biològico
agg. (pl. m. -ci) [da biologia]. Relativo alla biologia o comunque all'esistenza della materia vivente: scienze biologiche; studiare l'uomo nella sua componente biologica. § In biochimica, saggio biologico, metodo di analisi impiegato per la determinazione e il dosaggio quantitativo di sostanze biologicamente attive, quali farmaci, ormoni, vitamine, composti di natura chimica ignota oppure disponibili in quantità troppo bassa perché possa essere effettuato il loro dosaggio con gli ordinari procedimenti di analisi chimica o fisica. Il saggio biologico consiste nell'osservazione degli effetti che la sostanza in esame esercita su organi, tessuti o interi organismi viventi, confrontando quindi la sua attività con quella di campioni a concentrazione nota o di standard internazionali. Tra i più comuni saggi biologici si ricordano il controllo di sterilità dei medicamenti iniettabili, effettuato per via microbiologica, il dosaggio dell'istamina sull'ileo di cavia, quello della vitamina A nel ratto in accrescimento. § In botanica, forme biologiche, categorie in cui C. Raunkiaer ha suddiviso i vegetali superiori in base a caratteristiche vegetative derivanti dall'adattamento al clima. Si hanno così: le Terofite, annue, che passano la fase di quiescenza allo stato di semi; le Geofite, perenni, con gemme sotterranee in bulbi o rizomi; le Idrofite, acquatiche perenni, con gemme sommerse; le Emicriptofite, perenni, con rosetta basale di foglie e gemme a livello del suolo; le Camefite, piccole piante perenni, legnose alla base (striscianti, succulente, a cuscinetto); le Fanerofite, alberi o grossi cespugli. § In ecologia, lotta biologica, forma di lotta contro i parassiti (per lo più di piante coltivate) che si attua servendosi di antagonisti naturali come virus, batteri, funghi, insetti ecc. La lotta biologica classica è quella che prevede l'utilizzo di insetti carnivori per la riduzione della densità di insetti erbivori dannosi per le colture. La tecnica è detta classica perché fu la prima ad essere messa in atto, in California, alla fine dell'800. Si ricorre anche a nuove tecniche per la riduzione delle specie infestanti; per la riduzione di alcune specie di insetti si utilizza l'immissione in natura di molti maschi preventivamente sterilizzati che riducono la fitness delle femmine negli accoppiamenti. Assai noto è poi l'utilizzo, iniziato negli anni '70 dello scorso secolo, di Bacillus thuringensis israelensis, per la lotta contro le zanzare. Questo bacillo, immesso nelle acque in cui sono presenti larve di zanzara, viene da queste ingerito e ne provoca la morte. Nei primi anni del sec. XXI la lotta biologica è progredita anche in ambito operativo; viene integrata e coadiuvata da metodi di lotta biotecnica. Le prospettive di applicazione della lotta biotecnica si sono sviluppate maggiormente dagli anni Ottanta del Novecento, con i progressi nel campo della biochimica applicata all'entomologia. La lotta biotecnica si identifica con l'impiego diretto di organismi viventi o di prodotti da essi derivati per combattere un organismo dannoso, anche con il ricorso a processi industriali che riproducono artificialmente questi strumenti. Salvo alcuni casi, nel vasto panorama delle avversità biotiche dei vegetali, la lotta biologica integrale è insufficiente a garantire il raggiungimento di obiettivi economici paragonabili a quelli dell'agricoltura convenzionale. Tuttavia, a prescindere dall'incidenza nel contesto della difesa fitosanitaria, la lotta biologica offre risultati non immediati ma duraturi nel tempo rispetto alla difesa chimica tradizionale.