capriòlo (zoologia)

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Zoologia

(lett. capriuòlo; ant. cavriuòlo), sm. [sec. XIII; latino capreŏlus, da capra, capra]. Nome delle tre specie di Artiodattili Cervidi appartenenti al genere Capreolus, e in particolare del Capreolus capreolus, diffuso in Europa e in Asia, fino alla Cina, soprattutto nelle zone temperate. Lungo 90-135 cm, alto al garrese 65-75 cm, può pesare da 30 a 50 kg. Di forme eleganti e graziose, ha testa piccola, a profilo triangolare, muso minuto e stretto, occhi grandi, ovali, orecchie grandi, piccole corna ramificate, provviste negli adulti di 3 punte soltanto: le corna, possedute solo dai maschi, cadono in novembre o dicembre. Il capriolo ha pelliccia di pelo corto, rossiccio d'estate, grigiastro in inverno; il disco caudale, o specchio, ha peli biancastri, parzialmente erettili a seguito di particolari stati emotivi; la coda è molto corta (2-3 cm appena). Il capriolo è essenzialmente silvicolo e vive nei boschi dalla pianura alla montagna, al limite superiore della vegetazione arborea. In Italia è diffuso nelle Alpi e nell'Appennino, dove è stato introdotto in parchi e riserve. Popolazioni probabilmente autoctone sono quelle di Castel Porziano (Roma), del Gargano e di Orsomarso.

Etologia

Il capriolo dimostra un grande adattamento a vivere in boschi fitti, nei quali durante il periodo invernale, quando i maschi hanno perso le corna o hanno le nuove ancora coperte di velluto, esprime un certo grado di gregarismo riunendosi in branchi poco numerosi. Ma poco prima del periodo riproduttivo, che alle nostre latitudini è tardo-estivo e autunnale, i maschi diventano più aggressivi e marcano territori con il secreto di ghiandole sottooculari deposto su rametti e bassi alberi lungo i confini. I maschi che si incontrano ai limiti dei rispettivi territori si fronteggiano, inizialmente studiando le forze rispettive, poi cozzano ripetutamente con le corna, spingendosi reciprocamente alla maniera degli altri Cervidi. Prima dell'urto possono sollevarsi sulle zampe posteriori o anteriori, posizione che, accrescendone la statura, potrebbe aver la funzione di intimidire l'avversario, ma, poiché le corna corte e aguzze talvolta producono ferite gravi e perfino mortali ai contendenti, la selezione naturale ha favorito la diminuzione della lotta effettiva e l'aumento delle esibizioni di minaccia. Infatti i caprioli che si sfidano, ancora più spesso che lottare, dirigono i colpi contro i cespugli e gli alberi, comportamento che rappresenta un'esibizione di forza rivolta all'avversario. Comunque in questa stagione essi sono propensi ad attaccare qualsiasi invasore del loro territorio, inclusi animali di altre specie, e non mancano resoconti di attacchi contro l'uomo. I vincitori delle dispute territoriali sono in genere i caprioli di taglia maggiore, che occupano le aree migliori, dove abbondano cibo, acqua e ricoveri, mentre i maschi più giovani devono accontentarsi dei territori più periferici o riescono a inserirsi in aree piuttosto piccole tra i territori di due maschi più forti. Le femmine in estro, naturalmente, non vengono attaccate, ma annusate a lungo e seguite persistentemente dal maschio, spesso attraverso percorsi ripetuti, finché accettano l'accoppiamento. Il parto avviene in luoghi del bosco ben riparati. I piccoli sono in grado di restare in piedi già dopo poche ore e all'età di una settimana possono seguire la madre e brucare erba e foglie. La madre cura molto i figli appena nati e nei giorni seguenti li visita alcune volte, durante il giorno, per allattarli. I piccoli, che hanno il pelo rossastro a macchie biancastre, godono di un certo criptismo e, in caso di pericolo, si immobilizzano al suolo; non stanno mai vicini, cosicché, se uno viene scoperto da un predatore, gli altri hanno maggiori possibilità di sopravvivere. Dopo 35-40 giorni dalla nascita, la famiglia si sposta più liberamente e pascola in uno spazio più ampio. L'attività maggiore si svolge nelle ore dell'alba e del tramonto, mentre in pieno giorno e in piena notte i caprioli riposano.

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