Cadóre
IndiceTerritorio
Regione storico-geografica del Veneto che si estende per ca. 1200 km² in provincia di Belluno e costituisce un'unità morfologica e storica ben definita corrispondendo al bacino superiore del Piave a monte di Longarone. Il suo nome deriva dall'antico popolo degli Insubri Catubrini, qui insediatisi prima della colonizzazione romana. All'interno del Cadore si individuano subregioni minori, corrispondenti alle valli dei torrenti che confluiscono da destra nel Piave: val Padola, o Comelico; valle dell'Ansiei; valle del Boite, che nel tratto superiore prende il nome di Ampezzo. Esteso sul versante sudorientale delle Dolomiti, il Cadore culmina a 3264 m nel monte Antelao, scende sotto i 500 m all'uscita del Piave dalla regione e racchiude i magnifici complessi dolomitici del Sorapis (3205 m), del monte Cristallo (3221 m), delle Tofane (3243 m), delle Marmarole (2961 m) e dei Cadini (2839 m); sul confine con l'Alto Adige si innalzano le Tre Cime di Lavaredo (2998 m). Numerosi laghetti alpini (il più famoso è quello di Misurina) punteggiano i versanti; al centro della regione si apre il vasto lago artificiale di Pieve di Cadore. Il clima è caratterizzato da una temperatura media annua di 7 ºC, con piogge abbondanti (1700 mm annui) prevalentemente primaverili-estive e inverni nevosi. La fauna, particolarmente abbondante perché protetta dal Parco Regionale delle Dolomiti d'Ampezzo e da alcune riserve naturali, comprende camosci, caprioli, lepri, martore, volpi, numerose specie di uccelli e, nei fiumi, cavedani, carpe e trote.
Cadore. Una veduta di San Vito di Cadore.
De Agostini Picture Library
Popolazione ed economia
La storia demografica del Cadore è caratterizzata da periodi contrastanti. Finché la zona appartenne a Venezia lo sfruttamento dei boschi per fornire legname alla città dei dogi rappresentò, con la coltivazione dei filoni minerari, una fonte di ricchezza capace di sostentare la popolazione. Per tutto il sec. XIX e per la prima metà del sec. XX si assistette invece a una fortissima emigrazione, che cominciò a diminuire per poi arrestarsi nel secondo dopoguerra grazie allo sviluppo turistico e alla nascita del comparto produttivo dell'occhialeria. Agli inizi del sec. XXI, nonostante sia una terra montuosa non facilmente raggiungibile (non esiste alcuna autostrada e la ferrovia si ferma a Calalzo di Cadore), il Cadore risulta abbastanza popolato e caratterizzato da comuni di grande dimensione riunenti frazioni sparse. Il dialetto cadorino è di tipo veneto, con influssi ladini che si fanno più sensibili nella conca d'Ampezzo; a Sappada, alla testata della valle del Piave, si parla un dialetto tedesco. Le principali attività economiche sono costituite dalla silvicoltura (la maggior parte dei boschi appartiene ai comuni e gli abitanti, riuniti in “regole”, ne hanno solo il diritto d'uso), dall'allevamento e dalla lavorazione del legno. Ma le più importanti fonti di ricchezza risiedono nelle tantissime aziende che producono occhiali e minuteria per gli stessi e nel terziario turistico sia estivo sia invernale. A fianco dell'internazionale Cortina d'Ampezzo, scoperta già nella seconda metà del sec. XIX, sono importanti San Vito di Cadore, Sappada, Auronzo di Cadore, Pieve di Cadore (che è il capoluogo storico della regione), Santo Stefano di Cadore, Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Domegge di Cadore, Lorenzago di Cadore e Vigo di Cadore.
Storia
Sebbene ritrovamenti archeologici documentino insediamenti già in epoca preistorica, di una costante presenza umana si ha certezza dall'Età del Bronzo finale ed è sicura solo con l'arrivo degli Insubri Catubrini. Attorno al 15 a. C. si pone la colonizzazione romana, dopo il 774 la trasformazione della zona in contea dei Franchi e al 1027 il passaggio al Patriarcato d'Aquileia, che la infeudò alla famiglia dei Da Camino (1138-1335); seguirono poi i conti del Tirolo e di nuovo il Patriarcato di Aquileia, prima che nel 1420 il Cadore si consegnasse spontaneamente alla Repubblica di Venezia avendone in cambio il riconoscimento dei propri antichi statuti. Occupato dai francesi nel 1797 e passato all'Austria per il Trattato di Campoformido, nel 1805 venne incluso nel Regno Italico (Pace di Presburgo); ritornato ancora all'Austria in forza del Congresso di Vienna (1815), rimase in suo potere sino al 1866 quando entrò a far parte del Regno d'Italia, a eccezione di Cortina e dell'Ampezzo che furono austriaci sino al 1919. Durante la seconda guerra mondiale, dall'8 settembre 1943 al 1º maggio 1945 fu incorporato nell'Alpenvorland retto da un commissario tedesco.