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  • Il Concordato di Worms e lo spirito riformatore

Il Concordato di Worms e lo spirito riformatore

Fin dal pontificato di papa Pasquale II si erano affermate, in merito al problema del conferimento delle investiture, correnti dottrinarie moderate. Ivo di Chartres, Gregorio da Catino, Ugo di Fleury sostenevano tutti la necessità di un chiarimento e, pur su posizioni diverse, concordavano che quello conferito dal sovrano era solo il possesso di beni personali, unito a una giurisdizione civile, non un ufficio religioso. Il concordato di Worms rappresentò il prevalere di posizioni moderate. La restituzione al pontefice del potere di conferire le nomine vescovili legò in modo sempre più forte i vescovi al papa; lo stesso accadde per i monasteri, molti dei quali passarono alle dirette dipendenze della sede pontificia. La riforma promossa da Gregorio VII aveva avuto i suoi effetti liberando la Chiesa dal potere imperiale ma non dalla mondanità. Gli stessi monasteri cluniacensi che avevano sostenuto il ritorno alla povertà evangelica si erano arricchiti molto durante il periodo di lotta e avevano cominciato a trascurare la regola benedettina. Un nuovo spirito riformatore nacque nel monastero di Citeaux, fondato a Digione nel 1098 da Roberto di Molesmes. I monaci cistercensi (il cui rappresentante più importante fu Bernardo di Chiaravalle, 1091-1153) rinunciarono a qualsiasi forma di ricchezza e reintrodussero nei monasteri il lavoro manuale, opponendo allo sfarzo cluniacense il valore della spiritualità.