Aragona (comunità autonoma)
Indice(Aragón). Comunità autonoma della Spagnanordorientale, 47.698 km², 1.269.027 ab. (stima 2005), 27 ab./km², capoluogo: Saragozza. Province: Saragozza, Huesca e Teruel. Confini: Castiglia e León (NW), Castiglia-La Mancha (SW), Catalogna (E), Navarra (NW), Valencia (SE); Francia (N).
Aragona. Paesaggio del versante meridionale dei Pirenei.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Aragona. Veduta della depressione dell'Ebro.
De Agostini Picture Library/G. Nimatallah
Generalità
Regione storica della Spagna nordorientale, fu uno dei regni iberici che diede vita allo Stato-nazione della Spagna con il matrimonio fra Ferdinando II e Isabella di Castiglia nel 1474. La sua posizione è strategica, come regione cerniera tra Francia e Spagna, sull'asse dell'Ebro, territorio in forte sviluppo economico.
Territorio
. Si estende in direzione N-S dai Pirenei ai rilievi del sistema Iberico. Il territorio comprende tre distinte regioni morfologiche: a N il versante meridionale dei Pirenei, assai aspro e con varie cime superiori ai 3000 m, culminante nel pico de Aneto (3404 m), cui segue a S una serie di isolate sierre (Sierra de la Peña, Sierra de Guara, ecc.); al centro la depressione dell'Ebro, una vasta area di subsidenza colmata da sedimenti continentali; a S i rilievi del Sistema Iberico (Sierra de Albarracín, 1855 m; monti Universali, 1695 m), che occupano l'intera provincia di Teruel. Tutti i corsi d'acqua della regione confluiscono nell'Ebro, tranne un piccolo settore meridionale che tributa direttamente al mar Mediterraneo (come il fiume Mijares) o al Tago. I fiumi che scendono dai Pirenei (Gállego, Cinca), alimentati dalle acque di fusione dei ghiacciai e dei nevai, hanno una notevole portata e le loro acque sono utilizzate per l'irrigazione o per la produzione di energia elettrica; al contrario gli affluenti di destra dell'Ebro, dato il loro regime pluviale, hanno scarsa portata. Nel territorio dei Pirenei è presente il Parco Nazionale di Ordesa y Monte Perdido (istituito definitivamente nel 1982), che ha l'importante compito, oltre che di salvaguardia del patrimonio ambientale, anche di freno all'erosione dei suoli. Il clima è per lo più rude, sia nelle aree montuose (con inverni rigidi e lunghi, estati brevi e fresche) sia nella piana dell'Ebro, assai arida e dal clima di tipo continentale. L'Aragona è tra le regioni spagnole meno densamente popolate: la scarsità di risorse determina infatti una forte emigrazione (-13,24% tra il 1985 e il 1991) verso i centri industriali della Catalogna, specie a Barcellona. A Saragozza è presente un aeroporto internazionale. Le vie di comunicazione sono limitate a N dalla Catena dei Pirenei.
Economia
Nel periodo 1985-1991 l'Aragona ha prodotto il 12,62% del PIL nazionale. L'agricoltura è l'attività prevalente: le coltivazioni sono di tipo cerealicolo estensivo (frumento, orzo, mais), eccetto che nella piana a cavallo dell'Ebro, ben irrigata (Canale Imperiale di Aragona, Canale di Tauste) e intensamente coltivata a foraggi, piante tessili e alberi da frutto. Altre colture sono la vite, l'olivo e la barbabietola da zucchero, base di una fiorente industria di trasformazione. L'allevamento ovino, bovino e suino è diffuso ovunque, ma in particolare nelle zone montuose. Il sottosuolo è ricco di lignite (Utrillas), per lo più avviata alle centrali termoelettriche (Escatrón, Aliaga ecc.). Minerali di ferro si estraggono a Ojos Negros e in tutta la provincia di Teruel. Le poche industrie, attive nei settori metallurgico, di trasformazione e chimico, sono concentrate a Saragozza; altri centri importanti sono Huesca, Alcañiz e Teruel.
