte. Pellegrinaggi speciali erano quelli motivati dalla penitenza per gravi peccati commessi: si chiamavano pellegrinaggi giudiziari, perché imposti dal confessore nel tribunale della Penitenza: si ricordano quello imposto da Gregorio VII a un certo Cencio, che l'aveva aggredito, e quello imposto da Clemente V a Guglielmo di Nogaret, l'insolente schiaffeggiatore di Bonifacio VIII. I pellegrini penitenti partivano muniti di “lettere penitenziali”, che recavano le penitenze a cui dovevano sottoporsi e al loro ritorno dovevano presentare agli inquisitori i certificati dell'autorità competente dei luoghi visitati attestanti l'adempimento degli obblighi penitenziali. Divennero celebri i pellegrinaggi alla Santa Casa di Loreto, alla Madonna di Lourdes, a Pompei, Oropa e Fatima (Portogallo). Allo scopo di incrementare i pellegrinaggi e di facilitare ai pellegrini il viaggio e l'alloggio (nel frattempo si era molto perduto nel mondo cattolico lo spirito penitenziale originario) sorsero Comitati per l'organizzazione, sotto l'egida dell'autorità religiosa, di pellegrinaggi a Roma, in occasione dell'Anno Santo. Verso la fine del sec. XIX sorse un'altra organizzazione per i pellegrinaggi a Lourdes, dove le numerose guarigioni attiravano specialmente gli ammalati; all'inizio del sec. XX si costituì un Comitato per i pellegrinaggi ai Luoghi Santi; altre iniziative benemerite sono quelle della Compagnia di San Paolo e della “Pro Civitate Christiana” di Assisi.
Religione
Il pellegrinaggio è un rito determinato da un complesso ideologico riducibile alle seguenti motivazioni: un certo luogo è sede di manifestazioni del sacro; accostarsi a esso nei modi prescritti significa partecipare alla sua sacralità. L'idea della sacralità e i modi per parteciparvi variano secondo le religioni, ma come fenomeno comune resta la localizzazione del sacro. È una localizzazione spaziale che corrisponde a quella temporale, la festa. Talvolta si ritrovano nel pellegrinaggio entrambe le localizzazioni; ciò accade quando esso è limitato a un giorno o a un periodo dell'anno. La localizzazione spaziale del sacro può essere fatta risalire, come idea, a comunità migratorie (a economia di caccia e raccolta, o di pastorizia), ossia tali da esigere una qualificazione dello spazio in cui sono costrette a muoversi; invece le comunità sedentarie (a economia agricola) richiedono piuttosto una qualificazione del tempo. Le une si muovono nello spazio e ai loro movimenti reali riducono anche la vicenda stagionale (perché cambiano luogo col cambiare delle stagioni), le altre, di fatto immobili, collegano il loro divenire allo scorrimento del tempo, ossia si muovono nel tempo. Gli indigeni australiani, cacciatori e raccoglitori, esemplificano assai bene le esigenze religiose connesse con la migrazione: essi percorrono itinerari costellati di sacri punti di riferimento. Da questa situazione forse originaria emerge il pellegrinaggio vero e proprio, quando lo spostamento ai luoghi sacri non è determinato da esigenze migratorie, ma soltanto da esigenze religiose: è il caso del pellegrinaggio arabo alla Mecca. Quivi esisteva un sacro punto di riferimento per le comunità nomadico-pastorali: la Ka'ba, che divenne col tempo meta di pellegrinaggio, già in epoca preislamica e fu conservata come tale dall'islamismo. A caratterizzare il pellegrinaggio è, in definitiva, proprio e solo l'idea della localizzazione del sacro, capace di superare i più grandi mutamenti religiosi e dunque il variare stesso delle definizioni della sacralità: per esempio in Italia il santuario del Monte Autore (Lazio) testimonia una continuità di culto che va dalla preistoria alla romanità, e quindi alla cristianità, sopravvivendo ancor oggi con un grandioso pellegrinaggio nella festa della Santissima Trinità. Nell'accezione del pellegrinaggio delle società sedentarie, si fa luce una tipica dialettica tra l'urbano e l'extraurbano, per cui lo spostamento al luogo di pellegrinaggio extraurbano equivale a un'immersione rigenerante nella sacralità, per liberarsi dalla profanità degenerante della città. Da ciò derivano le forme del pellegrinaggio che comprendono dovunque riti purificatori e comportamenti ascetici. E derivano anche le speranze di guarigione da malattie. La rigenerazione, nelle grandi religioni salvifiche (cristianesimo, islamismo, buddhismo), è intesa come un ritornare sui passi del “Maestro”; donde luoghi di pellegrinaggio sono quelli percorsi da Gesù, da Maometto e da Buddha.
Etnologia
Nell'ambito dei pellegrinaggi non poche sono state le usanze create dalla genuina ispirazione del popolo pellegrinante: sul Gargano i pellegrini portavano dal santuario di San Michele le piume variopinte dell'Arcangelo e mangiavano pesce reso giallo con lo zafferano, ricordando il pesce di cui nel Medioevo si nutrivano i pellegrini, che transitavano da quelle parti per recarsi nei Luoghi Santi; a Cocullo si catturano serpenti, che in misterioso rapporto con San Domenico, servono da “deterrente” divino; a San Venanzio si visita ancora un bosco, che, passando attraverso religioni diverse, ha mantenuto intatta la sua sacralità.