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Peter L. Berger Vienna 1929 sociologo statunitense di origine austriaca | È uno fra i più rappresentativi ricercatori della sociologia della conoscenza e della religione. Ha formulato, complessivamente, l'ipotesi che la società sia il prodotto oggettivato e istituzionalizzato delle attività di interazione degli uomini durante la loro vita quotidiana. Ha sviluppato nella sua opera più significativa, La realtà come costruzione sociale (scritta con A. T. Luckmann, 1966), un'interpretazione dei processi che producono la percezione collettiva del mondo sociale. A questa percezione si connettono le più complesse interazioni fra individui e gruppi. Strumento privilegiato della comunicazione è il linguaggio, ma è la vita quotidiana nella sua interezza a dover essere posta per Berger al centro di un'efficace osservazione sociologica. È autore con H. Kellner di studi sulla frammentazione dell'identità delle persone nelle società tardo industriali. Opere principali, oltre a quella già citata: Invito alla sociologia. Una prospettiva umanistica (1963), Un brusio di angeli (1969), Sociologia (con S. Berger, 1976), L'interpretazione sociologica (1989, con H. Kellner), La desecolarizzazione del mondo (1999). |
Raymond Boudon Parigi 1934 sociologo francese | Ha fornito importanti contributi allo sviluppo delle metodologie della ricerca sociale. Contro le suggestioni delle "teorie sistematiche" e in polemica con i modelli ispirati a una visione ideologica della società, ha proposto un'originale variante dell'individualismo metodologico, inteso come approccio circoscritto e sempre verificabile sul piano empirico ai singoli temi oggetto dell'osservazione del sociologo. Boudon ha elaborato un modello che permette di spiegare i singoli casi di mutamento (anche quelli che riguardano l'intero sistema sociale) in relazione al contesto sociale e interattivo entro cui si verificano. In particolare Boudon ritiene che le azioni individuali degli attori sociali, componendosi tra loro, producano degli effetti non previsti, anche se non necessariamente indesiderabili. Tali conseguenze sono una fonte importante di cambiamento sociale e vincolano il ricercatore a un'attenta analisi della situazione in atto per comprendere quali siano i fattori di mutamento realmente agenti. Fra le sue opere maggiori: Metodologia della ricerca sociologica (1974), Effetti "perversi" dell'azione sociale (1977), La logica del sociale (1980), Il posto del disordine (1985), L'ideologia. Origine dei pregiudizi (1991), A lezione dai classici (2000). |
Pierre Bourdieu Parigi 1932-2002 sociologo francese | Ha privilegiato costantemente l’analisi dei fenomeni legati alla “riproduzione sociale”, dando coerenza interpretativa allo studio delle trasformazioni culturali nelle società di massa e dei nuovi compiti dell’educazione. Ha sviluppato un complesso progetto di “critica sociale del gusto”, centrato sull’osservazione degli stili di vita delle diverse classi sociali. Bourdieu ha incentrato la sua ricerca specialmente sull’analisi delle motivazioni alla base delle scelte di consumo, individuando due ordini di cause: la classe sociale di appartenenza, che deriva dal reddito e dal tipo di lavoro, e il capitale culturale, che dipende dall’istruzione. Su questo punto ha osservato come il sistema culturale di ciascuna classe influenzi i bisogni degli individui e da qui ha definito il concetto di “stile di vita”, nel quale convergono atteggiamenti, consumi e impiego di oggetti da parte dei vari gruppi sociali. Bourdieu ha ricostruito così una mappa sociale, nella quale ogni gruppo si distingue per i beni che usa e per come li usa. Tra le sue opere: I delfini (1972), La distinzione (1979), Risposte: per un’antropologia riflessiva (1991). |