domèstico

(ant. e dial. dimèstico), agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIII; dal latino domestícus].

1) Agg., proprio della casa, che appartiene alla casa o alla famiglia: pareti domestiche; lavori domestici; divinità domestiche, i Lari, protettori della casa per gli antichi Romani; economia domestica, l'insieme delle norme che regolano l'organizzazione economica della famiglia. Per estensione lett., che rivela familiarità, dimestichezza: tono domestico; essere domestico con qualcuno, avere una certa confidenza.

2) Docile, mansueto, detto di animali: cani e gatti sono animali domestici; detto di pianta, coltivato.

3) Sm. (f. -a), chi, per mestiere, attende alle faccende domestiche in una casa privata; servitore. § Lavoro domestico, attività lavorativa svolta non a favore di un imprenditore, che persegue un lucro personale, ma al servizio di una famiglia o di una comunità che ha una convivenza para-familiare. Mentre in passato questi lavoratori dipendevano totalmente, per il loro trattamento, dal datore di lavoro, oggi godono delle principali assicurazioni sociali riconosciute ai dipendenti dagli imprenditori. La legge 2 aprile 1958, n. 339, che regolamenta il lavoro domestico, prevede che all'atto dell'assunzione il prestatore d'opera sia soggetto a un periodo di prova; nel caso in cui sia ammesso alla convivenza familiare, prevede che abbia diritto all'alloggio e al vitto e, per le infermità di breve durata, alla cura e all'assistenza medica. I contributi per le istituzioni di previdenza e di assistenza sono pagati da entrambe le parti nei modi voluti dalla legge; il domestico, oltre al riposo settimanale, ha diritto alle ferie retribuite, la cui durata è stabilita dal contratto collettivo di lavoro; in caso di recesso per giusta causa o volontario ha diritto (o è tenuto) a un periodo di preavviso e gli compete l'indennità di anzianità. Con la legge 27 dicembre 1953, n. 940, al domestico spetta anche la tredicesima mensilità.