La musica in Spagna: de Falla
Nella Spagna di fine Ottocento si fece viva l'aspirazione a un teatro musicale spagnolo di carattere nazionale: di tali istanze va considerato sostenitore soprattutto Felipe Pedrell (1841-1922), la cui opera di compositore, didatta e studioso (in particolare del Rinascimento e della musica popolare spagnola) esercitò una significativa influenza sui compositori spagnoli della generazione successiva che raggiunsero fama europea: Isaac Albéniz (1860-1909), E. Granados (1867-1916) e M. de Falla, il maggior musicista spagnolo del Novecento.
Manuel de Falla
Manuel de Falla (Cadice 1876 - Alta Gracia, Argentina 1946) studiò al conservatorio di Madrid, dove fu anche allievo di F. Pedrell; nel 1905 vinse con La vida breve il concorso dell'Accademia di Belle Arti. Nel 1907 si stabilì a Parigi e venne in contatto con P. Dukas, C. Debussy e M. Ravel; nel 1915 ritornò in Spagna. A Granada strinse amicizia con F. García Lorca e approfondì la conoscenza del cante jondo e dell'antica musica spagnola. Nel 1939, alla fine della guerra civile, lasciò la Spagna per Buenos Aires. Una malattia delle vie respiratorie, di cui soffriva già negli ultimi anni spagnoli, ne rallentò notevolmente la produzione. Dopo il balletto La vida breve, in cui l'ispirazione spagnola si unì per certi aspetti al gusto verista, i tre pezzi per pianoforte e orchestra Notti nei giardini di Spagna (1915) segnarono il momento della piena maturità. Con la musica per il balletto L'amore stregone (1915), che segnò il superamento delle ascendenze impressionistiche in nome di una strumentazione più netta ed essenziale e di una sottolineatura dell'aspetto ritmico, de Falla avviò una svolta decisiva, a cui si ricollegano anche le Sette canzoni popolari spagnole (1914) e la partitura per un altro celebre balletto, Il cappello a tre punte (1916). Al colorismo acceso e all'esuberanza di questi lavori si contrappose negli anni successivi un gusto più severo e ascetico, che trovò le sue massime espressioni nel Teatrino di Mastro Pietro (1923) e soprattutto nell'aspro Concerto per clavicembalo e 5 strumenti (1923-26). Seguirono la raffinata Homenajes, suite orchestrale in 4 parti (1938, in parte composta prima) e la cantata scenica incompiuta Atlantida (composta nel 1927-46 e rappresentata nel 1962), sorprendentemente incline ad accenti di retorica celebrazione.