La lotta per le investiture
- Introduzione
- Gli imperatori Sassoni e i vescovi-conti
- La riforma ecclesiastica
- Gregorio VII contro Enrico IV
- Il Concordato di Worms
- Approfondimenti
- Riepilogando
Gli imperatori Sassoni e i vescovi-conti
Nel 919 era salito al trono di Germania, eletto dai grandi feudatari, Enrico l'Uccellatore, duca di Sassonia, che non aveva alcun legame di parentela con la dinastia carolingia. I più grandi feudi tedeschi, i ducati di Sassonia, Franconia, Baviera, Lorena e Svevia, assunsero da allora un'importanza sempre maggiore. Durante il regno del figlio Ottone, eletto dai duchi tedeschi (936), si ruppe l'intesa con i grandi feudatari per cui il sovrano ricercò sempre più apertamente l'appoggio della Chiesa. Vescovi, arcivescovi e abati ottennero dei feudi e il riconoscimento legale dei poteri di giurisdizione su di essi (per questo duplice potere, temporale ed ecclesiastico, furono detti vescovi-conti). Nel 962 Ottone I si fece incoronare imperatore a Roma (dopo essersi fatto incoronare re d'Italia e avere sposato la vedova del precedente re carolingio Lotario II). Per sottrarre l'elezione del papa all'arbitrio dell'aristocrazia romana, con il Privilegium Othonis stabilì che l'elezione pontificia dovesse avvenire col consenso dell'imperatore e alla presenza di un suo rappresentante. Unendo la corona di Germania a quella imperiale, aggiunse al Sacro Romano Impero la denominazione “della nazione germanica”. Con Ottone I e i suoi successori la Chiesa divenne sempre più uno strumento del potere imperiale, perdendo prestigio morale. Alla morte di papa Giovanni XV, il sedicenne imperatore Ottone III fece eleggere papa il cugino Brunone di Carinzia (primo papa tedesco), che assunse il nome di Gregorio V; alla morte di questi fece eleggere Gerberto di Aurillac (che diventò Silvestro II), arcivescovo di Reims, una delle più spiccate personalità culturali di quel tempo. Il programma politico di Ottone III prevedeva la creazione di un Impero, nel mondo occidentale, che avesse come guide l'imperatore e, lealmente cooperante, il papa. La nobiltà feudale italiana, mal tollerando la politica imperiale, si ribellò cacciando da Roma l'imperatore, la cui morte (1002) pose fine anche al suo programma.