Stòria della letteratura italiana
opera di F. De Sanctis, pubblicata in due volumi rispettivamente nel 1870 e nel 1871. Muovendo dal canone dell'autonomia dell'arte e dal nesso dialetticocontenuto-forma, De Sanctis traccia una storia civile d'Italia attraverso le sue vicende letterarie. Principio essenziale della Storia desanctisiana è l'idea romantica di “svolgimento”: il criterio del “realismo” si sviluppa lentamente dalle nebbie del misticismo medievale e si afferma in corrispondenza con il rinnovamento ideologico ed etico della nazione. Tre sono i momenti fondamentali di questo processo storico: il Medioevo, epoca della trascendenza; il Rinascimento, epoca dell'oblio della trascendenza e dell'affermazione della cosa sensibile come unica realtà; e l'età moderna, epoca dell'ideale calato nel reale. Tale schema non è rigido e non imbriglia né la complessità della storia né la libertà della poesia. Dopo aver definito il carattere aristocratico della scuola poetica siciliana e aver riconosciuto in Iacopone da Todi e in Guido Cavalcanti i primi autentici poeti del Duecento, De Sanctis indica in Dante il genio poetico che sintetizza in una sintesi vigorosa e realistica il mondo medievale, mentre con Petrarca, protagonista del trapasso, assorto in un “voluttuoso fantasticare”, “l'Italia volge le spalle al Medioevo” e con Boccaccio, esaltatore della carne, “siamo in cospetto dell'uomo e della natura”. L'evoluzione giunge a piena maturità nel Rinascimento: mentre però l'opera di Ariosto si risolve nella formula limitativa della “pura arte”, l'opera di Machiavelli ha un valore rivoluzionario, essendo la “negazione più profonda del Medioevo”. D'altra parte, le idee di Machiavelli trovano applicazione nei grandi stati europei che consolidano il loro assetto politico, mentre l'Italia “non solo non riusciva a fondare la patria, ma perdeva affatto la sua indipendenza, la sua libertà, il suo primato nella storia del mondo”. L'espressione di questa crisi della cultura e della società italiana è Tasso, poeta di contraddittoria modernità, e la decadenza è ininterrotta, dalle arguzie barocche alle “pastorellerie” arcadiche, per sfociare nei melodrammi di Metastasio, dove la parola si risolve in musica. Ma il pensiero rinascimentale alimenta la “scienza nuova” di Bruno, di Campanella, di Galileo e di Vico, mentre la “nuova letteratura”, derivata da un rinnovamento anzitutto morale, avrà le sue prime manifestazioni nell'opera di Goldoni, Parini, Alfieri. Dopo un'ultima fase di transizione, coincidente con la poesia di Foscolo, il quadro storico delle nostre lettere si conclude con l'arte di Manzoni (in cui l'ideale “si cala” nel reale), e con la scoperta dell'“arido vero”, annunciata da Leopardi: a una trattazione più adeguata dei due massimi scrittori dell'Ottocento, che esorbitava dai limiti posti alla Storia dall'editore, De Sanctis provvide con le lezioni della “seconda scuola” napoletana, riunite dopo la sua morte nell'edizione complessiva La letteratura italiana del secolo XIX (1897).