Lessico

sm. (pl. -chi) [sec. XIII; dal latino circus].

1) Presso gli antichi Romani, edificio con arena, detto anche ippodromo sul modello di quello greco (di cui conosciamo l'ippodromo di Olimpia dalla descrizione di Pausania), adibito alle corse dei carri e dei cavalli, a manifestazioni ludiche come acrobazie di saltimbanchi, lotte di gladiatori, cacce (venationes); a volte lo spettacolo era chiuso da una naumachia, finta battaglia navale nell'arena riempita d'acqua.

2) Circo equestre , costruzione stabile o mobile (tendone) che accoglie, su una pista circolare (13,5 m di diametro), esibizioni di cavallerizzi, acrobati, domatori, giocolieri, equilibristi e la presentazione di animali ammaestrati in numeri intercalati da pantomime e scene comiche eseguite da clowns. Per estensione, la compagnia stessa che presenta questa forma di spettacolo.

3) Circo glaciale, nicchia o conca topografica attestata sui versanti di alta montagna. Circo vulcanico, margine a forma approssimativamente circolare di una caldera.

4) Circo lunare o montuoso, vasta depressione a forma anulare sulla superficie della Luna.

Archeologia

L'arena era divisa in due da un lungo basamento detto spina sormontato da statue, obelischi e fontane, ai cui lati estremi erano collocate le mete che i carri dovevano superare nella curva. I cavalli partivano da stalle dette carceres. Intorno all'arena correvano le gradinate per il pubblico (cavea). I ludi circenses istituiti, secondo la leggenda, da Romolo, si protrassero sino alla fine dell'impero e oltre. Tra i più noti circhi di Roma, il celebre Circo Massimo (capace di 250.000 spettatori), quello di Massenzio, il Circo Flaminio, il Circo di Nerone (che fu teatro di martirio per i cristiani). Resti di antichi circhi si trovano anche a Boville, Pozzuoli, Aquileia; ad Arles, Orange, Nîmes in Francia; a Tarragona, Sagunto, Toledo, Mérida in Spagna; a Cartagine e Leptis Magna in Africa. Figurazioni di circo compaiono in mosaici, rilievi marmorei e monete, come in quella con il Circo Massimo coniata nel 247 da Filippo l'Arabo.

