Sergej Prokof'ev
Sergej Sergeevic Prokof'ev (Sonzovka, Ekaterinoslav 1891 - Mosca 1953) rivelò precocemente interessi e doti musicali studiando con la madre. Frequentò poi il conservatorio di Pietroburgo con A. Ljadov, N. Rimskij-Korsakov, N.N. Cerepnin e A.N. Essipova. Nel 1910 tenne il suo primo concerto pianistico; nel 1912 compose il Primo concerto per pianoforte e orchestra, che rivela già gli aspetti essenziali della sua personalità, e nel 1914 vinse, eseguendolo a Pietroburgo, il premio Rubinstein per pianisti. Nel 1918 lasciò la Russia e dal 1919 al 1922 la sua attività di compositore e di concertista si svolse prevalentemente negli Stati Uniti; nel 1923 si stabilì a Parigi, continuando a compiere numerose tournée, e nel 1933 decise di rientrare definitivamente in patria, dedicandosi poi quasi esclusivamente alla composizione.
In Unione Sovietica ebbe riconoscimenti ufficiali, tra cui il premio Stalin (1941 e 1947), ma conobbe anche duri attacchi; nel 1948 fu accusato di "orientamento formalista e antipopolare" e si difese, con la consueta ironia, affermando di "non avere mai messo in dubbio l'importanza della melodia". Da allora si dedicò principalmente alla composizione di musica strumentale e ottenne infine il favore del pubblico e della critica con la Settima sinfonia (1952).
Caratteristiche stilistiche
Nonostante gli scandali suscitati in gioventù, nella duplice veste di pianista e di compositore, Prokof'ev è fondamentalmente estraneo alla problematica delle espressioni più complesse e avanzate della musica del Novecento: l'energia motoria, la lucida secchezza di contorni, le aggressive asprezze timbriche e armoniche, il violento dinamismo, il gusto per un pianismo "percussivo", che caratterizzarono chiaramente l'originalità della sua poetica fin dalle imperiose affermazioni giovanili, potevano scandalizzare, ma non rifiutavano mai una sostanziale immediatezza e disponibilità alla comunicazione, ulteriormente evidenziati da un altro aspetto fondamentale della sua personalità, l'inclinazione al lirismo, a un'effusione melodica intensamente sentita e aliena da scorie tardoromantiche. Proprio questo atteggiamento di fondo consente di ravvisare una sostanziale unità nella sua produzione, nelle più radicali esperienze giovanili, come nella ricerca di una più distesa chiarezza discorsiva che caratterizza l'ultimo periodo. Della sua vastissima produzione si ricordano le opere teatrali L'amore delle tre melarance (1919); L'angelo di fuoco (1919-27), il suo capolavoro, condotto sul filo di un'incandescente tensione; Il giocatore (1915-16); Semën Kotko (1940); Matrimonio al convento (1940-46); Guerra e pace (1941-43 e 1952); La storia di un vero uomo (1947-48); i balletti, fra cui Ala e Lolli poi rielaborato nella Suite Scita (1914-15), Il buffone (1915-20) e Le pas d'acier (1925) per S. Djagilev, L'enfant prodigue (1928), Romeo e Giulietta (1935-36), Cenerentola (1940-44). Fra le opere strumentali ricordiamo le 7 sinfonie (in particolare la Sinfonia classica, 1917; la Seconda, 1924; e la Terza, 1928); la favola sinfonica Pierino e il lupo (1936); i 5 concerti per pianoforte e orchestra (in particolare il Terzo, 1917-21); i 2 concerti per violino e orchestra, le 9 sonate e altra musica per piano e da camera; inoltre, musica corale, fra cui l'oratorio A guardia della pace (1952).
Fra le partiture composte per il cinema, la prima fu quella per Il tenente Kize di A. Fejncimmer (1933, da cui Prokof'ev trasse una suite), incalzante, ironica e tenera; su quella musica M. Fokine costruì poi il balletto Russian Soldier 1942); le più famose, anche quale altissimo esempio di collaborazione fra musica e cinema, quelle per Aleksandr Nevskij (1938) e per le due parti di Ivan il Terribile (1944-46) di S.M. Ejzenstejn.