Evoluzione dei sistemi culturali tra Medioevo, umanesimo e Rinascimento
I fondamenti della pedagogia moderna, intesa come scienza matura e dotata di una propria identità specifica, sono formulati nel pensiero di Locke e Rousseau, ma hanno un retroterra culturale importante, in termini di integrazione o di opposizione, nei sistemi di pensiero dell'età medievale e rinascimentale. È quindi opportuno considerare brevemente i punti salienti dell'evoluzione del pensiero nel passare dal Medioevo all'umanesimo e successivamente al Rinascimento.
Nel Medioevo la cultura ha dei connotati di forte unitarietà, con un'organizzazione gerarchica che vede la teologia al vertice della piramide e le arti, la cultura classica e la scienza ai gradini inferiori, con una funzione essenzialmente strumentale, secondo il principio agostiniano della reductio artium ad theologiam. Le arti e la cultura classica forniscono cioè un insieme di nozioni e strumenti fondamentali che agevola il cammino della conoscenza nel suo accostamento alla vita spirituale e alla teologia. Il rapporto tra scienza e sapienza, tra natura e spirito, tra uomo e Dio è strettamente verticale e l'idea pedagogica che ne deriva è quella di un itinerario che l'uomo è chiamato a compiere verso Dio.
Con l'avvento dell'umanesimo si evidenziano fattori nuovi che minano la struttura gerarchica della cultura medievale. In particolare si afferma l'idea dell'autonomia dell'arte, in base alla quale l'arte, e in particolare l'arte classica, è vista non più come uno strumento, ma come una creazione che ha il proprio fine in se stessa e può essere apprezzata per i suoi contenuti intrinseci di bellezza e umanità. In questo modo incomincia la disgregazione della piramide culturale tipica del pensiero medievale.
Tale processo di disgregazione diventa ancora più evidente con l'avvento del Rinascimento. Come già l'arte, ora anche la politica, la filosofia e la scienza abbandonano i gradini della piramide e acquistano una loro autonomia. La centralità dell'uomo e della ragione umana sono i tratti più distintivi del modo di pensare e di sentire dell'uomo rinascimentale: il mondo e la natura sono visti come geometricamente strutturati e organizzati secondo leggi matematiche; l'uomo ne è al centro ed è in grado di comprenderli e dominarli grazie alla ragione. In questo contesto è ben comprensibile come la nascita delle scienze moderne sia avvenuto proprio in questo periodo. Prende quindi piede un'idea pedagogica sostanzialmente diversa da quella tipica del Medioevo, centrata sull'uomo e sull'orgogliosa fiducia nei poteri della ragione e della fantasia creatrice.
Nonostante il passaggio dal Medioevo al Rinascimento, così come sopra esposto, sembri presentare principalmente caratteristiche di frattura e di discontinuità, è importante notare, come hanno fatto diversi studiosi, primo fra tutti F. Chabod, che tale processo contiene anche elementi di continuità culturale. Tra i più importanti Chabod ha individuato in particolare il mito della renovatio, in altre parole di un passato idealizzato e perfetto che si vuole in qualche modo far rinascere e sostituire alla realtà presente. Questa idea, presente sotto diverse vesti nel pensiero e nelle opere di san Francesco, di Dante, ma anche di Petrarca e Machiavelli, rappresenta un motivo di forte continuità nell'evoluzione culturale dal Trecento al Cinquecento, pur segnata dai forti cambiamenti sopra evidenziati.