La pedagogia umanistica: Sergej Hessen
Il pensiero pedagogico del filosofo russo emigrato in Polonia Sergej Hessen (1887-1950) è riportabile alla filosofia della filosofia dei valori: il filosofo non è colui che produce valori, ma colui che li ordina (secondo il fondatore di questa corrente di pensiero, W.Windelband) e il conoscere non deve essere inteso unicamente come atto logico che collega coscienza e realtà, ma deve essere giudizio di valore. I valori hanno valore di per sé, in quanto trascendono l'individuo nella sua singolarità per assumere il ruolo di ideali che spiegano la storia ponendosi come base di essa.
Hessen arriva a identificare i valori con gli ideali culturali, e sulla base di questa identificazione interpreta la filosofia dei valori come base per la sua pedagogia. Vista l'importanza attribuita al legame tra storia e valori, cui si accennava poco sopra, l'educazione dovrà porsi come fine l'inserimento dello studente in una ben precisa tradizione culturale, che lo renda disponibile a ricevere e a vivere i valori a essa connessi. Il soggetto dell'educazione è chiamato quindi a un “dover essere” (visto come un conformarsi a determinati valori), concezione che porta la disciplina a essere parte integrante di questo sistema educativo.
Vengono di conseguenza criticati dall'autoreprecedenti formulazioni teoriche che prevedano una qualche forma anarchica nel gestire il processo educativo del bambino e del giovane. Primo fra tutti, com'è ovvio, Rousseau. Hessen osserva giustamente che la libertà cui fanno riferimento tutti i teorici dello spontaneismo pedagogico è solo apparente, poiché in ogni caso l'autorità più o meno diretta del maestro viene comunque a limitare in qualche modo il libero agire dell'allievo. Inoltre la costrizione, vista come antitetica alla libertà, viene sempre concepita come esterna al soggetto, per cui è eliminabile semplicemente allontanando il discente da possibili fonti positive. In realtà la vera costrizione è interna al soggetto ed è quella che proviene dalla sua natura intrinseca e lo porta a cedere e conformarsi alle pressioni esterne. Volendo davvero eliminare ogni forma costrittiva occorrerà dunque agire all'interno del formando rafforzando in prima istanza la sua stessa personalità.
Ciò non toglie che le finalità della pedagogia di Hessen non sono solamente interne al soggetto, psicologiche (altrimenti ci si ricondurrebbe a uno spontaneismo naturale come quello di Neill, ma vanno collocate da una parte nel processo storico e dall'altra, su un piano più metafisico, a livello dei valori ideali.
Notevole è anche la distinzione che l'autore opera tra temperamento (quanto di un individuo è determinato su base ereditaria) e personalità (ciò che il soggetto diviene grazie alla sua formazione: formazione culturale e formazione ai valori). L'individualità personale risulta dunque dallo sforzo personale di unire queste due componenti nello sforzo di ricondurle sulla strada della formazione di valori.
• Dall'anomia all'autonomia
Alla ricerca di una metodologia in sintonia con le sue concezioni filosofiche, Hessen traccia una strada volta a conciliare la salvaguardia della spontaneità dello studente con la disciplina al fine di arrivare alla creazione spontanea di valori culturali.
Egli distingue dunque una prima fase educativa – che indica con il termine di anomia, e che coincide con la prima infanzia – in cui non è ancora presente alcun tipo di norma morale. Il bambino non essendo ancora in grado di comprendere delle norme morali non può neanche adeguare il suo comportamento a esse. La strategia metodologica proposta dall'autore, che scarta ovviamente ogni forma di imposizione o di divieto che il bambino non potrebbe fare propria, consiste nell'appoggiarsi alle forme di attività spontanea del bambino , per farlo arrivare a produrre una sua forma di organizzazione. Si appoggia dunque al gioco, che non deve però essere visto solo come gioco fine a sé stesso ma, pur conservando il suo carattere propriamente ludico, deve essere finalizzato: si chiede dunque al bambino di portare sempre a termine i propri giochi, in modo da suggerire una strada spontanea verso una prima forma organizzativa.
