bàltico
IndiceLessico
agg. (pl. m. -ci) [dal nome dei Balti]. Proprio del Mar Baltico e delle regioni, Stati e popoli rivieraschi; tipo baltico.
Linguistica
Le lingue parlate nei Paesi rivieraschi del Mar Baltico appartengono a famiglie linguistiche diverse: l'estone è una lingua ugrofinnica, mentre il lettone e il lituano sono lingue indeuropee. La toponomastica ci può fornire indicazioni utili sulla precedente estensione dei due domini linguistici. Il fatto che due regioni della Lettonia, la Livonia e la Curlandia, portino ancora il nome dei popoli ugrofinnici dei Livi e dei Curi è un chiaro indizio che l'area linguistica ugrofinnica aveva originariamente una maggiore estensione che è stata successivamente limitata e ridotta dalla spinta espansionistica indeuropea. In sede linguistica s'impone quindi una netta distinzione tra queste diverse lingue: l'estone va incluso nel gruppo baltofinnico (del quale costituisce il ramo meridionale) che con il gruppo ugrico forma la famiglia ugrofinnica, mentre il lettone e il lituano costituiscono il gruppo baltico delle lingue indeuropee. A questo gruppo si deve però aggiungere una terza lingua oggi estinta, il prussiano antico che si parlò fino al sec. XVII a SW della Lituania nella Prussia orientale, e fu poi completamente assorbito dal tedesco. Queste lingue baltiche indeuropee pur essendo documentate solo in epoca relativamente recente (i loro più antichi documenti non risalgono oltre il sec. XVI, solo per il prussiano si può risalire al sec. XIV) presentano però un aspetto notevolmente arcaico. Innegabili sono anche i rapporti che queste lingue baltiche hanno con quelle slave. Le isoglosse baltoslave non si limitano al lessico, ma interessano anche la struttura fonetica e morfologica: le liquide e le nasali sonanti indeuropee continuate con ir, il, in, im sia nelle lingue baltiche sia in quelle slave; la forma dell'ablativo in -ōd usata nelle stesse lingue anche per il genitivo dei temi in -o-; la formazione dell'aggettivo determinato con il suffisso di un elemento pronominale, che è comune ai due gruppi linguistici; il passivo formato sia in baltico sia in slavo col pronome riflessivo enclitico; il numerale “nove” che presenta nei due gruppi linguistici la consonante iniziale d- in luogo di n- (per dissimilazione e analogia del numerale “dieci”). Questi, che sono solo alcuni dei tratti che accomunano le lingue baltiche a quelle slave, hanno indotto alcuni studiosi a postulare un'originaria comunità linguistica baltoslava che si sarebbe successivamente differenziata in un ramo baltico e in uno slavo. A questa teoria altri studiosi hanno contrapposto una diversa concezione secondo cui l'affinità tra le lingue baltiche e quelle slave non sarebbe la conseguenza di un'unità genealogica, ma il prodotto di una secondaria convergenza storica tra le stesse lingue. Tra queste due opposte concezioni ce ne sono anche altre più sfumate. È certo comunque che se le lingue baltiche presentano indiscutibili rapporti con quelle slave, ne presentano anche con quelle germaniche. Basterà ricordare le desinenze di strumentale, dativo e ablativo incomincianti con m in germanico e baltoslavo mentre le altre lingue indeuropee presentano il regolare sviluppo di un antico bh; le stesse formazioni germaniche e baltoslave “due, tre decine” per i numerali “venti, trenta”, e la simile forma che il numerale “mille” assume solo in germanico e baltoslavo. In alcuni casi poi le lingue baltiche si accordano soltanto con quelle germaniche presentando un'isoglossa che esclude le lingue slave. Concludendo quindi si può dire che le lingue baltiche costituiscono un'area linguistica che ha punti di contatto non solo con le lingue slave, ma anche con quelle germaniche e che il lituano appare più orientato verso il germanico del lettone che sembra più rivolto verso il mondo slavo.
Bibliografia
E. Fraenkel, Die baltischen Sprachen, Heidelberg, 1950; G. Michelini, Linguistica stratificazionale e morfologia del verbo, con applicazione alle lingue baltiche, Brescia, 1988.