Spettacolo

Nel 313 d. C. l'imperatore Costantino emanò l'Editto di Milano con il quale, oltre a concedere la libertà di culto ai cristiani, proibiva definitivamente i giochi circensi. Durante tutto il Medioevo atleti, domatori e artisti si esibirono nelle piazze o al servizio delle corti. Per lungo tempo giocolieri, comici e acrobati si sono sovrapposti e incrociati con la Commedia dell'Arte, creando un mondo dal quale è emerso il circo come oggi lo si conosce. Il primo esempio di circo moderno si fa risalire al 1768, anno in cui Philip Astley decise di esibirsi in pubblico mettendo a frutto la lunga esperienza di dragone a cavallo. Grazie allo strepitoso successo, due anni dopo fondò a Londra il primo circo stabile che portò poi subito dopo a Parigi. Alla diffusione del nuovo tipo di spettacolo concorsero Antonio Franconi, che aveva ereditato il circo parigino di Astley; Hughes, che nel proprio circo di Londra aveva aggiunto alla pista circolare un palcoscenico per la presentazione di arlecchinate, pantomime e clowneries ; A. Ducrow e W. Batty, sempre in Inghilterra; Jean Porté, de Bach, Hinné, Blumenfeld, Brillof, Wollschläger e Renz in Austria e Germania; oltre i Franconi, Tourniaire, Dejean, Loyal, Blondin, Soullier, Gillet, Cuzent, Rancy in Francia; i Guillaume, A. Guerra, Chiarini, Ciniselli, Sidoli, Zavatta, Truzzi, Caroli in Italia; Laribeau e Price in Spagna; ancora Sidoli in Romania. In Russia il circo fu importato da Hughes nel 1793 e presto diffuso dai francesi Tourniaire, Cuzent, Soullier e, soprattutto, dal tedesco Hinné, che costruì i due grandi circhi in muratura di Mosca e Pietroburgo, diretti poi dall'italiano Ciniselli; negli USA il nuovo spettacolo fu introdotto da John Bill Ricketts; in Argentina fu portato dalla famiglia italiana Casali. Verso la metà dell'Ottocento, mentre gli esercizi di cavalleria (nelle tre specialità: acrobatica, di alta scuola, dei cavalli in libertà) diventavano una prerogativa del circo stabile (come il Cirque des Champs Èlysées, aperto a Parigi prima del 1840, e il circo Renz di Berlino, attivissimo verso il 1860) un altro tipo di circo, l'hippodrome aperto a Parigi nel 1845, ricorse a grandiose pantomime con imponenti cavalcate e fantasie, secondo un gusto del colossale che, trasmesso oltre Atlantico, divenne poi caratteristico dei circhi statunitensi. Mobilità e grandiosità di rappresentazioni trassero impulso dal perfezionamento del tendone mobile (o chapiteau), adottato nel 1830. Phineas Taylor Barnum allestì negli USA un circo viaggiante a tre piste, affiancato da un padiglione per i cosiddetti fenomeni (donne barbute, fratelli siamesi, ecc.); altri grandi circhi americani furono allestiti da Bailey e da Ringling (fusi poi nel circo Ringling-Barnum-Bailey) e da Buffalo Bill. Il genere, che nelle sue forme colossali trovò sviluppo anche in Germania (Sarasani, Gleich, Busch, Krone), aveva ormai accolto, nello spazio compreso fra i due poli del circo classico, i cavalli e il clown, un'ampia gamma di numeri e di attrazioni, per molta parte confluiti dal music-hall. I più grandi circhi sono considerati quelli russi, americani e cinesi: i primi, che dal 1919 sono nazionalizzati, godono di molte sedi stabili e di una prestigiosa scuola. Due circhi stabili sono stati costruiti anche a Parigi, il Cirque d'Hiver e il Médrano. Fra i circhi che nel secolo attuale hanno raggiunto particolare rinomanza si citano gli inglesi Mills e Smart, i tedeschi Krone e Althoff, gli spagnoli Price e Americano de España, l'elvetico Knie, gli italiani Palmiri, Togni e Orfei (uno dei fratelli Orfei, Moira, ha allestito un circo sul ghiaccio, sulla falsariga delle americane Holidays on Ice). Il circo, pur vantando una lunga tradizione, non ha mai avuto riconoscimenti ufficiali fino al 1974, quando è stato istituito il Festival del circo di Montecarlo, in occasione del 25º anniversario di regno del principe Ranieri III di Monaco. § Il mondo del circo e il suo folclore ricco di risvolti umani hanno sollecitato l'ispirazione di artisti come Seurat, Toulouse-Lautrec, Degas, Picasso, Rouault, Otto Dix fra i pittori; E. de Goncourt, K. von Holtei, Otto Waldemar, H. Bang, R. Gómez de la Serna, Th. Mann, J. Steinbeck, Colette, J. Cocteau fra gli scrittori. Al circo sono state anche dedicate opere cinematografiche: dalle smorfie del clown Little Tich (1901) a I quattro diavoli (1911) di R. Dinesen e A. Lind, a Variété (1925) di Dupont, Il re del circo (1925) di M. Linder, Il circo (1928) di Chaplin, Circo (1936) di Aleksandrov, Il più grande spettacolo del mondo (1952) di Cecil B. De Mille, Il circo (1964) di Hathaway e I clowns di F. Fellini (1970).

Geomorfologia

I circhi glaciali sono delimitati verso valle da una contropendenza, detta soglia del circo, incombente sul sottostante tratto di versante. Sono forme tipiche di modellamento glaciale che per il loro caratteristico aspetto sono state di volta in volta paragonate a poltrone a braccioli, a coro di chiesa, a catini, ecc. Dei circhi glaciali quelli tuttora ubicati al di sopra del limite delle nevi permanenti sono sede di nevai o di ghiacciai veri e propri, mentre quelli posti al di sotto di detto limite (in questo caso si tratta di impronte di precedenti attività glaciali) ospitano sovente bacini lacustri, detti laghetti di circhi, o ripiani da colmamento lacustre o, infine, congerie di materiali detritici precipitati dalle pareti circostanti. I circhi glaciali possono essere semplici o multipli; in questo secondo caso risultano qualche volta disposti a gradinata. Quando più circhi, impostati lungo i versanti di uno stesso rilievo, arretrano di pari passo verso la vetta, possono conferire al rilievo stesso una caratteristica forma piramidale, come quella classica del monte Cervino. Ai rilievi così conformati si dà il nome di horn.

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