Con l'ingresso nella scuola elementare il bambino entra nella fase denominate dell' eteronomia: oramai il suo sviluppo mentale gli permette di comprendere il significato di una norma e la sua legittimità, e di comportarsi di conseguenza. Tuttavia la regolazione non può ancora essere lasciata al bambino stesso, pertanto l'educazione sarà diretta regolata dall'esterno, pur conservando angoli di lavoro dedicati alla creatività che anticipino il lavoro autonomo della fase successiva. A guidare il lavoro in questo periodo (che per Hessen si estende a tutta la formazione scolastica: elementare, media e superiore) sarà ovviamente il docente, il quale avrà il delicato compito di non trasformare l'uso didattico nella disciplina in una richiesta di esecuzione meccanica di compiti da parte degli studenti. L' autonomia si conquista con un percorso progressivo, che l'insegnante dovrà predisporre ampliando gradualmente gli spazi dedicati alla creatività e al lavoro autonomo degli studenti.
La scuola del lavoro di Hessen è dunque in primo luogo scuola pedagogica, in quanto il lavoro è visto come educativo a livello formale, e non per i suoi fini produttivi a livello concreto o economico; inoltre sempre presente è il rimando all'esperienza diretta degli studenti, che non è però più intesa come esperienza immediata (cioè non mediata culturalmente) ma come esperienza didattica, predisposta e progettata dal docente secondo un ben preciso piano formativo.
La scuola conserva sempre, dunque, la sua caratterizzazione eteronomica, pur lasciando sempre maggior spazio all'autonomia dello studente col crescere del livello scolastico: il raggiungimento dell'autonomia completa viene dunque a coincidere con il fine (e la fine) ideale dell'educazione.
• La scuola unica
La scuola moderna (nata cioè in ambiente democratico) è vista per Hessen come scuola tendenzialmente unitaria. E la più forte caratterizzazione di una scuola autenticamente democratica è l'introduzione dell'obbligo scolastico. Questo in quanto, nonostante possa di primo acchito sembrare un'imposizione in netto contrasto con un'ideologia democratica, in realtà sotto questa forma apparente di “obbligo” questo provvedimento arriva a liberare da una più grande costrizione di quella che attua: la costrizione dell'ignoranza che è base delle disuguaglianze sociali. Ma l'obbligo scolastico per l'autore non deve essere considerato nella sua forma tradizionale (obbligo di formazione minima, mentre i livelli superiori restavano esclusivo appannaggio delle classi più abbienti): occorre estendere l'obbligo dello studio fino al grado superiore, arrivando in questo modo a creare una vera scuola unica che sia un primo passo verso l'eliminazione delle marcate differenziazioni sociali rendendo la cultura accessibile a tutti nella medesima forma.
Questo non vuol dire tuttavia non considerare alcuna forma di differenziazione nei contenuti trasmessi dalla scuola, ma prevede una complessa articolazione della struttura scolastica, che da una parte si adatti e segua lo sviluppo psicologico degli studenti e che sia differenziata anche sulla base di specifici obiettivi formativi.
La scuola elementare sarà quindi organizzata sulla base di distinzioni regionali, che faciliti, partendo dalle esperienze fatte dai bambini nel loro ambiente di provenienza e sulla base dei loro interessi specifici, ad avviare gli alunni verso lo studio di livello superiore.
Con l'ingresso nella scuola media potrà invece iniziare un insegnamento più sistematico, che presti attenzione alle differenziazioni psicologiche degli alunni, in modo da favorire le diverse potenzialità dei singoli studenti.
Nelle scuole superiori, occorre invece lavorare sulla concentrazione dell'apprendimento, in modo da arrivare a una forma di apprendimento specializzato, che lasci però spazio a una buona cultura generale di base.
In questo modo gli studenti, oltre ad avere una valida educazione morale, una buona cultura di base, delle conoscenze specifiche calibrate sulle loro abilità, avranno anche acquisito un metodo che li preparerà a eventuali cambiamenti a livello professionale.