Alto Àdige/Südtirol

Indice

Territorio

Regione geografica dell'Italia settentrionale che costituisce la sezione più a N del Trentino-Alto Adige. Si estende sull'alto bacino del fiume Adige fino alla stretta di Salorno e si identifica con il territorio della provincia di Bolzano. Dal 1948 costituisce con il Trentino la regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol. L'Alto Adige è caratterizzato dalla presenza di numerosi parchi naturali provinciali. Il Parco Naturale Gruppo di Tessa/Naturpark Texelgruppe è il più vasto dell'Alto Adige; esso reca in sé i segni degli antichi ghiacciai e racchiude tra i suoi confini anche dieci laghi di origine glaciale, immersi in un suggestivo paesaggio caratterizzato dalla tundra alpina e da notevoli sculture naturali. Il Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies/Naturpark Fanes-Sennes-Prags occupa la sezione più settentrionale del sistema dolomitico ed è caratterizzato da tipici fenomeni carsici e, dove il terreno diviene meno permeabile, dalle acque limpide di piccoli laghetti. Confina con esso il Parco Naturale Dolomiti di Sesto/Naturpark Sextner Dolomiten, dove si trovano alcune fra le più belle cime dolomitiche come le Tre Cime di Lavaredo. Il Parco Naturale Monte Corno/Naturpark Trudner Horn, fitto di boschi, è stato istituito per tutelare una flora e una fauna di particolare rarità. Nel Parco Naturale Puez-Odle/Naturpark Puez-Geisler è possibile osservare le varie forme assunte dalle sedimentazioni della roccia calcareo-dolomitica. Il Parco Naturale dello Sciliar/Naturpark Schlern unisce in sé una grande varietà di paesaggi: solide rocce porfiriche, tufi e lave vulcaniche ricoperti da distese erbose e dominati dall'imponente sagoma del massiccio dello Sciliar.

Popolazione e linguistica

Gli abitanti appartengono per circa due terzi al gruppo etnico di lingua tedesca e per circa un terzo a quello di lingua italiana, mentre nelle valli Gardena, Badia e di Marebbe il gruppo linguistico ladino conta ca. 15.000 individui. La regione, dapprima sicuramente romanizzata, andò soggetta a un lento processo di germanizzazione, a partire dai secoli dell'alto Medioevo, a opera dei Bavari (o Baiuvari) che dalla Boemia si estesero a S verso l'arco alpino, superandolo poi e penetrando nelle vallate del versante meridionale dove incontrarono la resistenza dei dialetti romanzi, ai quali gradualmente (il ladino era ancora parlato in val Venosta fino al sec. XVIII) riuscirono a sostituirsi, almeno fino alla stretta di Salorno che segna appunto il confine fra gli idiomi tedesco e italiano. L'organizzazione ecclesiastica e lo stanziamento di coloni germanici dediti alla coltivazione delle terre favorirono l'affermarsi in questa regione dell'elemento linguistico tedesco, nella varietà bavarese meridionale o tirolese. Il precedente sostrato romanzo riaffiora però ancora in elementi lessicali di questo stesso dialetto e soprattutto nella toponomastica.

Storia

Il territorio, precedentemente abitato da popolazioni retiche, fu definitivamente sottomesso dal generale romano Druso nel 15 a. C. e assegnato alla provincia della Raetia et Vindelicia. Degli invasori barbari i primi a stanziarsi in quest'area geografica furono i Bavari. Vi dominarono in seguito Bizantini, Longobardi e Franchi. Fece parte della Marca tridentina che, alla disgregazione dell'Impero carolingio cui successe il Sacro Romano Impero della nazione germanica, andò a costituire il Ducato di Carinzia. Nel 1027 furono istituiti i principati vescovili di Trento e di Bressanone. L'Alto Adige fu dominio della casa d'Asburgo dal sec. XIV alla prima guerra mondiale, con la breve parentesi del periodo napoleonico. Nel 1810 la zona intorno a Bolzano divenne con il Trentino un dipartimento del Regno d'Italia napoleonico, con il nome di Alto Adige, denominazione poi ripresa dopo l'annessione per dare un nome italiano alla nuova provincia. Nel 1815 esso passò alle dirette dipendenze dell'Austria che vi iniziò un'intensa opera di germanizzazione, soprattutto dopo la perdita degli altri domini italiani. In seguito alla prima guerra mondiale l'Italia ottenne la regione con il Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 10 settembre 1919, sulla base di considerazioni strategiche anteposte alla realtà etnica. Dal 1919 questi contrastanti elementi furono alla base di complicazioni interne e internazionali. Nel periodo prefascista, l'amministrazione italiana fu guidata da criteri liberali e concilianti, abbandonati nel 1922 per seguire una politica di indiscriminata snazionalizzazione. Il pangermanesimo nazista e l'annessione dell'Austria (Anschluss, 1938) esercitarono una forte attrazione sugli alloglotti altoatesini. B. Mussolini, che aveva subito l'Anschluss in cambio dell'assicurazione che la Germania non avrebbe più sollevato la questione dell'Alto Adige, cercò una soluzione definitiva con l'accordo del 23 giugno 1939, che concedeva agli altoatesini di lingua tedesca – i quali se ne valsero in massa – la facoltà di optare per il trasferimento in Germania. La non facile applicazione dell'accordo fu interrotta dalle vicende belliche. Dopo l'8 settembre 1943, e fino alla fine della guerra, l'Alto Adige venne di fatto incorporato nel Reich. Dopo la guerra, anche se gli accordi De Gasperi-Gruber del 5 settembre 1946 riconoscevano all'Alto Adige una larga autonomia, le tensioni continuarono, a volte anche con manifestazioni violente, fino al 1992. Solo allora si giunse a una definizione risolutiva della questione sudtirolese.

Bibliografia

Per la storia

P. Alatri, E. Vallini, La questione dell'Alto Adige, Firenze, 1961; M. Toscano, Storia diplomatica della questione dell'Alto Adige, Bari, 1968; A. E. Allock, The History of the South Tyrolo Question, Londra, 1970; G. Faustini, L'Alto Adige tra le due guerre, Trento, 1984.

Per l'arte

N. Rasmo, Arte medievale nell'Alto Adige, Bolzano, 1949; M. Caminiti, Castelli dell'Alto Adige, Novara, 1956; W. ed E. Frode, Kunst im Südtirol, Monaco, 1960; M. Tarabelli, Castelli dell'Alto Adige, Novara, 1975.

Per la linguistica

C. Battisti, Popoli e lingue nell'Alto Adige, Firenze, 1931; idem, Italiani e Tedeschi nell'Alto Adige. Esperienze e riflessioni d'un linguista, Bolzano, 1945; K. Egger, Bilinguismo in Alto Adige, Bolzano, 1978.

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