Eça de Queiróz, José María de-
Indicescrittore portoghese (Póvoa de Varzim 1845-Parigi 1900). Figlio illegittimo di un magistrato, trascorse l'infanzia in casa d'estranei. Studiò legge a Coimbra dove si legò al famoso gruppo di scrittori, apostoli del progressismo letterario, cui facevano capo Antero de Quental e Teofilo Braga, pubblicando contemporaneamente sulla Gazeta de Portugal certe divagazioni in prosa, intitolate Notas marginais, che furono oggetto di scherno per la novità stilistica e di pensiero (sono le future Prosas bárbaras, postume, 1905; Prose barbare) in cui oggi si riconosce l'ultimo esempio della prosa romantica e l'avvio del poemetto simbolista. Redattore per breve tempo d'un giornale di Évora, si stabilì a Lisbona come avvocato. Nel 1869 compì un viaggio in Oriente dal quale trasse materiale per O Egipto (postumo, 1925; L'Egitto). Entrato nella carriera diplomatica, fu nominato console all'Avana (1872), a Newcastle (1874), a Bristol (1876). Dal 1880 alla morte fu console a Parigi. Dal 1889 al 1892 diresse la Revista de Portugal. Dopo l'esercizio formale delle Prosas bárbaras, la sua opera prese un indirizzo di critica sociale e storica, teorizzato nella conferenza A nova literatura come “la negazione dell'arte per l'arte” e “l'abolizione della retorica”. Ma quel tirocinio stilistico gli era servito: il suo realismo è sempre sostenuto dalla ricchezza della lingua e dalla precisione espressiva, che ha reso classica, esemplare, la sua prosa. La serie dei suoi romanzi appartiene alla letteratura europea, sulla via iniziata da Balzac, ed è una profonda, ironica, amara confessione della borghesia del tardo Ottocento: O primo Basílio (1878; Il cugino Basilio), O crime do padre Amaro (1880; Il delitto di padre Amaro), A relíquia (1884; La reliquia), Os Maias (1888; I Maia), A ilustre Casa de Ramires (1900; L'illustre casata Ramires), A cidade e as serras (1901; La città e le montagne). Suo bersaglio costante è il clericalismo o bigottismo portoghese, cui oppone una concezione razionale e spesso scettica della vita. In questo senso la gran favola de A relíquia è un capolavoro di umorismo, cui fa da contrappunto la severità fondamentalmente pessimista della serie narrativa di ambiente strettamente portoghese che si conclude con Os Maias, dove politici o intellettuali non fanno miglior figura dei preti. I due romanzi scritti in Francia (i Ramires e il Mendes) riguardano una borghesia cosmopolita di portoghesi in esilio. Con A cidade e as serras doveva avvenire il ritorno al paese natale: l'opera fu ritoccata e completata da Ramalho Ortigão. Nell'ultimo Eça de Queiróz la forma compatta del romanzo si scioglie in un libero andamento saggistico.
Bibliografia
J. Gaspar Simões, Eça de Queiroz, o homem e a obra, Lisbona, 1945; E. Guerra de Cal, Lingua y estilo de Eça de Queiroz, Coimbra, 1954; A. Bezerra de Freitas, O mundo de Fradique Mendes, San Paolo, 1971.