Movimenti di popoli nell'Europa post-carolingia e in Oriente
I Saraceni
Con il nome di Saraceni (di et. incerta, probabilmente da un termine arabo, sciarkîn, che deriva da una radice che indica il “sorgere” del sole, e che ha quindi il significato di “orientali”) venivano indicati solitamente in Occidente i musulmani. Tra l'827 e l'878 questi occuparono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le Baleari, e fecero scorrerie lungo tutte le coste meridionali italiane, giungendo fino a Roma e a Ostia. In questo periodo l'Italia era nelle mani del franco Ludovico II. I Saraceni saccheggiarono le basiliche di san Pietro e di san Paolo e furono poi allontanati da una flotta che proveniva da Napoli e Amalfi. Roma fu fortificata e fu intrapresa una spedizione punitiva contro gli invasori, cacciati dal Ducato di Benevento, poi diviso nei principati di Salerno e Benevento. Un nuovo attacco nell'849 fu respinto dalle flotte di Amalfi, Napoli e Gaeta. Con l'avvento di Carlo il Calvo fu tolta la tutela imperiale su Roma, che rimase indifesa ed esposta nuovamente agli attacchi saraceni. Nel 915 le città meridionali, unite in una Lega, eliminarono la base saracena sul fiume Garigliano, quella da cui erano partite le incursioni più pericolose. Dopo un lungo periodo di lotte per il potere e di contesa della dignità pontificia, la calma fu ristabilita dall'imperatore Ottone I nel 964. Degli imperatori sassoni, solo Ottone II affrontò i Saraceni nel 982, ma ne fu sconfitto. Saranno i Normanni, nel nuovo millennio, a riconquistare i territori meridionali. Nonostante le disastrose scorrerie, il dominio saraceno in Sicilia ebbe anche aspetti positivi, soprattutto in ambito filosofico—scientifico, ma anche in quello agricolo con l'introduzione, a esempio, della coltivazione degli agrumi.