attinoterapìa

sf. [sec. XIX; attino-+terapia]. Terapia fisica che sfrutta l'azione biologica delle radiazioni ultraviolette (raggi attinici) generate da speciali apparecchi (lampade a vapori di mercurio, dotate di riflettori di varie dimensioni). L'irradiazione del corpo, in genere, avviene a settori successivi in modo da evitare una rapida pigmentazione, considerata come reazione difensiva, che arresta i raggi ultravioletti ai primi strati della cute. Il meccanismo d'azione dei raggi è duplice: localmente essi svolgono effetto battericida e stimolano la produzione di pigmento melanico nelle cellule dell'epidermide; inoltre provocano modica riduzione della pressione arteriosa, aumento dei globuli rossi e dei globuli bianchi, evidente soprattutto negli anemici, aumento delle piastrine, del calcio e del fosforo ematici, evidente nei soggetti rachitici, e trasformazione della provitamina D in vitamina D. L'attinoterapia è indicata nel rachitismo, nei disturbi dell'accrescimento, nella tubercolosi ossea, ghiandolare o sierosa, nelle nevralgie, in alcune malattie della pelle (lupus, acne giovanile, psoriasi, calvizie precoce, alopecia areata), nella cura delle ulcere e delle piaghe da decubito, nelle perivisceriti post-intervento, nell'herpes zoster e nell'asma infantile.

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