disinfettante
agg. e sm. [sec. XX; ppr. di disinfettare]. Sostanza che combatte, con meccanismo specifico e mediante applicazione diretta, i germi responsabili delle infezioni. La distinzione netta tra disinfettanti e antisettici, pur non essendo possibile a livello teorico, può essere mantenuta per comodità pratica. Gli antisettici vengono infatti usati per garantire la sterilità di un determinato ambiente, per conservare gli alimenti e per potenziare l'azione dei disinfettanti; questi ultimi, invece, hanno azione non solo profilattica ma anche curativa delle infezioni. La loro classificazione può essere effettuata in base alla natura chimica o al meccanismo d'azione antimicrobica. Va rilevato che il potere antimicrobico varia, a parità di concentrazione del medicamento, in rapporto alla specie batterica, alla virulenza dei germi, alla temperatura, alla durata d'azione del disinfettante, ecc. Vi sono disinfettanti tensioattivi, che agiscono modificando la tensione superficiale e i fenomeni di diffusione trans-membrana a livello del germe, disinfettanti ossidanti e riducenti, disinfettanti denaturanti le proteine protoplasmatiche (acidi e alcali concentrati, sali di metalli pesanti). Alcune sostanze coloranti e i chemioterapici ad applicazione locale agiscono con meccanismo antimetabolico. Spesso viene adottata una classificazione dei disinfettanti che si basa sul loro impiego pratico; vengono così distinti disinfettanti chirurgici, disinfettanti dell'apparato respiratorio, del tubo digerente, disinfettanti del sistema urinario e genitale, disinfettanti delle vie biliari, ecc. I disinfettanti chirurgici sono impiegati per la disinfezione della cute e delle mucose sane, per disinfettare la cute dell'operatore e del paziente prima di interventi chirurgici, per curare piaghe, ferite, ulcere, ecc. I principali requisiti di un disinfettante chirurgico devono essere l'attività antimicrobica sia sulle forme vegetative sia sulle spore, il largo spettro antibatterico, che comprenda possibilmente anche i virus e i miceti, l'idrosolubilità, l'efficienza anche in presenza di sangue, di pus, di tessuti necrotici, ecc., la mancanza di istiolesività e di azione irritante. I più comuni disinfettanti chirurgici sono gli alogeni, e in particolare lo iodio, adoperato come tintura, le clorammine, l'acqua ossigenata, il permanganato di potassio, l'acido borico, i derivati organici del mercurio, i sali d'argento (protargolo), l'alcol rettificato, più attivo di quello assoluto, gli agenti tensioattivi derivati dell'ammonio quaternario (desogen, esaclorofene, ecc.). L'importanza dei disinfettanti urinari, polmonari, intestinali, ecc. è notevolmente diminuita con l'avvento dei più attivi agenti chemioterapici; alcuni disinfettanti scarsamente tossici vengono tuttavia ancora adoperati, in particolare sono composti che vengono elettivamente eliminati per una determinata via (via urinaria, apparato respiratorio, via biliare, intestino), potendo così esercitare un'azione locale piuttosto selettiva.