Storia
La regione, importante centro di contatti economico-politici con la Francia e l'Europa centrale, venne conquistata dai Romani agli inizi del sec. II a. C. e, nonostante qualche sporadica rivolta, fu rapidamente colonizzata. La sua capitale Saragozza porta ancora il nome romano (Caesar-Augusta) datole nel 19 a. C. dal suo fondatore, Ottaviano Augusto, e a Bilbilis (oggi Calatayud) nacque Marziale. Presto cristianizzata, l'Aragona conserva ancora oggi a Saragozza uno dei santuari più insigni: quello della Madonna del Pilar, che sarebbe comparsa all'apostolo Giacomo (Santiago) nel 42 d. C. Invasa dagli Svevi, la regione fece poi parte del regno visigoto, di cui Saragozza fu una delle città più importanti, sede anzi nel sec. VII di una scuola ecclesiastica di latinisti e letterati (S. Braulio, amico di Isidoro di Siviglia, Tajón e altri). Sommersa dall'invasione araba nel sec. VIII (Huesca resistette però ben 7 anni prima di cedere), verso la fine del secolo diede i primi segni di resistenza, con la formazione di piccoli feudi semiautonomi, addossati ai Pirenei e appoggiati dai Franchi; si ha notizia nel sec. IX di una contea di Aragona retta dai primi conti indigeni: Aznar Galíndez I, Galindo Aznárez, Aznar II che riconoscevano la sovranità franca. Nel sec. X il re di Navarra García Sánchez riunì le valli aragonesi ai propri domini; intanto anche i Mori fondavano piccoli Stati, spesso alleati con quelli cristiani. Il 1035, con il testamento di Sancio di Navarra, che assegnava l'Aragona a Ramiro I (1035-63) che assunse il titolo di re, segna il passaggio dell'Aragona da contea a regno. I successori di Ramiro ampliarono gradualmente le frontiere del nuovo Stato a spese sia dei Mori sia dei cristiani. Alfonso I con l'aiuto dei suoi vassalli bearnesi conquistò Saragozza (1118), Tudela e Calatayud (1119); Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona, divenuto “principe d'Aragona” per aver sposato Petronilla, figlia di Ramiro II, unì la Catalogna all'Aragona, determinandone il destino mediterraneo, suggellato definitivamente dalla politica di Giacomo I (1218-76), il massimo sovrano medievale, che conquistò Valencia e le Baleari. Il Trattato di Almizra (1244) con Alfonso X di Castiglia, che precludeva alla corona d'Aragona ogni ulteriore conquista di territori peninsulari, provocò un'accentuazione della politica mediterranea aragonese. Pietro III conquistò la Sicilia (1282), Giacomo II la Sardegna e, con l'appoggio degli Almogávares, il ducato di Atene (1311). Dopo un periodo di crisi interna e dinastica risolto col compromesso di Caspe, Alfonso V il Magnanimo occupò il Regno di Napoli (1442). Col matrimonio dei re cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona (1474), la storia dell'Aragona si fonde con quella della Spagna. Le frontiere fra i due regni rimasero tuttavia in vigore e gli Aragonesi difesero la loro autonomia tanto che i tentativi dei re spagnoli di violarne i privilegi, come quando Filippo II nel 1591 tentò di far catturare Antonio Pérez a Saragozza, provocarono violente ribellioni. Durante la crisi del 1648 ci fu una congiura per staccare l'Aragona dalla Spagna, proclamandone re il duca di Híjar. Solo nel sec. XVIII la politica dei Borboni integrò appieno l'Aragona, in cui tuttavia sussistette fino al 1833 l'unità amministrativa del regno, nell'unità politico-economica nazionale.
Arte
All'epoca dell'occupazione musulmana e della Reconquista (sec. VIII-XI) risalgono alcune opere mozarabiche (portale del chiostro del monastero di S. Juan de la Peña) e notevoli monumenti musulmani, tra cui il palazzo dell'Aljafería a Saragozza, con l'annessa moschea (sec. XI). Alle chiese pirenaiche di influenza mozarabica si collega lo stile romanico, che si afferma in Aragona e nella vicina Navarra con caratteri regionali unitari, in cui si avverte l'influenza tolosana, destinati a loro volta a influenzare il romanico della Castiglia, del León e della Galizia. Il monumento più significativo è la cattedrale di Jaca (iniziata nel 1063); altri importanti edifici romanici sono le chiese di Sos, Uncastillo, Huesca, il castello di Loarre, il monastero di S. Juan de la Peña, ecc. Nella seconda metà del sec. XII vengono fondati numerosi monasteri cistercensi (Monasterio de Piedra, Rueda, Veruela, ecc.) e iniziano a diffondersi le forme gotiche francesi. Il più importante esempio di stile gotico maturo è la cattedrale di Huesca (sec. XIII-XV). Intanto si fa sensibile l'influenza del gotico catalano, sia in architettura (cattedrale di Saragozza), sia in scultura (opere di Pedro Moragues a Saragozza, Daroca, ecc.). In pittura, dal primo stile gotico “lineare” si passa al gotico internazionale (inizi sec. XV) di Juan de Levi (altare di S. Catalina a Tarazona). Nella seconda metà del Quattrocento Bartolomé Bermejo (ca. 1440-ca. 1500), attivo soprattutto in Catalogna, diffonde lo stile fiammingo. Molto ben rappresentato è in Aragona lo stile mudéjar, sintesi di elementi gotici e musulmani (chiese e cupole a Tauste, Calatayud, Torralba, Saragozza; numerose torri, soprattutto a Teruel). Durante il Rinascimento l'Aragona non ha un'architettura particolarmente significativa, mentre importante è la scultura, grazie all'attività di Damián Forment, che agli inizi del Cinquecento è tra i primi ad adottare il nuovo stile italiano rinascimentale (Huesca, Saragozza). In epoca barocca (fine sec. XVI-XVIII) sono attive in Aragona numerose scuole di scultura; tra i pittori, sono da ricordare Jusepe Martinez e Vicente Verdusan.
Bibliografia
Per la geografia
J. M. Casas, J. M. Lacarra, F. Estapé, Aragón, Saragozza, 1960; H. Lautensach, Die Iberische Halbinsel, Monaco, 1964; S. Mannella, Regione iberica: appunti di geografia, Bari, 1985.
Per la storia
J. M. Lacarra, Aragón en el pasado, Saragozza, 1960; J. Lalinde, La gobernación general en la Corona de Aragón, Saragozza, 1963; J. Regla Campistol, Introducció a la história de la Corona d'Aragó, Palma di Maiorca, 1969; J. H. Elliot, Spagna imperiale, Bologna, 1987.
Per l'arte
J. Galiay, Arte mudéjar aragonés, Tarragona, 1951; R. del Arco, La pintura en Aragón en el siglo XVII, Seminario de Arte Aragonés, Saragozza, 1954.