barbóne
Indicesm. [sec. XVI; da barba].
a pelo cordato. Barbone
De Agostini Picture Library / Simon
1) Barba lunga e folta: un barbone ispido. Per estensione, l'uomo che la porta: “Presiedeva un decrepito barbone” (Marotta); il termine designa anche i vagabondi o mendicanti, senza un'occupazione, né fissa dimora: “i barboni sotto i ponti” (Govoni).
2) Razza molto diffusa di cani da compagnia, di tipo braccoide, di origine francese, assai intelligenti, affettuosi, vigili e con l'attitudine ad apprendere i più disparati esercizi. Il barbone ha testa proporzionata al corpo, cranio ben modellato, muso solido non appuntito, orecchie abbastanza lunghe, ricadenti piatte lungo le guance, ricoperte di peli ondulati e molto lunghi; gli occhi, a mandorla, sono molto scuri. Il pelo può essere ricciuto (il più comune) o cordato, di colore nero, bianco, marrone, grigio. È d'uso accorciare la coda un terzo della sua lunghezza, tranne che nei barboni cordati in cui può essere lasciata nella sua lunghezza naturale. I barboni si distinguono in nani (al disotto di 35 cm al garrese); di media mole (dai 35 ai 45 cm), di grande mole (dai 45 ai 55 cm).
3) None comune della pianta Loroglossum hircinum (=Himantoglossum hircinum) della famiglia Orchidacee, propria delle località boscose dell'Europa centrale e della regione mediterranea. Possiede tuberi ovoidali, abbastanza voluminosi; scapo alto 30-80 cm, con brattee lineari e con due foglie allungate, pressoché basali. I fiori, che sbocciano in piena estate, sono costituiti da tepali verdi esternamente e macchiati di porporino all'interno; il labello è tripartito e presenta lacinie lunghe e strette (quella mediana di 3-4 cm), lineari, increspate o contorte, da cui deriva il nome volgare della pianta.
4) In numismatica, grosso d'argento del valore di 12 soldi, emesso a Lucca dal sec. XV al XIX. In origine portava al recto il Volto Santo, barbato, di fronte. Nel 1806 Elisa e Felice Baciocchi emisero un barbone del valore di 6 soldi, detto barbonàccio.